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Migranti, cardinale Scola: “Onu e Ue hanno fallito, serve ‘piano Marshall’ a guida Italia”

Per il cardinale di Milano, “la nostra storia bimillenaria – ha aggiunto – ci pone in una posizione unica. Geopoliticamente la forza l’abbiamo. Se la politica ritrovasse una capacità di unire il concreto a una proposta ideale, forse si potrebbe tentare”.
A cura di Redazione
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Sul tema dei migranti "l'Onu ha fallito e l'Europa è smarrita: serve un nuovo ordine mondiale e l'Italia ha il compito di fare un progetto guida per il continente". Ne è convinto il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, intervistato da Repubblica. Per il religioso va preparato un piano straordinario di accoglienza diffusa nelle parrocchie per l'estate, mettendo a disposizione anche oratori, palestre e strutture scolastiche per ospitare chi arriva". Secondo Scola, "la situazione attuale è anche conseguenza dell'insuccesso delle politiche europee, penso alla Germania, all'Austria e paesi limitrofi. Con la chiusura della via balcanica, rendono per noi il problema pesante, ma non lo mutano nella sostanza. La concentrazione degli sbarchi e le tante morti tragiche, soprattutto di bambini, dicono che è inaccettabile ogni politica di resistenza o di chiusura". Nonostante questo, al cardinale non piace parlare di invasione, perché si tratta di "un problema strutturale. Al di là del nostro modo italiano di agire, sempre un po' confusionario, non stiamo facendo male. Sento dalle parrocchie che molte persone sono coinvolte nell'accoglienza. Ma adesso occorre andare oltre il primo intervento". E porta l'esempio della Chiesa ambrosiana, che sta accogliendo "1.450 migranti in 133 strutture diocesane, senza considerare quel che fanno autonomamente gli ordini religiosi e le parrocchie. Almeno il 30% degli immigrati viene aiutato da realtà cattoliche. Ma se l'emergenza diventerà ancora più acuta, faremo ancora di più".

Riguardo alle resistenze di certe parti politiche sui migranti, Scola parla di persone che speculano sulla paura, che è "comunque un fenomeno che va ascoltato, spesso legato alla scarsa conoscenza. Pochi sanno che l'Italia accoglie un numero di profughi infinitamente inferiore rispetto a Iran, Giordania, Libano, Turchia. C'è un grande lavoro educativo da fare. Ma nella società civile si è già molto più avanti di quel che si crede. La strada è segnata, ed è quella di accompagnare e governare il processo di "meticciamento" fra le culture. Un'accoglienza equilibrata, che punti, all'integrazione come cittadini di chi vuole stabilirsi sul nostro continente, è l'unica via per battere la paura".

Con l'aumento degli sbarchi, secondo il cardinale, "ci vuole un progetto": "Una sorta di piano Marshall", che potrebbe trovare la sua guida nell'Italia. "La nostra storia bimillenaria – ha aggiunto – ci pone in una posizione unica. Geopoliticamente la forza l'abbiamo. Se la politica ritrovasse una capacità di unire il concreto a una proposta ideale, forse si potrebbe tentare. Mettendo al lavoro, ad esempio, la classe dirigente universitaria spesso eccellente, soprattutto qui a Milano. Una miniera che si può sfruttare su questi temi dell'immigrazione". I migranti vanno integrati, anche con il lavoro, ma è "inaccettabile partire da condizioni diverese", ad esempio di retribuzione.

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