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Migranti, assegnato il porto di Livorno alla Open Arms: 4 giorni di viaggio per raggiungerlo

“È un viaggio tre volte più lungo di quello al porto sicuro più vicino in Sicilia, dove ci saremmo dovuti sbarcare secondo le convenzioni internazionali”: ha commentato la Ong Open Arms, annunciando che le autorità hanno assegnato il porto di Livorno. Ci sono 117 persone a bordo.
A cura di Annalisa Girardi
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La nave umanitaria di Open Arms ha soccorso 117 persone nel Mediterraneo centrale, al largo delle coste libiche. Le autorità italiane hanno assegnato alla Ong il porto di Livorno, a circa quattro giorni di viaggio: "È un viaggio tre volte più lungo di quello al porto sicuro più vicino in Sicilia, dove ci saremmo dovuti sbarcare secondo le convenzioni internazionali", ha commentato Open Arms, sottolineando come le sofferenze alla fine ricadano sempre sui più vulnerabili. Come in questo caso, in cui 117 naufraghi in fuga da Sudan, Eritrea e Libia, "dei Paesi dilaniati dal conflitto in cui violenze e abusi prevalgono", dovranno attendere diversi giorni prima di arrivare al porto sicuro.

"Puniscono le organizzazioni della società civile che rispettano la normativa internazionale e il diritto del mare", ha proseguito la Ong. "Dopo aver soccorso 117 persone, tra cui 25 donne e un bimbo piccolo, le autorità italiane ci hanno assegnato come porto di sbarco Livorno. Abbiamo fatto presente che il porto è molto lontano, si tratta di quattro giorni di navigazione, una sofferenza inutile per le persone soccorse, già provate dal viaggio in mare", ha aggiunto il fondatore di Open Arms, Oscar Camps.

"Ricordiamo che le Convenzioni internazionali prevedono lo sbarco in un porto vicino e vanno rispettate", ha poi aggiunto. In un altro post la Ong ha fatto sapere: "Durante la traversata verso Livorno, abbiamo incontrato tre differenti imbarcazioni precarie e in difficoltà. Abbiamo messo al sicuro tutte le persone a bordo e atteso l’arrivo della Guardia Costiera italiana. Sono moltissime le imbarcazioni in pericolo, per questo allontanare le navi umanitarie assegnando porti distanti aumenta il rischio che tragedie come quella avvenuta in Grecia possano ripetersi".

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