Migranti, cosa dice il nuovo rapporto sul protocollo Italia-Albania voluto da Meloni e quali sono i rischi

Il dibattito sull'accordo tra Italia e Albania,in merito alla gestione delle persone migranti è tornato al centro delle discussioni, sollevando gravi preoccupazioni sul tema delle violazioni dei diritti umani. Medici Senza Frontiere, insieme ad altri partner del Tavolo Asilo e Immigrazione (TAI), ha infatti condotto missioni di monitoraggio per documentare le irregolarità nelle operazioni di salvataggio e accoglienza, dando vita al rapporto "Oltre la frontiera. L'accordo Italia-Albania tra propaganda e sospensione dei diritti". Il rapporto, come si legge, vuole essere un primo contributo per una riflessione critica sull'accordo, con l'obiettivo principale di portare alla luce le gravi criticità legali, politiche ed etiche che ne emergono. Nel corso delle missioni di monitoraggio, il TAI ha raccolto testimonianze dirette, verificando sul campo le condizioni di accoglienza nei centri albanesi come l'hotspot di Shëngjin e il centro di detenzione di Gjader; i risultati ottenuti, come si legge nel rapporto, sembrano sempre più preoccupanti: le procedure stabilite dall'accordo sarebbero infatti caratterizzate da una mancanza di trasparenza profonda e da una carenza di protezioni per le persone vulnerabili. La velocità con cui i trasferimenti vengono effettuati, unita alla mancanza di garanzie giuridiche, ostacolerebbe poi gravemente l'accesso alla protezione internazionale. Le problematiche riscontrate sarebbero insomma estese e sistematiche, con il rischio che le politiche migratorie in atto possano trasformarsi in una pratica ordinaria che giustifica il trasferimento forzato e la detenzione, minando i diritti fondamentali.
Il Sistema di accoglienza in Albania: mancanza di trasparenza e violazioni ripetute
Le missioni di monitoraggio del TAI sono state organizzate per raccogliere dati accurati sulle modalità di attuazione dell'accordo Italia-Albania: un gruppo composto da avvocati, esperti legali, mediatori culturali e membri del parlamento ha infatti avuto l'opportunità di visitare le due strutture chiave: l'hotspot di Shëngjin, dove avviene l'accoglienza iniziale e la valutazione delle vulnerabilità, e il centro multifunzionale di Gjader, utilizzato invece per trattenere i migranti. Le informazioni raccolte avrebbero così messo in luce una gravissima situazione: le strutture albanesi non solo non rispetterebbero gli standard legali ed etici, ma risulterebbero anche inefficienti dal punto di vista economico, visto l'alto costo del loro mantenimento, senza poi garantire adeguate tutele. Un altro aspetto che verrebbe fuori, sarebbe poi anche la valutazione delle vulnerabilità: questa risulta essere totalmente insufficiente, poiché molte persone vengono trasferite in Albania senza che venga effettuata un'analisi approfondita delle loro condizioni, mettendo a rischio la protezione di individui vulnerabili come vittime di torture o altri traumi. La procedura accelerata per il trasferimento, inoltre, ridurrebbe in modo significativo le garanzie previste dal diritto d'asilo, impedendo ai migranti di difendere adeguatamente i loro diritti.
Un altro aspetto da considerare sarebbero le modalità con cui avvengono i trasferimenti: le testimonianze raccolte dichiarano infatti che, in molti casi, i migranti vengono forzatamente imbarcati su navi senza alcun provvedimento legale formale e trattenuti per periodi di tempo indefiniti. Questa pratica comporterebbe una grave violazione della libertà personale, poiché le persone coinvolte non hanno alcuna chiarezza su quanto durerà la loro detenzione. A questo si aggiunge l'impossibilità, o quasi, di avere accesso a una difesa legale adeguata. I migranti, infatti, sono sottoposti a isolamento e la rapidità con cui vengono trattate le loro domande di asilo impedisce loro di comprendere appieno il contesto giuridico in cui si trovano.
Le conseguenze politiche e sociali
L'accordo tra Italia e Albania segnerebbe poi una svolta nella gestione generale delle migrazioni, aprendo la strada a un modello che potrebbe essere adottato anche in altre parti d'Europa. Il trasferimento forzato e la detenzione sistematica potrebbero infatti diventare strumenti abituali per il controllo dei flussi migratori, con una riduzione dei diritti giuridici dei migranti e la creazione di una "zona grigia" in cui i diritti fondamentali rischiano di venire sospesi. Le giustificazioni politiche che dipingono le persone migranti come una minaccia per la sicurezza non sono basate su dati concreti, ma "su una narrazione manipolativa che giustifica misure sempre più draconiane", si legge. Questo approccio potrebbe insomma minacciare i diritti fondamentali e potrebbe mettere in pericolo la democrazia stessa, abbassando il livello di protezione per le persone vulnerabili e mettendo a rischio la capacità delle istituzioni democratiche di difendere i diritti di chi arriva alle frontiere. Se non si adottano misure adeguate, come dichiara il rapporto, l'accordo Italia-Albania potrebbe diventare insomma un precedente che favorisce politiche migratorie simili, espandendo in tutta Europa pratiche che violano i principi del diritto d’asilo e i diritti umani.