Migranti dispersi nel Mediterraneo, Sea Watch: “34 persone in pericolo di vita, c’è rischio nubifragio”

Nelle prime ore di lunedì 31 marzo, Alarm Phone, il numero di emergenza auto-organizzato per migranti in difficoltà nel Mediterraneo, ha lanciato l'allarme riguardo a un barchino di ferro partito da Sfax, in Tunisia, con circa 34 persone migranti a bordo, tra cui circa 10 donne e 5 bambini; il tragitto verso Lampedusa, noto per essere una delle rotte più pericolose per chi cerca di attraversarla, è stato segnato da condizioni meteo avverse, con onde alte fino a 2,5 metri e venti che soffiano a circa 45 km/h.
"Il nostro equipaggio di terra ha più volte contattato Tunisia, Italia e Malta per chiedere informazioni e per esortare ad intervenire", ha spiegato Sea Watch, organizzazione non governativa che da anni si dedica al soccorso civile nel Mediterraneo: "Le autorità dei tre paesi non ci hanno però risposto, si rimpallano le responsabilità e non fanno niente di concreto. Al momento, nella rotta tra Sfax e Lampedusa ci sono onde alte fino a 2,5 metri con venti a 24 nodi (circa 45 km/h). Le persone sono a rischio di imminente naufragio".
Nel pomeriggio di lunedì, l'aereo da ricognizione Sea-Watch Seabird è così decollato per cercare l'imbarcazione dispersa, un viaggio che non ha avuto però esito positivo. La situazione si sta facendo ancora più urgente con il peggioramento delle condizioni meteo, che stanno rendendo le operazioni di ricerca sempre più difficili. "Il nostro aereo ha cercato per tutto il giorno la barca di ferro in difficoltà, segnalata da Alarm Phone, ma senza successo", ha scritto ieri l'Ong sui social. Il ritardo nel soccorso e l'assenza di una risposta tempestiva da parte delle autorità competenti pongono le 34 persone a rischio di morte imminente. "Queste persone potrebbero morire in questo momento, e le autorità italiane hanno emesso un'allerta. Ma dove sono i soccorsi?", ha denunciato ancora Sea-Watch.
Il Mediterraneo centrale: una rotta pericolosa e senza fine
Nel frattempo, le tragedie nel Mediterraneo centrale continuano a moltiplicarsi: secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in Libia, almeno 82 persone sono morte e 58 risultano disperse sulla rotta del Mediterraneo centrale, dall'inizio dell'anno all'8 marzo 2025. Nello stesso periodo, ha precisato l'agenzia dell'Onu, in un aggiornamento pubblicato su X (ex Twitter), i migranti intercettati in mare e riportati in Libia sono stati 4.767, di cui 3.977 uomini, 512 donne, 70 di cui non si hanno a disposizione dati relativi al genere e 208 bambini.
La rotta che da Tunisia e Libia porta verso Lampedusa è oggi ancora una delle più pericolose al mondo, con imbarcazioni spesso precarie, sovraccariche e inadatte a resistere alle tempeste del Mediterraneo. Imbarcazioni che lasciano così donne, bambini e uomini in balia delle onde. Secondo OIM, il 2024, invece, è stato l'anno con il maggior numero di vittime mai registrato lungo le rotte migratorie globali.
Le organizzazioni umanitarie denunciano da tempo il continuo abbandono dei migranti da parte delle autorità, che sembrano non rispondere, anche oggi, all'ennesimo grido d'aiuto di chi è in pericolo.
Nuovo appello di Sea Watch: "Sono passate più di 18 ore, una barca così quando entra acqua affonda come una pietra"
"Sono passate > 18 ore, e ancora nessun serio tentativo da parte delle autorità europee. Stiamo parlando di una barca di ferro: quando entra troppa acqua, affonda come una pietra. E le onde sono davvero alte in questo momento!", si legge in un nuovo tweet della Ong Sea Watch su X (ex Twitter).
Il post riporta all'interno un'immagine con la frase: "La fortezza Europa è quando si sa che le persone sono in pericolo in acque internazionali, ma le autorità europee si rifiutano di cercarle nella zona in cui è probabile che si trovino".