Cos’è la protezione speciale per i migranti e perché il governo Meloni vuole abolirla
Il permesso di soggiorno per protezione speciale per i migranti è una forma di protezione in Italia, di durata biennale e rinnovabile, previa rivalutazione della situazione da parte della Commissione Territoriale, che spetta a coloro che non hanno le caratteristiche per ottenere lo status di rifugiato né la protezione sussidiaria.
Il permesso di soggiorno per protezione speciale è stato introdotto dalla legge 132/2018, il decreto Sicurezza di Salvini (che ha cancellato la protezione umanitaria) e successivamente è stato modificato dal Dl 130/2020 (decreto Lamorgese del governo giallo-rosso), che ha ampliato le ipotesi di divieto di espulsione. Nel 2022 sono stati in tutto 10.865 i beneficiari, il numero più alto tra le 3 tipologie di protezione.
In questo momento se ne sta parlando perché il governo, come annunciato già durante la conferenza stampa a Cutro per presentare il decreto sull'immigrazione, intende abolirlo o comunque limitare le possibilità di ottenere il permesso: "Ho come obiettivo l'eliminazione della protezione speciale, perché si tratta di un'ulteriore protezione rispetto a quello che accade al resto d'Europa", ha detto la premier.
Cos'è il permesso di soggiorno per protezione speciale e a chi spetta?
La protezione speciale è concessa al cittadino straniero richiedente asilo nei casi in cui la Commissione Territoriale non gli riconosca né lo status di rifugiato né la protezione sussidiaria, ma allo stesso tempo ritenga che non sia possibile il suo allontanamento dal territorio nazionale. Il permesso per protezione speciale è rilasciato dal Questore, nel caso in cui ricorrano le condizioni previste dai punti 1 e 1.1. del primo comma dell’art. 19 del Testo Unico Immigrazione.
Lo status di rifugiato è la più importante forma di protezione internazionale. Può essere riconosciuto allo straniero che faccia richiesta di asilo da uno stato membro della convenzione di Ginevra del 1951. In base alla convenzione può essere considerato un rifugiato "chiunque, nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato".
La protezione sussidiaria è un'altra forma di protezione internazionale, in questo caso prevista dall’Unione europea e recepita dal diritto italiano. Ha una durata di 5 anni ed è rinnovabile. Si tratta di una protezione che viene riconosciuta a chi non rientri nella definizione di rifugiato. Una norma del 2007 definisce il titolare di protezione sussidiaria come una persona:
nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornasse nel Paese di origine, […] correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno come definito dal presente decreto e il quale non può o, a causa di tale rischio, non vuole avvalersi della protezione di detto Paese" (Decreto legislativo 251/2007)
Cosa è consentito fare con il permesso di protezione speciale?
La normativa sul permesso di soggiorno per protezione speciale è attualmente in vigore. In questi anni questo tipo di protezione ha protetto lo straniero dall'espulsione o dal respingimento verso uno Stato in cui possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di orientamento sessuale, di identità di genere di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali; viene anche rilasciata quando si ritiene che un richiedente asilo rischi di essere rinviato verso un altro Stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione.
Il permesso di soggiorno per protezione speciale consente di svolgere attività lavorativa e può essere convertito in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, subordinato o autonomo, se si rispettano determinati requisiti previsti dalla legge.
Perché il Governo Meloni vuole abolire il provvedimento e sostituirlo
Il governo Meloni, su spinta di Matteo Salvini, vorrebbe ora tornare indietro, alla prima versione della protezione speciale, che prevedeva criteri molto restrittivi per ottenerla, come una malattia o una calamità nel Paese di origine. Nel 2020 con le modifiche introdotte dal governo Conte 2, con la ministra Luciana Lamorgese al Viminale, sono state allargate le maglie della protezione speciale: da quel momento in poi viene insomma rilasciato il permesso di soggiorno al richiedente asilo che non possiede le caratteristiche per ottenere la protezione internazionale, ma che è considerato comunque un soggetto a rischio.
Come si diceva, la riforma del 2020 (decreto legge 130/2020) ha esteso il perimetro entro il quale può essere accordata la protezione speciale, modificando l’articolo 19 del testo unico per l’immigrazione:
"Non sono altresì ammessi il respingimento o l’espulsione di una persona verso uno Stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che l’allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare, a meno che esso sia necessario per ragioni di sicurezza nazionale, di ordine e sicurezza pubblica nonché di protezione della salute nel rispetto della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati” (decreto legge 130/2020)
In realtà, al contrario di quanto affermato da Salvini e Meloni, l'Italia non è l'unico Paese ad utilizzare questa forma di protezione: su 27 Paesi infatti ben 18 hanno uno strumento simile al nostro. L'ufficio legislativo del Senato, in occasione della conversione in legge del decreto Sicurezza voluto da Salvini, DL 113/2018, aveva pubblicato un dossier (di cui Salvini, che in quel momento era al Viminale, è evidentemente a conoscenza) in cui sono elencati tutti i Paesi che hanno una forma complementare di protezione.
I sindaci di sei grandi città hanno scritto una lettera-appello, chiedendo esplicitamente al governo di rinunciare al proposito di cancellare la protezione speciale.
Chi sono i circa 10mila beneficiari che hanno già ottenuto la protezione speciale
Nel 2022 sono stati 10.865 gli stranieri beneficiari di protezione speciale, il numero più alto tra le tre tipologie di protezione, cioè status di rifugiato e protezione sussidiaria. Le domande accolte per questa tipologia sono salite del 5% rispetto al 2021. Secondo i dati dell’ultimo rapporto del Cir, il Consiglio italiano per i rifugiati, nel 2022 sono state esaminate in Italia 52.625 richieste di protezione internazionale e i dinieghi sono stati il 53% (27.385). Ha ricevuto la protezione speciale il 21% dei richiedenti (10.865), lo status di rifugiato il 12% (6.161), la protezione sussidiaria il 13% (6.770).