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Migranti, Di Maio presenta decreto rimpatri: “Si faranno in 4 mesi, norma non urla ma fa fatti”

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, presenta il decreto Rimpatri sicuri, una norma “che non urla, ma che fa i fatti”. Il capo politico del M5s fornisce la lista dei 13 Paesi con cui l’Italia dovrebbe procedere per rimpatri più veloci che dovrebbero richiedere, secondo quanto spiega Di Maio, solo quattro mesi e non più due anni.
A cura di Stefano Rizzuti
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Un decreto “che non urla, ma che fa i fatti”. Così il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, presenta il decreto Rimpatri sicuri. Una norma interministeriale con cui vengono individuati i 13 Paesi ‘sicuri’ in cui sarà possibile procedere con i rimpatri in tempi più rapidi: “Dall’aspettare due anni adesso passiamo ad aspettare circa quattro mesi”. Per Di Maio quello di oggi è un primo step per il piano di rimpatri sicuri: “In Italia siamo all’anno zero, sul meccanismo di rimpatri non ci sono state implementazioni negli ultimi anni e negli ultimi 14 mesi”, afferma facendo un chiaro riferimento a Matteo Salvini, fino ad agosto ministro dell’Interno. Il decreto di oggi è stato firmato dallo stesso Di Maio, ma anche dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

I Paesi per i quali è previsto il rimpatrio accelerato – anche se non è chiaro attraverso quale sistema – sono 13: Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia, Capo Verde, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Senegal, Serbia, Ucraina. “Su un totale di 7.087 arrivi al settembre 2019, nell’anno in corso – spiega Di Maio – noi abbiamo poco più di un terzo di quelli arrivati in Italia che appartengono a uno di questi Paesi”. Il ministro degli Esteri prosegue: “Per i meccanismi di rimpatrio per molte di queste persone dobbiamo attendere a volte due anni. Anche questo ha bloccato il meccanismo di rimpatrio. Ora per oltre un terzo degli arrivi acceleriamo le procedure. Credo sia un primo passo molto importante che rende il nostro Paese meno burocratizzato per quanto riguarda le procedure sull’immigrazione e più consapevole del fatto che chi sta qui può stare qui".

Secondo Di Maio è facoltà di uno Statoaccelerare queste procedure”. Il prossimo passo da seguire è quello di aumentare il Fondo per i rimpatri, che attualmente “può arrivare a 50 milioni” e che “serve per sottoscrivere gli accordi”. Altro passo da fare al più presto, per il ministro degli Esteri, è quello di andare in Marocco e Tunisia, due Paesi vicini con cui è necessario approfondire i rapporti per rafforzare o ratificare gli accordi già esistenti.

Di Maio torna anche sul decreto sicurezza, rispondendo alle domande dei cronisti: “Per quanto riguarda il decreto sicurezza, qui non c'è nessuna volontà di mettere questo decreto in contrapposizione con altri. Abbiamo detto che sul decreto sicurezza recepiremo le osservazioni del presidente della Repubblica”. Secondo il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, il piano rimpatri sicuri prevede un “dimezzamento” delle procedure riguardanti l’esame delle domande di protezione internazionale per i tribunali. “I magistrati fanno già un lavoro importantissimo, riescono a smaltire tantissime di queste domande e voglio ringraziarli pubblicamente – prosegue Bonafede –. Tuttavia con un incremento così importante oggi questo decreto dà alla giustizia un aiuto importante”.

Il viceministro dell'Interno, Vito Crimi, commenta: "Un altro passo avanti nella gestione dei flussi migratori, all'insegna della concretezza. Il nostro è un Paese che ha sempre dimostrato eccezionale umanità e capacità di accoglienza. Da solo, si è sobbarcato la gestione dei grandi flussi migratori prima dai Balcani, ora dal Nord Africa, sempre con spirito di sacrificio e grande senso di solidarietà. Queste doti vanno riconosciute al popolo italiano, perché è grazie a queste che siamo riusciti a salvare innumerevoli vite umane. Accogliamo chi ha bisogno, chi rischia per la propria vita, chi fugge da guerre e persecuzioni, e a queste persone offriamo e offriremo sempre tutta l'assistenza di cui necessitano.  Ma per fare ciò – e per farlo bene -, dobbiamo distinguere chi proviene illegalmente da Paesi sicuri, da chi invece necessita davvero di protezione internazionale. Dobbiamo essere in grado di individuare in tempi brevi chi ha realmente bisogno di accoglienza e supporto, distinguendo invece chi scappa da situazioni ordinarie di povertà che non sono dissimili da quelle che abbiamo nel nostro Paese, ma che devono essere affrontate nei luoghi di provenienza grazie ai percorsi di cooperazione internazionale che avvieremo o che sono già avviati. Con l'atto che promuoviamo oggi, per chi proviene da Paesi considerati sicuri si procederà immediatamente con la definizione della domanda di protezione internazionale in senso negativo, così da poter avviare la procedura per il rimpatrio. Questo elemento certo consente anche di ridurre considerevolmente i tempi delle pendenze giudiziarie relativi ai ricorsi contro i provvedimenti di diniego della protezione internazionale. In tal modo si disincentivano le partenze dai Paesi che fanno parte di questo elenco, che non riguarda solo il Nord Africa e gli sbarchi via mare, ma anche i Paesi balcanici e dell'Est Europa e quindi tutte le frontiere, di mare e di terra. Atti concreti e meno slogan. Zero propaganda. Solo così possiamo affrontare e risolvere le questioni che stanno a cuore agli italiani".

La ministra Lamorgese: "Procedure più brevi"

Al termine del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica a Milano la ministra dell'Interno Lamorgese è intervenuta sul decreto rimpatri: "Per quanto riguarda il provvedimento firmato oggi, vengono individuati i Paesi sicuri. Può incidere sul fatto che, quando i migranti vanno nelle commissioni territoriali, le procedure saranno più brevi. Un effetto positivo sicuramente ci può essere. È stato un decreto ministeriale dei ministri degli Esteri, degli Interni e della Giustizia".

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