Migranti, 3 ong in missione a Natale: “Saremo in mare per proteggere le vite”. 4 navi ancora ferme
"Salpiamo! La missione 72 fa rotta verso la frontiera più letale del pianeta. A Natale saremo in mare, per proteggere vite in pericolo e per domandare a tutti: a che distanza dalla riva si perde il diritto alla vita?". Con queste parole l'ong spagnola Open Arms ha annunciato ieri di aver lasciato il porto di Napoli ieri, per ripartire per una nuova missione. L'hashtag lanciato è ‘#ognivitaconta'.
Saranno tre in tutto le navi operative in mare nei giorni delle festività natalizie: oltre alla Open Arms, tre giorni fa è ripartita da Marsiglia la Ocean Viking di Sos Mediterranée e Medici senza frontiere, mentre nei prossimi giorni riprenderà l'attività di ricerca e soccorso in mare anche la Alan Kurdi dell'ong tedesca Sea-eye, che in questo momento si trova a Palermo. Il maltempo ha fatto scendere il numero di partenze dalla Libia: diverse imbarcazioni sono comunque riuscite a partire, ma sono state riportate indietro dalla cosiddetta Guardia costiera libica.
D'altra parte, come ha denunciato anche l'organizzazione umanitaria Sea Watch, ci sono ancora 4 navi ferme, sotto sequestro. E questo mostra come in realtà, da quando si è insediato questo governo, non è stato fatto concretamente molto per invertire la rotta rispetto alla gestione delle politiche migratorie targata Salvini. "A oggi sono 4 le navi sotto sequestro. C'è grande delusione da parte nostra: siamo consapevoli che ci vogliano tempi tecnici e le cose non cambiano da un giorno all’altro ma sono passati 3 mesi dall'insediamento", ha denunciato l'ong tedesca in un tweet lo scorso 11 dicembre. Si tratta di delle navi Sea Watch 3, Mare Jonio e Alex della piattaforma Mediterranea, e della Eleonore di Lifeline, all'ancora nei porti siciliani.
La nave Sea Watch 3 si trova sotto sequestro da quando nel giugno scorso la capitana Carola Rackete ha portato il natante in acque territoriali italiane senza il permesso delle autorità, per condurre a terra i 53 migranti che si trovavano a bordo da 17 giorni. L'imbarcazione è stata dissequestrata per quell'episodio, ma è rimasto il sequestro amministrativo per applicazione del decreto Sicurezza bis di Salvini, che la nuova inquilina del Viminale annuncia di voler modificare, senza però essere ancora passata ai fatti: "Sulla nuova legge Sicurezza ci sono state segnalazioni da parte della presidenza della Repubblica, bisogna procedere in questi termini e stiamo lavorando su questo. Entro la fine dell'anno o al massimo l'inizio del prossimo riusciremo a portarlo in consiglio dei ministri", aveva annunciato la ministra all'inizio di novembre.
Come se non bastasse i tempi d'attesa per gli sbarchi delle navi che salvano migranti, nei primi mesi del governo giallo-rosso, non si sono accorciati: a ottobre la nave Ocean Viking ha atteso per 11 giorni, con 104 naufraghi a bordo, prima che il governo italiano le assegnasse il porto di Pozzallo. Alan Kurdi, che trasportava 88 migranti, ha navigato per otto giorni fino a quando, il 3 novembre, ha ottenuto l'autorizzazione ad attraccare al porto di Taranto. Successivamente le imbarcazioni Ocean Viking, Open Arms e Aita Mari hanno aspettato diversi giorni prima di poter sbarcare le persone a bordo. L'ultimo episodio si è verificato lo scorso 3 dicembre: dopo cinque giorni di attesa la Alan Kurdi, che aveva salvato in mare 61 persone, ha ricevuto l'ok per sbarcare a Messina.