video suggerito
video suggerito
News su migranti e sbarchi in Italia

Perchè il generale libico Almasri è stato scarcerato e di cosa è accusato

Almasri, il noto capo libico della Polizia Giudiziaria, arrestato a Torino su ordine della Corte penale internazionale (CPI) con l’accusa di torture e ripetute violazioni dei diritti umani perpetuate nel lager di Mitiga è stato scarcerato. Il comandante è stato graziato da un “errore procedurale”, ed è stato immediatamente rilasciato e riportato a Tripoli da un aereo italiano.
A cura di Francesca Moriero
39 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

AGGIORNAMENTO:

Una grande festa e fuochi d'artificio in cielo. Sono le 21.42 di martedì 21 gennaio 2025, e a Tripoli è appena tornato Najeem Osema Almasri Habish, noto capo libico della Polizia Giudiziaria, con l'accusa di torture e ripetute violazioni dei diritti umani perpetuate nel lager di Mitiga. Il comandante, conosciuto anche come Almasri, era stato arrestato domenica scorsa a Torino, su ordine della Corte penale internazionale (CPI), che lo accusava di essere un brutale torturatore e responsabile di crimini di guerra. L'uomo è stato scarcerato grazie a un "errore procedurale", un piccolo cavillo che lo avrebbe salvato e immediatamente espulso dall’Italia. La polizia che lo aveva arrestato, pochi giorni prima, sabato 18 gennaio, non sarebbe riuscita infatti a informare in tempo il ministero della Giustizia come richiesto. Così, accompagnato da un I-Carg italiano decollato dall’aeroporto di Caselle Torinese alle 19.51, Almasri è tornato ieri al suo "lavoro", accolto tra applausi e festeggiamenti.

Almasri è stato scarcerato per un "cavillo procedurale"

Sabato 18 gennaio la CPI emette il mandato di cattura nei confronti di Almasri "per reati di crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi nella prigione di Mitiga dal 15 febbraio 2011, puniti con la pena massima dell’ergastolo". L'uomo, dopo aver assistito alla partita Juventus-Milan viene così immediatamente riconosciuto e fermato dalla Digos su indicazione dell’Interpol. Pare però che di questo arresto a Roma nessuno ne saprà nulla fino a lunedì 20 gennaio, o almeno così sembra da ciò che scrive il procuratore generale di Roma chiedendo poi ai giudici della Corte d’appello di non convalidare l’arresto.

Martedì 21 gennaio, dopo ben tre giorni dall'arresto, il ministero della Giustizia emette una breve comunicazione ufficiale, confermando la detenzione e segnalando che la situazione era in fase di valutazione. O come si legge dalla nota del Ministero della Giustizia: "Considerato il complesso carteggio, il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma, ai sensi dell’articolo 4 della legge 237 del 2012”. Il ministro Carlo Nordio stava quindi ancora considerando l'arresto di Almasri, con l'intenzione di inoltrare formalmente la richiesta della CPI al Procuratore generale, come previsto dalla normativa italiana.

Una notizia che ha subito suscitato forte preoccupazione da parte della CPI, che temeva una possibile mancata consegna del ricercato alle autorità internazionali, sottolineando che, una volta arrestata una persona, sotto mandato internazionale, quella deve essere trasferita immediatamente a processo senza alcun margine di discrezionalità.

Ma ecco che arriva il cavillo: secondo il Procuratore, l’arresto di Almasri sarebbe stato effettuato senza le necessarie consultazioni con il ministero della Giustizia, incaricato di gestire i rapporti con la Corte Penale internazionale. In sintesi, mancava la validazione dell'arresto. Pur non contestando la gravità delle accuse, la Corte d’Appello di Roma, ha dichiarato così non valida la detenzione per via della mancanza di "conformità procedurale" e ha quindi ordinato la liberazione immediata dell’uomo, che è potuto tornare al suo "lavoro" a Tripoli. I lunghi anni di violazione dei diritti umani commessi nella prigione di Mitiga restano così lontani dal banco degli imputati della Corte de L’Aia.

Elly Schlein: "Si faccia subito luce sul caso"

Il lungo silenzio delle istituzioni italiane ha generato numerose critiche, sia da parte della politica nazionale e delle associazioni per i diritti umani, sia dalla stampa internazionale, che ha evidenziato la mancanza di trasparenza del Paese. Il ministro Nordio, in passato assai critico verso alcuni rappresentanti libici definiti da lui stesso " mafiosi", ha rappresentato infatti l’unica voce ufficiale in merito a questa vicenda, e ciò ha aggravato ancor più l’impressione di quello che per molti pare essere un "imbarazzo istituzionale".

Sul caso si è immediatamente espressa la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein: "Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia e invece di dare seguito alle richieste della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia. Il governo chiarisca immediatamente perché Almasri è stato scarcerato e lasciato andare".

Il deputato Pd Matteo Orfini ha dichiarato: "Parliamo di una persona accusata di crimini orribili, centrale nel sistema di gestione dei flussi migratori operato dalla Libia su mandato del nostro Paese. Rimandarlo in Libia significa rendere impossibile per la Corte procedere e di fatto coprire i suoi crimini".

Anche Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana e deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, che aveva esultato per l'arresto di Almasri annunciato un'interrogazione parlamentare al governo sul perché il libico si trovasse in una città italiana, ha immediatamente dichiarato: "Se questo personaggio potrà lasciare tranquillamente l’Italia invece di essere consegnato alla Corte penale internazionale per essere giudicato sarà chiaro a tutti – alla CPI, all’Interpol, alla comunità internazionale e ai cittadini del nostro Paese – che l’attuale governo italiano, Meloni, Nordio, Piantedosi proteggono i trafficanti di esseri umani e i torturatori libici".

"Meloni non doveva fare la guerra in tutto il globo terracqueo ai trafficanti di esseri umani e arrestarli? Oggi invece ha liberato il trafficante e torturatore libico Almasri Habish e lo ha rimandato in Libia, nonostante un mandato di arresto della Corte penale internazionale", ha invece sottolineato Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs.

Sulla vicenda è intervenuto anche Riccardo Magi, segretario di +Europa: "È gravissimo che il comandante della polizia giudiziaria libica Najeem Osema Almasri Habish, arrestato domenica scorsa a Torino, sia stato rilasciato e rinviato in Libia, nonostante ci sia un mandato d’arresto della Corte penale internazionale. Presentiamo una interrogazione urgente al ministro Nordio affinché venga a riferire in Aula già nelle prossime ore".

Matteo Renzi, leader di Italia viva, ha annunciato a sua volta l'intenzione di chiedere conto a Nordio, e anche lui presenterà un'interrogazione parlamentare in merito.

Open Arms: "Urgente far valere i diritti umani di chi attraversa le frontiere"

"La notizia della scarcerazione di Njeem Osama Elamsry, detto Almasri, che domenica scorsa era stato fermato a Torino su mandato della Corte penale internazionale per crimini di guerra, ci lascia basiti e con molte domande", ha dichiarato Valentina Brinis, Advocacy officer di Open Arms, che ha aggiunto "Quello che ormai da anni accade in Libia è sconcertante e lo è ancor di più pensare che l'Italia si ostini ogni anno a confermare il suo supporto, in particolare rivolto ad alcuni enti come la cosiddetta Guardia Costiera. Il sostegno avviene puntualmente in due momenti: ogni anno con il finanziamento attraverso il decreto missioni e ogni tre rinnovando il memorandum Italia-Libia. Quanto e cosa dobbiamo ancora attendere per interrompere questa relazione e far valere i diritti umani di chi attraversa le frontiere?"

Le opposizioni unite: "Meloni subito in aula a riferire sulla vicenda"

"La premier Giorgia Meloni deve venire urgentemente in Aula a riferire sulla vicenda che ha coinvolto Njeem Osama Elmasry, noto come Almasri", a chiederlo oggi, 22 gennaio, alla Camera, sono state tutte le opposizioni unite, (AVS, Pd, Più Europa, Italia viva, M5S e Azione) poco prima delle comunicazioni alla Camera del ministro della Difesa, Guido Crosetto, sull'invio delle armi all'Ucraina.

39 CONDIVISIONI
1008 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views