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Mes, la petizione della Lega per abolirlo si può firmare infinite volte e anche con mail false

La Lega, dopo aver raccolto le firme ai gazebo, ha lanciato anche una petizione online per chiedere al governo di non approvare la riforma del Mes. Lo fa attraverso una sottoscrizione a cui si può aderire semplicemente inserendo nome, cognome, città di residenza e un indirizzo mail. Ma per firmare la petizione lanciata dal partito di Matteo Salvini più volte è sufficiente creare diverse mail: così ogni utente (anche con mail fasulle) può sottoscrivere la petizione infinite volte.
A cura di Stefano Rizzuti
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La raccolta firme della Lega è iniziata nei gazebo di tutta Italia nel weekend del 7 e dell’8 dicembre e prosegue online con una apposita piattaforma per dire no al Mes. A firmare la petizione online sono state già più di 44mila persone. La richiesta del partito di Matteo Salvini è quella di impegnare “il governo a non approvare la riforma del Mes in quanto serio pericolo per i risparmi degli italiani e per la stabilità economica del Paese, ma anzi ad attivarsi per l’abolizione del Mes stesso e per la restituzione del capitale versato”. Per sottoscrivere la mozione online è sufficiente inserire alcuni dati personali (nome, cognome e città di residenza) e avere un indirizzo di mail attivo. Uno qualunque. Anche falso. Il che permette, quindi, a una sola persona di sottoscrivere potenzialmente infinite volte la petizione. Ed è proprio quello che abbiamo fatto per dimostrare come sia facile firmare più volte senza alcun problema: abbiamo provato a sottoscrivere la petizione da due diverse mail (create appositamente e non attive prime) e il risultato è stato che la mozione online leghista ha due firmatari in più.

La prima sottoscrizione: tutti i passaggi

Il primo tentativo lo facciamo con una mail creata appositamente, dal nick “stopmes”. Sottoscrivere la petizione è semplicissimo. Non c’è alcun controllo e si può inserire qualsiasi nome e cognome. Tanto che noi abbiamo provato a dare un nome reale e a mettere solo l’iniziale del cognome, così come poi appare sulla lista dei firmatari. In questo caso è stato sufficiente inserire Francesco R, col cognome puntato, che sta per Francesco Rossi: il titolare dell’indirizzo mail stopmes. Si inseriscono la regione, la provincia e il comune di residenza, più l’indirizzo mail. A quel punto si dà il consenso e si sottoscrive la petizione.

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Il sistema invia una mail di conferma: il firmatario deve cliccare sul link inviato per completare la sottoscrizione. A quel punto esce una nuova schermata che dà la dicitura “verifica completata”. E la sottoscrizione si può condividere su Facebook e Twitter. Poi il nome di Francesco Rossi, col cognome puntato, appare nell’elenco dei firmatari, con la città di residenza e la data e l’ora di sottoscrizione.

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La seconda sottoscrizione per il no al Mes

Creiamo a questo punto un nuovo indirizzo mail. Questa volta il nome è “noalmes”, il server di posta elettronica utilizzato è un altro, così come il nome del titolare della mail: stavolta è Andrea Bianchi ed è di Milano. Il procedimento è lo stesso: si compilano i campi con il nome, il cognome (basta inserirlo puntato), la regione, la provincia e il comune di residenza. Oltre all’indirizzo mail appena creato. Una volta sottoscritta la petizione arriva nuovamente la mail di conferma, con il link su cui cliccare per completare la sottoscrizione. Una volta completata la verifica, anche questa volta senza problemi, si può condividere la sottoscrizione. E nella lista risulta il nome di Andrea B, di Milano, che ha appena firmato la petizione.

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Con la stessa mail non si può sottoscrivere più volte la petizione

Proviamo a fare anche un altro tentativo: utilizziamo la stessa mail già impiegata la prima volta – “stopmes” di Francesco Rossi – per sottoscrivere nuovamente la petizione. In questo caso il sistema si rende conto che la mail è stata già utilizzata e impedisce alla persona di firmare una nuova sottoscrizione. Cliccando sulla sottoscrizione, la procedura viene bloccata ed appare la scritta “email già utilizzata”. Ma, come visto, per ovviare a questo impedimento è sufficiente usare altri indirizzi mail. Magari tutti falsi e appena creati per andare a rimpinguare l’elenco dei sottoscrittori.

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