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Mercatone Uno, Luigi Di Maio: “Per i 1800 dipendenti senza lavoro subito la cassa integrazione”

Luigi Di Maio ha annunciato su Facebook un “emendamento al Dl Crescita, all’esame del Parlamento, che amplia i benefici del Fondo per le vittime di mancati pagamenti anche ai fornitori di Mercatone Uno”. Ha inoltre aggiunto che sbloccherà la cassa integrazione per i 1800 dipendenti rimasti senza lavoro.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Il Fondo apposito per le vittime di mancati pagamenti, da 30 milioni di euro, verrà esteso anche ai fornitori di Mercatone Uno, nel caso in cui l'azienda venisse imputata di bancarotta fraudolenta. Questo lo faremo già la settimana prossima, grazie a un emendamento che presentiamo al decreto legge Crescita". Ad annunciarlo in un post su Facebook è il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio, sulla vicenda Mercatone Uno, annunciando che sbloccherà "subito la cassa integrazione, non appena il Tribunale autorizzerà la procedura di amministrazione straordinaria". 

La storia di Mercatone Uno, ha dichiarato il ministro pentastellato, "è scandalosa: 1.800 lavoratori lasciati in strada da un giorno all'altro. Sono andati al lavoro e hanno letteralmente trovato chiuse le serrande dei punti vendita di tutta Italia. Ci sono centinaia di fornitori non pagati e circa 10.000 dipendenti che lavorano per quei fornitori. Ho preso l'impegno di seguire personalmente la vicenda di questi lavoratori e questa azienda e oggi arriva la prima risposta". Ovviamente, ha aggiunto il vicepremier, "non dimentico i 1.800 dipendenti che dalla settimana scorsa sono rimasti senza lavoro. Per loro sbloccherò subito la cassa integrazione, non appena il Tribunale autorizzerà la procedura di amministrazione straordinaria. È chiaro che la cassa integrazione non dura in eterno e che è necessario trovare un investitore per Mercatone Uno che possa avviare la cosiddetta reindustrializzazione, con un solo obiettivo: dare un futuro certo a queste persone e alle loro famiglie. Non molliamo, non mollate, siamo dalla vostra parte". 

"Dalla Regione ci aspettiamo che prenda in carico la nostra situazione a prescindere dal discorso nazionale, attivando ogni mezzo possibile per consentire il nostro reinserimento nel mondo del lavoro", ha detto alla ‘Dire' Giovanni, uno dei 38 lavoratori (60 se si considera l'indotto) del punto vendita di Arzano Napoli che protestano fuori dal palazzo del Consiglio regionale campano, dopo l'audizione che si è tenuta oggi in III commissione Lavoro. "Dalla sera alla mattina – ha raccontato un altro dipendente, Pasquale, al presidente della commissione Nicola Marrazzo – abbiamo trovato il nostro punto di lavoro chiuso. Viviamo nel limbo, senza ammortizzatori sociali e senza sapere che morte faremo. Alcuni colleghi sono troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per un nuovo lavoro", ha commentato. La situazione è difficile anche a livello economico: "Quando siamo passati a Shernon – ha riferito Pasquale – abbiamo fatto una conciliazione, tutti a 20 ore settimanali di lavoro: con l'80% dello stipendio riconosciuto dalla cassa integrazione non superiamo i 600 euro al mese".

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