Mes, Conte: “Accuse false da Salvini e Meloni, la Lega sapeva tutto”
Proseguono le tensioni nella maggioranza sul Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes). Il presidente del Consiglio Conte ha riferito alle Camere sul Fondo Salva-Stati, in vista dell'11 dicembre quando, dopo le comunicazioni del premier per la sua partecipazione al Consiglio Ue, la maggioranza sarà chiamata a varare una risoluzione comune. L'intenzione di Conte è appunto quella di consultare il Parlamento, per ottenere l'ok definitivo alla riforma.
"Da alcune settimane i massimi esponenti hanno compiuto una campagna mediatica dicendo che io mi sarei macchiato di alto tradimento, nella trattativa sul Mes con l'Unione Europea. Si è adombrato che io avrei tenuto questa condotta per biechi interessi personali. Quest'accusa non rientra nell'ambita della normale polemica politica. Nel giorno in cui ho chiesto la fiducia alle Camere avevo chiesto che si utilizzasse un linguaggio più mite. Siamo al cospetto di un'accusa gravissima. Se si continua ad accusare il premier di aver tradito il mandato di difendere gli interessi nazionali, e se queste accuse avessero un fondamento, saremmo davanti a un grave vulnus, e dovrei dimettermi. Ma se fossero false significherebbe che chi le muove non ha rispetto per le istituzioni e non ha conoscenza delle regole". Dopo queste parole è scattato un lungo applauso.
"Una falsa accusa di alto tradimento della Costituzione non si limita solo a inquinare il dibattito pubblico, ma è una grave forma di spregiudicatezza, perché mina la fiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini. Pur di attaccare il governo Salvini non si è fatto scrupoli. Ma di lui non mi sono sorpreso, la sua scarsa abitudine a leggere i dossier mi è nota; mi sono sorpreso della deputata Meloni. È stato detto che sarebbe prevista la confisca dei conti correnti dei cittadini", ha continuato Conte.
L'Aula si è subito accesa, e molti deputati hanno interrotto il premier, gridando "Vergogna". "È stato detto che il Mes agevolerebbe solo banche altrui e non le nostre. È stato detto che l'accordo sarebbe stato già firmato. Questa informativa è divisa in due parti: la prima verterà sulla ricostruzione del negoziato; nella seconda parlerò più nel dettaglio del nuovo trattato. Lascerò un testo scritto del mio intervento, corredato di diversi allegati, che dimostrano la fondatezza della mia ricostruzione. Sulla riforma del Mes fin dall'avvio della mia prima esperienza di governo il Parlamento italiano è stato costantemente informato, a giugno 2018, in vista dell'Euro Summit. Il 27 giugno 2018 ho esplicitamente affrontato la questione del Fondo Salva-Stati, anche se si parlava di immigrazione, chiarendo che i vincoli sul processo della ristrutturazione automatica del debito sarebbero stato pericolosi per l'Italia. Nel vertice europeo del 29 giugno 2018 mi sono speso affinché una riforma del Mes comprendesse il meccanismo del backstop. In quel primo Euro Summit a cui hi partecipato, ho precisato che bisognava attenersi alla logica del pacchetto nell'affrontare la riforma. L'11 dicembre 2018, ho poi riferito alle Camere. Nel dibattito in Senato nessuno, tranne il senatore Fantetti, è intervenuto nel Mes. Nel dibattito alla Camera, in quell'occasione, nessuno ha menzionato la riforma. Posso dunque affermare che l'anno scorso l'Italia si è espressa in sede europea in modo coerente rispetto a quanto aveva detto il Parlamento".
"Mi sento di sposare quest'approccio, come governo, dobbiamo avere una visione complessiva di questo percorso". I deputati del Pd hanno applaudito quando il presidente del Consiglio ha citato il ringraziamento che lo stesso senatore della Lega Alberto Bagnai gli fece durante l'esame del Mes al Senato. Sono invece rimasti immobili i deputati della Lega. "In coerenza con le risoluzioni parlamentari votate, il 29 giugno, ho ottenuto in Ue l'inserimento nelle dichiarazioni del vertice della logica del pacchetto, sui tre pilastri che ormai conosciamo – ha ribadito Conte – Mi sembra quasi superfluo confermare a quest'Aula un fatto di tutta evidenza, ossia che né da parte mia né da parte di alcun membro del mio governo si è proceduto alla firma di un trattato ancora incompleto: nessun trattato è stato infatti ancora sottoposto alla firma dei Paesi europei. Ed è altrettanto evidente che, in quel caso, avrei personalmente e preventivamente informato il Parlamento, non solo perché tenuto a farlo ai sensi della legge, ma anche per l'assoluto rispetto che ho sempre dimostrato di tributare a questa istituzione".
"In conclusione possiamo convenire, considerando i numerosi interventi svolti, in Assemblea e nelle commissioni parlamentari che le accuse mosse dall'opposizione circa la carenza di informazioni su una materia così importante, siano assolutamente false", ha aggiunto Conte. "Tutto quello che avveniva ai tavoli europei era noto ai membri del mio primo governo". Conte ha citato a tal proposito un intervento di Paolo Savona, allora ministro per gli Affari europei.
"Alla luce della ricostruzione appena sopra riassunta, corroborata da precisi riscontri documentali, nessuno può oggi permettersi, non dico di sostenere apertamente ma anche solo di insinuare velatamente l'idea che il processo di riforma del Mes sia stato condotto segretamente o, peggio, firmato nottetempo", ha aggiunto Conte nell'informativa. "Non solo c'è stata piena condivisione all'interno del governo, ma su questa materia vi è stato, con il Parlamento italiano, un dialogo costante, un aggiornamento approfondito", ha ribadito.
"La discussione che si sta portando avanti in Europa sul tema del Mes e sulle altre riforme connesse è fondamentale per l'Italia e per il futuro stesso dell'Unione", ha aggiunto Conte. "Questo dibattito non andrebbe strumentalizzato con notizie distorte e alimentato da accuse prive di fondamento, che rischiano di danneggiare il nostro Paese e di compromettere l'interesse nazionale. Il nostro Paese ha un debito pubblico pienamente sostenibile – ha sottolineato Conte – come pure riconoscono i mercati, la Commissione europea e il Fondo Monetario Internazionale, per cui non si intravede all'orizzonte nessuna necessità di attivare il Mes".
Inoltre, ha chiarito ancora, "il nuovo Trattato, lascia a una valutazione tutt'altro che automatica la verifica della sostenibilità del debito e delle condizioni macroeconomiche dei paesi beneficiari dell'intervento del Mes, coerentemente con quanto preteso dall'Italia che si è opposta ad altri paesi che avrebbero invece voluto maggiori automatismi".
"Al punto 12B del preambolo del nuovo trattato si legge infatti ‘In casi eccezionali, una forma adeguata e proporzionata di partecipazione del settore privato, in linea con la prassi del FMI, è presa in considerazione nei casi in cui il sostegno alla stabilità sia fornito in base a condizioni che assumono la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico'. Il testo del precedente trattato – ha osservato Conte – allo stesso punto, recita: "In linea con la prassi del FMI, in casi eccezionali si prende in considerazione una forma adeguata e proporzionata di partecipazione del settore privato nei casi in cui il sostegno alla stabilità sia fornito in base a condizioni che assumo la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico".
"Il nuovo trattato non solo evita pericolosi automatismi, ma introduce anche il ‘common backstop', che garantisce risorse addizionali per gli interventi del Fondo di risoluzione unico previsto dal Meccanismo di risoluzione unico, rendendo più robusto il supporto in caso di crisi bancarie".
C'è di più: "Il Mes rappresenta una forma di assicurazione collettiva contro il rischio di contagio, fornendo, secondo procedure chiare e certe, aiuto finanziario ai paesi membri in momentanea difficoltà secondo una logica di sano ma responsabile mutuo soccorso, limitando così anche i pericoli di contagio. Non a caso nasce dell’esperienza tragica del 2011-12, quando il panico si diffuse sul mercato europeo dei titoli sovrani, con conseguenze che si sono rivelate perniciose".
Nel giorno dell'informativa del presidente del Consiglio sul Mes anche Matteo Salvini è presente a Montecitorio. Interpellato dai cronisti sul perché si torvi lì l'ex ministro dell'Interno ha risposto così: "Vado in ufficio". Alle 15:30 Conte parlerà anche in Senato.