Michele Santoro: “Siamo già in una guerra mondiale, l’Italia deve uscirne ma è sottomessa agli Usa”
Michele Santoro, giornalista e conduttore, alle elezioni europee sarà candidato alla guida della lista Pace, terra e dignità. In un'intervista a Fanpage.it, Santoro ha lamentato la "censura" a cui è stato sottoposto il suo schieramento, ha criticato il modo cui la Rai ha gestito il viaggio di Giorgia Meloni a Caivano (una "apparecchiata che ricordava i cinegiornali degli anni Cinquanta") e si è difeso dalle critiche di Bruno Vespa ("lui è stato sempre un maggiordomo del potere, un Arlecchino, servitore di tutti i padroni").
Parlando della guerra, il giornalista ha discusso la situazione in Ucraina, dove ormai non è rimasta "altra possibilità" che mandare uomini o "innalzare il livello" dell'uso delle armi, come ha suggerito il segretario della Nato Stoltenberg. Cosa che rischia di "provocare una reazione da parte di Putin, anche con bombe nucleari tattiche". Per quanto riguarda la situazione a Gaza, l'Italia è troppo "servile" nei confronti di Usa e Israele per riconoscere la Palestina, ma bisognerebbe "imporre un cessate il fuoco" e "liberarsi" del "criminale di guerra" Netanyahu, che è "il principale responsabile della ripresa dell’antisemitismo nel mondo". In una situazione in cui siamo "già in un conflitto mondiale", l'Italia dovrebbe "uscire dalle guerre", per non restare "un Paese irrilevante".
La sua lista Pace, terra e dignità sarà presente in tutte le circoscrizioni alle europee, state incontrando difficoltà in campagna elettorale con poca attenzione da parte dei media?
Direi che stiamo incontrando la censura, perché praticamente tutti i media sono – con poche eccezioni – a difesa dell'esistente, dei partiti che ci sono.
In campagna elettorale si è parlato molto di par condicio, cosa ne pensa e che opinione ha della Rai di oggi?
Abbiamo visto una apparecchiata per la Meloni, per quanto riguarda Caivano, che ricordava i cinegiornali degli anni Cinquanta, quando nell'approssimarsi delle elezioni tutti i ministri andavano a tagliare nastri e cose di questo tipo. Era veramente impressionante vedere spalmato questo evento (che peraltro si poteva programmare tranquillamente sette giorni dopo la fine della campagna elettorale) su tutte le reti, a Porta a Porta e quant’altro. È anche il segno di una certa difficoltà del governo, in questo momento, che deve trovare degli argomenti per giustificare il fatto che, soprattutto sul piano internazionale, la sua voce è molto flebile.
Visto che ha citato Porta a Porta: Bruno Vespa l’ha menzionata come esempio negativo di par condicio, parlando dei suoi programmi contro Berlusconi. Che ne dice?
Non vedo come faccia a dire una bestialità simile, visto che la Rai è stata condannata a rimettere in onda il mio programma dopo che era stato tolto dal palinsesto, cosa che ovviamente a Bruno Vespa non è mai capitata nella sua esistenza. La motivazione della sua soppressione erano le trasmissioni che citava Bruno Vespa, trasmissioni che lui non ha mai fatto perché lui è stato sempre un maggiordomo del potere, un Arlecchino, servitore di tutti i padroni.
Passiamo alla guerra, in particolare l'Ucraina. Il segretario della Nato Stoltenberg, ha detto che Kiev dovrebbe essere libera di usare le armi della Nato anche contro obiettivi militari russi e l'Alto rappresentante dell'Unione europea Borrell gli ha dato ragione, sono segnali preoccupanti?
Innanzitutto c'è un'ipocrisia che fa veramente spavento, perché “Gli ucraini devono essere liberi” è una frase francamente raccapricciante. Visto che i missili non sono ucraini, visto che il know-how per farli partire non è ucraino, l'appoggio satellitare non è ucraino, dire che gli ucraini sono liberi di scegliere la loro strategia militare è veramente paradossale.
In questo momento non c'è altra possibilità se non mandare uomini a sostegno dell'esercito ucraino, da parte degli europei o da parte di altri, perché il problema fondamentale per gli ucraini è che mancano gli uomini: sono stati mandati a morire decine di migliaia di giovani senza alcuna istruzione militare. Quindi o mandi uomini oppure innalzi il livello delle armi che stai adoperando. Ed è chiaro che innalzando il livello, andando a colpire obiettivi all'interno del territorio russo, addirittura strumenti difensivi anti-nucleari come hanno fatto colpendo il radar russo all'interno del territorio russo, puoi provocare una reazione da parte di Putin, anche con bombe nucleari tattiche.
Cosa dice a chi accusa la sua lista, alcuni candidati in particolare, di avere posizioni filo putiniane?
È l'argomento più facile che si possa adoperare, cioè quello di non rispondere alle questioni che noi poniamo, non rispondere al fatto che noi siamo convinti dell'assoluta crisi di identità dell'Europa, della mancanza di una identità politica, economica e anche sociale a questo punto dell'Europa che possa esprimersi indipendentemente dalle altre potenze. E quindi ci etichettano come nemici, di fatto questo è ciò che si prova a fare.
Passando invece al conflitto del Medio Oriente: l'Italia e l'Unione europea dovrebbero riconoscere lo Stato della Palestina?
In questo momento credo che siano quasi 150 i Paesi nel mondo che hanno riconosciuto lo Stato della Palestina, ci sono anche molti Paesi europei. Noi siamo quelli più servili nei confronti degli americani e anche degli israeliani. Siamo in attesa che le decisioni vengano prese a Washington, quando saranno prese a Washington saranno comunicate sia alla Meloni che alla Schlein e loro ne terranno conto.
Purtroppo siamo in questa condizione, siamo un Paese minore da tutti i punti di vista – anche dal punto di vista militare, perché il nostro contributo militare, sia ad Israele sia all'Ucraina, è irrilevante – ma partecipiamo perché così diventiamo anche irrilevanti sotto il profilo politico. Se noi invece uscissimo dalle guerre, questo non vorrebbe dire che nessuno più aiuta l'Ucraina, come molte volte si dice, ma vorrebbe dire che noi potremmo svolgere (essendo il Paese dove peraltro abita il Papa) un ruolo importantissimo a livello internazionale per costruire un tavolo della pace.
Cosa bisogna fare per uscire dalle guerre? Per porre fine al conflitto, ad esempio, a Gaza.
Per porre fine al conflitto di Gaza prima di tutto dovremmo partire dal fatto che abbiamo promesso uno Stato ai palestinesi dal 1948, questa promessa è stata tradita e non si può accettare che ci siano delle persone che vivono in un regime di apartheid. Nemmeno si può accettare che vengano massacrati, torturati con la fame o che i bambini vengano dilaniati a migliaia dalle bombe o mutilati. Quindi, prima di tutto dobbiamo imporre un cessate il fuoco, e dopodiché dobbiamo cercare di capire che cosa si fa per ridare speranza a quel popolo.
Perché quando non c'è la speranza, quando la speranza viene soffocata, e quando va a formarsi un massacro come quello al quale stiamo assistendo, poi è chiaro che ci sarà una scia di sangue che continuerà per molti decenni. Israele non si rende conto che il principale responsabile della ripresa dell’antisemitismo nel mondo è Netanyahu. Quindi bisogna liberarsi anche di questo criminale di guerra.
In conclusione le faccio due domande che ci hanno mandato i nostri lettori. La prima è molto diretta: rischiamo di entrare in un conflitto mondiale?
Noi siamo già in un conflitto mondiale, perché in questo momento tutte le capitali militari del mondo sono in fibrillazione. Quando c'è stata quella famosa azione dimostrativa degli iraniani con i loro droni, Netanyahu si è andato a rifugiare in un rifugio antiatomico e Biden era nella Sala Ovale con la sua valigetta, quella che vediamo nei film, che può azionare la distruzione del mondo. La situazione è questa 24 ore su 24, a Washington, a Mosca, a Pechino, in Iran, in Israele.
E la cosa più grave è che la politica non controlla più, come una volta, l'intero mondo. Come quando c'erano i Kennedy, i Krusciov, che comunque avevano un telefono sul loro tavolino, potevano comunicare in tempo reale pure nel corso di una crisi. Biden non si parla con Putin e sotto Putin, sotto Biden agiscono una serie di signorie della guerra che possono innescare qualunque tipo di incidente. Quindi noi dobbiamo recuperare un tavolo per la sicurezza di tutti, come propongono i cinesi inascoltati. Sicurezza per la Cina, sicurezza per gli Stati Uniti, sicurezza per la Russia, sicurezza per Israele, diritti dei palestinesi.
La seconda domanda invece è: cosa pensa della proposta della leva obbligatoria per i diciottenni? Si parla della proposta della Lega che ha fatto piuttosto discutere.
Io sono un obiettore nato e sono stato costretto a fare il militare, e non le posso raccontare in due minuti tutto quello che ho combinato per non fare il militare all’epoca, perché sono un nonviolento, mi rifiuto di usare le armi. Però capisco che stranamente l'opinione pubblica è abbastanza favorevole. Secondo me è perché gli anziani si rendono conto del fatto che c'è una certa gracilità, una certa debolezza delle giovani generazioni e si illudono che possa essere la leva obbligatoria a formare i caratteri, eccetera. Dovremmo sostituire la leva obbligatoria con un servizio civile, che tutti quanti noi dobbiamo fare per poter imparare non solo certe pratiche che sono necessarie in caso di emergenza, ma in generale ad aiutare gli altri e a costruire un mondo migliore.