Mes, duro attacco dell’opposizione. Borghi: “Conte si cerchi un avvocato. Lo porteremo in tribunale”
Il governo riferirà a breve alla Camera sul Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. È quanto affermato da Roberto Fico alla ripresa dei lavori in Aula, messi in pausa per circa mezz'ora per la rissa scatenatasi proprio riguardo al fondo Salva-Stati. "Alcuni gruppi hanno chiesto a me e al ministro per i Rapporti con il Parlamento, D’Incà, se il governo potesse riferire prima possibile. Tutti i gruppi si sono dichiarati d’accordo. Il ministro dell’Economia, interpellato per le vie brevi, ha dichiarato la disponibilità del governo ad intervenire in tempi rapidi, anche domani o dopodomani", ha affermato il presidente della Camera.
La rissa sfiorata ieri alla Camera è scattata in seguito all'audizione del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, davanti alle commissioni Finanze e politiche Ue al Senato. "Conte ha detto la verità il testo è concordato e se chiedete se è possibile riaprire il negoziato vi dico che secondo me no, il testo del Trattato è chiuso, c'è un lavoro su aspetti esterni e la richiesta su una questione aggiuntiva che possiamo valutare e integrare, ma non c'è negoziato sul testo e tutti gli altri Paesi considerano la questione chiusa. Ho dei dubbi che un clamoroso stop del governo per riaprire termini di un negoziato chiuso possa giovare dal punto di vista interesse nazionale, ma il Parlamento valuterà sovranamente come sempre", ha affermato il ministro.
Il duro attacco dell'opposizione
È il leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio a Montecitorio, a lanciare il j'accuse. "Il ministro ci ha detto che Conte ha dato l'ok a un testo inemendabile e a questo punto il presidente deve immediatamente venire in Aula", ha affermato, facendo insorgere la maggioranza. "Se così fosse, saremmo davanti a infedeltà in affari di Stato, è un reato. L'avvocato del popolo dovrà cercarsi un avvocato", ha aggiunto. E ancora: "Il Parlamento è stato completamente scavalcato. Una cosa gravissima: si è passati sopra al Parlamento su un trattato internazionale ratificato a scatola chiusa. Vogliamo qui subito Conte e se non arriva lo porteremo in tribunale".
Un punto ripreso anche dalla leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: "Conte venga a riferire in Aula: l'Italia deve sapere se abbiamo un presidente del Consiglio che ha firmato con il sangue degli italiani le cambiali per tenersi la poltrona da premier". E annuncia che il prossimo 9 dicembre sarà a Bruxelles "per urlare in faccia ai burocrati europei Stop Mes".
In una nota, Meloni ha anche definito "gravissime le parole del ministro Gualtieri, che oggi dice chiaramente e senza dubbi che il negoziato sul Mes non si può riaprire e che il testo del trattato è concordato e chiuso". E rimarca: "È una vergogna nazionale, un atto di alto tradimento del popolo italiano. Avevamo ragione: questo governo è al servizio degli interessi franco-tedeschi e vuole espropriare il Parlamento della sua sovranità. Noi di Fratelli d’Italia glielo impediremo e annunciamo sin da ora che faremo le barricate. Scenderemo in piazza. Il 9 dicembre saremo a Bruxelles per ribadire ai burocrati europei che la riforma del Mes è inaccettabile e che c’è un’Italia libera e sovrana che non intende piegarsi ai loro diktat".
La replica di Gualtieri
Non si fa attendere la replica del ministro Gualtieri, che giudica le polemiche "presuntuose" e non accetta l'accusa di aver "svenduto l'Italia" senza coinvolgere il Parlamento. "Poiché il testo di riforma del Mes definito a giugno non presenta profili critici per l'Italia, sarebbe bene concentrare l'attenzione sugli altri aspetti del pacchetto, in linea con le indicazioni del Parlamento, in relazione ad alcune polemiche pretestuose che hanno fatto seguito alla mia audizione in Senato", ha spiegato.
E ha aggiunto: "Voglio ribadire quanto da me chiaramente detto: il 13 giugno del 2019 l'Eurogruppo ha raggiunto un ampio consenso su una bozza di revisioni al trattato Mes; il 21 giugno i leader all'Eurosummit hanno preso atto delle revisioni proposte e invitato l'Eurogruppo a continuare i lavori su tutti gli aspetti della riforma e del pacchetto più generale che comprende anche la capacità di bilancio per la convergenza e la competitività e la roadmap per il completamento dell'Unione bancaria. Questo riferimento alla logica di pacchetto è stato inserito su richiesta dell'Italia e a sua volta riflette la richiesta del Parlamento di riservarsi di esprimere la valutazione finale sulla base di tutti gli elementi del suddetto pacchetto".
Gualtieri ha quindi sottolineato che "il consenso definitivo e formale del governo alla riforma del Mes e al pacchetto non è ancora stato espresso". Per poi concludere: "Come ho detto in Commissione, se da un lato il testo non è ancora stato firmato e sono tuttora in corso discussioni e negoziati su aspetti minori interni ed esterni al trattato, la mia valutazione che non ci sia reale spazio per emendamenti sostanziali è di natura politica e non giuridica, in quanto come è noto in questa procedura vige la regola dell'unanimità".