Cosa cambia con il nuovo decreto migranti del governo Meloni
Il governo ha risposto alla strage di Cutro, dodici giorni il dopo il naufragio che ha ucciso almeno 72 persone migranti a pochi metri dalle coste italiane, con un decreto che prevede alcune norme sull'immigrazione. Il testo ufficiale non è ancora disponibile, ma si conoscono già le misure che cambieranno i flussi delle persone migranti quando il decreto entrerà in vigore. Il Consiglio dei ministri si è riunito proprio a Cutro, sollevando anche contestazioni da parte della popolazione locale.
- Nuovo reato "universale" per scafisti e trafficanti, fino a 30 anni di carcere
- Potenziati rimpatri ed espulsioni, abolita la protezione speciale
- Il decreto flussi diventa triennale
- Ingressi bonus per chi spiega i rischi della migrazione irregolare
- Contrasto al caporalato e le agromafie
- Sparite le norme sul soccorso in mare
Dopo la riunione del Cdm, in una conferenza stampa piuttosto confusa, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha presentato le misure contenute nel decreto: un nuovo reato "universale" per punire gli scafisti (e nelle intenzioni della norma anche i trafficanti), una stretta sugli ingressi irregolari con l'eliminazione della protezione speciale e un incentivo agli arrivi legali con un nuovo decreto flussi e campagne nei Paesi di partenza.
Nuovo reato "universale" per scafisti e trafficanti, fino a 30 anni di carcere
Il provvedimento più annunciato dal governo è una modifica del codice penale che introduce un nuovo reato: quello di morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina. In pratica, si prevede che che venga punito chi "promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato", se nel corso del viaggio muoiono una o più persone, con pene che possono arrivare fino a trent'anni di carcere. In particolare, da venti a trenta se muoiono più persone, da quindici a ventiquattro se muore una sola persona e da dieci a venti se ci sono solamente dei feriti.
La norma coinvolge sia gli scafisti (che effettuano il trasporto) sia i trafficanti (che fanno il resto), almeno nelle sue intenzioni. Di fatto, spesso sono gli scafisti a finire più facilmente nelle indagini delle Procure, e capita non di rado che questi siano poco più che migranti ordinari che hanno avuto all'ultimo il compito di dirigere la barca nella giusta direzione.
Il motivo per cui Meloni in conferenza stampa ha annunciato una caccia "globale" agli scafisti è che il nuovo reato prevede una condizione particolare. Sarà perseguito in Italia non solo chi commette il reato in territorio italiano, ma anche chi aveva l'intenzione di arrivare in Italia e si trovava in acque internazionali quando lo ha commesso. Un aspetto che, nella sua applicazione concreta, è ancora da definire.
Potenziati rimpatri ed espulsioni, abolita la protezione speciale
Nel decreto ci sono una serie di misure che riguardano la gestione delle persone migranti che arrivano in Italia. Per quanto riguarda i centri per migranti, è previsto il commissariamento nel caso in cui ci sia una gestione opaca dal punto di vista economico, contrattuale o dei diritti delle persone coinvolte. Sui Cpr, o centri di permanenza per il rimpatrio, c'è il via libera alla costruzione di nuovi centri e all'ampliamento di quelli esistenti, con contratti semplificati fino al 31 dicembre 2025.
Sempre per chi arriva in Italia, è prevista una stretta sulla "protezione speciale". Si tratta, in pratica, di un ritorno a quanto era previsto dai decreti Sicurezza di Matteo Salvini. La protezione speciale, ha spiegato Meloni, "era stata allargata a dismisura" e per questo il governo vuole " abolirla e sostituirla con una misura di buonsenso che corrisponda alla normativa Ue di riferimento". Finora, la protezione speciale permetteva di ottenere un permesso di soggiorno a chi non aveva i criteri per lo status di rifugiato, rischiavano di subire persecuzioni nel proprio Paese per motivi di razza, di orientamento sessuale, nazionalità, religione, opinione politica o appartenenza a un gruppo sociale.
Il decreto flussi diventa triennale
Per quanto riguarda gli ingressi regolari in Italia, invece, si prevede una facilitazione per il rilascio del nulla osta al lavoro subordinato, e si potenzia il rinnovo dei permessi di soggiorno per lavoro a tempo indeterminato, per lavoro autonomo o per ricongiungimento familiare. La loro durata passa da due a tre anni. Il governo vuole procedere con un decreto flussi non più annuale ma triennale: un'unica norma valida per il 2023-2025 per programmare il numero di ingressi consentito in Italia.
Ingressi bonus per chi spiega i rischi della migrazione irregolare
Al di fuori delle quote del decreto flussi, poi, si prevede di consentire l'ingresso a chi "completa un corso di formazione professionale e civico-linguistica" nel proprio Paese prima di partire, e poi entro sei mesi dalla fine del corso presenta la domanda di visto di ingresso. Per questo, il ministero del Lavoro avrà il compito di raggiungere degli accordi i Paesi di partenza per organizzare questi percorsi di formazione. In più, ci saranno quote di ingressi preferenziali per quei Paesi che organizzano delle campagne mediatiche sui rischi della migrazione irregolare.
Contrasto al caporalato e le agromafie
Per quanto riguarda il caporalato nel settore agricolo, il decreto cambia il ruolo dell'ispettorato per la garanzia della qualità della repressione delle frodi e il contrasto alle agromafie: il suo personale avrà la qualifica di polizia giudiziaria.. Il ministro Lollobrigida ha dichiarato poi che "vengono aggravate le pene per il caporalato, con una riduzione molto elevata dei contributi agli imprenditori agricoli se violano una serie di norme tra cui l'utilizzo di forza lavoro irregolare".
Sparite le norme sul soccorso in mare
Sono state eliminati, invece, tutti i riferimenti al soccorso marittimo. Una bozza del testo riportava la proposta di affidare la sorveglianza dei mari alla Marina militare – cosa che avrebbe spostato parte della competenza dal ministero degli Interni e dei Trasporti, ovvero Matteo Piantedosi e Matteo Salvini, al ministero della Difesa di Guido Crosetto. In conferenza stampa, Giorgia Meloni ha detto che la proposta è stata accantonata perché "il nostro sistema attuale funziona" e perché c'è "un precedente poco felice di coinvolgimento della Marina nel controllo dei mari, che è Mare nostrum".