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Michele Emiliano non si ricandida come presidente della Puglia: “Bisogna cambiare”

Michele Emiliano, presidente della Puglia dal 2015, non si candiderà per un terzo mandato alla guida della Regione nel 2025. Le norme regionali glielo permetterebbero, ha detto, ma “politicamente è necessario cambiare”. E ha affermato che il “candidato naturale” sarebbe Antonio Decaro, ex sindaco di Bari.
A cura di Luca Pons
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Michele Emiliano è il presidente della Regione Puglia da quasi dieci anni: ha vinto le sue prime elezioni nel 2015, ed è stato riconfermato a settembre del 2020. Ma anche se la legge regionale gli permetterebbe di correre per un terzo mandato, l'anno prossimo non si ricandiderà.

"La questione non è tecnica, io sono candidabile", ha spiegato ieri sera. Il motivo è che "la nostra legge elettorale non è mai stata adeguata al limite dei mandati", ha detto. Insomma, la normativa regionale non contiene ancora nessun limite esplicito sul numero di mandati di un presidente, e se anche questa riforma venisse attuata adesso "il conteggio ripartirebbe da zero". La stessa situazione in cui si è trovato Luca Zaia, altro presidente di Regione ‘storico' che guida il Veneto dal 2010, quindi da tre mandati, e che solo l'anno prossimo dovrà rinunciare per forza alla candidatura.

Emiliano non sarebbe obbligato a fare un passo indietro, ma "il punto è politico", ha affermato. "Ho investito nella costruzione della generazione successiva e questa è pronta". Dunque l'idea di non ricandidarsi sarebbe dettata solamente da intenzioni personali e riflessioni politiche.

Emiliano, classe 1959, prima dell'ingresso in politica ha lavorato per anni in magistratura, lavorando anche come sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia a Bari. Nel 2004 si è candidato a sindaco di Bari, carica che ha ottenuto vincendo al primo turno, e che poi ha riconfermato nel 2009 al ballottaggio. Nel 2014 è diventato segretario regionale del Pd, ha vinto le primarie interne al partito per la candidatura in Regione e, nel 2015, è stato eletto per la prima volta.

La sua rielezione è avvenuta nel periodo del Covid-19: le elezioni avrebbero dovuto svolgersi tra marzo e giugno, ma sono slittate a settembre a causa della pandemia. Intanto, nel 2018 una sentenza della Corte costituzionale ha stabilito che i magistrati non possono essere tesserati in un partito, e Emiliano ha ufficialmente lasciato il Pd, pur rimanendo nel centrosinistra. Da sempre molto deciso nei toni delle sue uscite, negli ultimi mesi il presidente pugliese ha concentrato le sue attenzioni sulla battaglia contro l'autonomia differenziata.

Sempre parlando delle dimissioni, ha detto che sarebbe "politicamente sbagliato" continuare con un terzo mandato, perché "politicamente è necessario cambiare. Preferisco archiviarmi da solo, piuttosto che farmi archiviare dagli altri. Deve finire bene". Nel futuro, ha dichiarato, vorrebbe ricoprire "altri ruoli politici", capendo se "con il fronte progressista ci siano le condizioni nel 2027 per dare al Paese un governo diverso".

Per quanto riguarda il suo successore, Emiliano ha detto che l'ex sindaco di Bari Antonio Decaro, oggi eletto al Parlamento europeo, "sarebbe il candidato naturale". Ma la sua candidatura non è scontata: "Non ho capito cosa voglia fare. Il successo elettorale e il prestigioso ruolo che gli è stato riconosciuto credo lo abbiano messo in difficoltà. Dovrà riflettere con sé stesso, la sua famiglia e, se vorrà, anche con me".

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