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Metà dei minori non legge fuori da scuola. Allarme “povertà educativa”, soprattutto al Sud

Nel rapporto di Save the children si delinea la situazione di un’Italia dove l’offerta dei servizi all’infanzia è ben al di sotto degli standard europei. A questo si affianca un tasso di dispersione scolastica media al 15%, lontano dalla soglia fissata dall’Ue per il 2020 (10%) e per il 2030 (5%). La situazione è profondamente differente tra Nord, Sud e Isole: se nel Veneto è l’8%, in Sardegna e Sicilia raggiunge il 24%.
A cura di Claudia Torrisi
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Sul fronte delle opportunità educative per i minori l'Italia è lontana dagli standard europei: scarsi servizi, possibilità formative o di apprendimento. Una situazione che, a macchia di leopardo, trova il suo picco in Sicilia e Campania, regioni dove la "povertà educativa" è più forte, seguite con un leggero distacco da Calabria e Puglia. Nel rapporto "Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?" dell'organizzazione Save the children si delinea la situazione di un'Italia dove l'offerta dei servizi all'infanzia si attesta al 13%, il 68% delle scuole primarie – e l'80% delle secondarie di primo grado – non contempla il tempo pieno, il 59% degli studenti frequenta scuole con infrastrutture insufficienti per l'apprendimento e quasi il 20% dei ragazzi non raggiunge la soglia minima di competenze in lettura – il 25% in matematica.

La povertà educativa, sottolinea il rapporto, è correlata con quella materiale. In Italia 1.045.000 bambini vivono in condizioni di indegenza assoluta, specialmente in Calabria e Sicilia; poco meno di due milioni si trovano in povertà relativa, più di un terzo al Sud. Nelle regioni più in basso in classifica sono presenti anche numeri più consistenti di Neet – Not in Education, Employment or Training: ragazzi che non lavorano e non studiano. Per Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children, "i bambini che vivono in condizioni di forte deprivazione economica sono i più esposti alla povertà educativa, che li colpisce spesso già nei primi anni di vita, determinando un ritardo nell’apprendimento e nella crescita personale ed emotiva, che difficilmente potrà essere colmato crescendo. Coloro che nascono in condizioni di svantaggio e ai quali vengono negate le opportunità di apprendere rischiano di essere gli esclusi di domani".

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Nel rapporto dell'organizzazione si analizza anche l'indice di povertà educativa (IPE) regionale, che racconta un'Italia con divisioni fortissime riguardo i servizi scolastici ed extrascolastici. In Emilia Romagna, ad esempio, il 27% dei bambini tra 0 e 2 anni va all'asilo nido, in Calabria è il 2%. Sempre in quest'ultima regione, il 78% delle classi primarie non fanno orario pieno, a differenza della Basilicata, dove sono il maggior numero di scuole a offrirlo. Anche sulle mense scolastiche la maggior parte delle regioni è molto carente: in Sicilia c'è la minore disponibilità del servizio (80%), in Piemonte solo il 28% non ce l’ha. "La condizione di povertà in cui versano molti ragazzi in Italia, si ripercuote sul loro apprendimento scolastico, spesso più scarsi di quelli dei loro compagni che sono in condizioni economiche migliori. Basti pensare che la percentuale di coloro che non raggiungono le competenze minime in matematica e lettura raggiunge il 36% e il 29% tra coloro che vivono in famiglie con un basso livello socio-economico, che scende al 10% e 7% tra quelli che provengono da famiglie più agiate" spiega Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. Vanno considerate, poi, le "gravi difficoltà che le famiglie affrontano per poter acquistare i testi scolastici, pagare il trasporto dei bambini da casa a scuola o assolvere alla retta della mensa, nonché l’impossibilità di garantire ai figli la partecipazione alle attività extrascolastiche. Tutto questo ci conferma che eliminare la povertà minorile è uno degli elementi indispensabili per favorire la crescita educativa dei bambini e dei ragazzi".

Un punto è dedicato alle attività extrascolastiche: andare a teatro, a un concerto, visitare musei, siti archeologici o monumenti, svolgere regolarmente attività sportive, leggere libri o utilizzare internet. Nel nostro paese  il 64% dei minori nell’ultimo anno non ha svolto quattro tra queste sette attività; il 17% soltanto una, mentre l’11%  nessuna. Il 48% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro, se non quelli scolastici, durante l'anno precedente, il 69% non ha visitato un sito archeologico, il 55% un museo, il 46% non ha svolto alcuna attività sportiva. La privazione culturale e ricreativa è più marcata al Sud, arrivando all’84% della Campania. Nelle regioni del Nord, invece, riguarda circa la metà dei minori considerati – escluse solo le province di Trento e Bolzano.

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