Michele Pisacane, deputato insaziabile: 30mila euro al mese? Una vita da cani
“Lo stipendio è basso, è troppo poco”. Michele Pisacane, deputato di Agerola (provincia di Napoli), si scaglia contro quella, che a suo dire, è “una vita da cani”. Troppi i costi che i politici devono sostenere: “Per ascoltare gli elettori si hanno delle spese, bisogna avere le segreterie politiche, segretari, accendere la luce, usare il telefono”. Risultato: “I 4.412 euro che guadagno al mese non bastano”. Questa la sintesi dell’intervista che l’onorevole ha rilasciato, non troppo entusiasta, ai microfoni della “Zanzara”, su Radio24. E quando i conduttori Cruciani e Parenzo ricordano al deputato del Pid, la cosiddetta formazione dei “Responsabili” che fa capo a Domenico Scilipoti, che un deputato, oltre allo stipendio mensile, percepisce anche cospicue indennità, Pisacane sbotta: “E’ vero: guadagno 12.000 euro al mese. Ma con uno stipendio così, se si sottraggono i soldi che dai ai figli, i contributi per la politica, le spese per la professione, che cosa rimane alla fine? Giusto la metà: 6.000 euro. Se io tornassi a fare la mia professione ne guadagnerei molti di più”.
Una somma più che dignitosa, penseranno in molti. Ma c’è dell’altro: la moglie di Pisacane, Annalisa Vessella, consigliere regionale in Campania, è stata da poco nominata, su mandato dell’ex ministro Saverio Romano, amministratore delegato dell’Isa (Istituto per lo Sviluppo Agroalimentare). Lo stipendio annuale ammonta a 140.000 euro lordi l’anno. Tradotto: 30mila euro netti al mese che Pisacane e la moglie portano a casa, grazie anche al doppio incarico della consorte. Interpellato in proposito, l'onorevole dapprima tenta di dribblare, come fosse un concorrente di telequiz: “Passiamo a una domanda supplementare”, per poi tornare a denunciare lo stato prossimo all’indigenza in cui versa il suo nucleo familiare: “Io non prendo né tangenti né finanziamenti. Questi soldi che guadagno sono pochi, se poi devo investirli per finanziare i partiti. Io faccio politica, sono uno dei pochi che ascolta gli elettori e cerca di soddisfare le loro richieste, anche se non è facile”. Insomma, che non si pronunci quella parolina che ormai identifica la politica italiana: “Ma quale casta – protesta Pisacane – la vera casta è quella che oggi sta al governo, quella che ha sovvertito e sobillato il parlamento”.
Resta pur sempre l’incompatibilità della moglie, consigliere regionale e amministratore delegato di un istituto statale. Incompatibilità che, certo, è più etica che giuridica, visto che, come sottolinea lo stesso deputato con mirabile semplicità: “Fino a quando le cose sono giuridicamente a posto, è tutto a posto. Ha i requisiti e non c’è incompatibilità”. Ma di etica, Pisacane non vuol proprio sentirne parlare. Il conduttore della “Zanzara” insiste su questo punto, ma riceve solo un secco “Sarebbe il caso che interrompessimo questa chiamata”. Che, fortunatamente, non era a spese del povero onorevole.