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Meno tasse in cambio di lavori utili? La Corte dei Conti dice no

Detassazione in cambio di lavori socialmente utili? La Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna sostiene che la possibilità di ottenere questo tipo di sconti fiscali, previsti dall’articolo 24 del decreto Sblocca Italia, sarebbe illegittima. “Non esiste fondamento normativo in quella legge”, secondo i giudici contabili. Il parere, però, non risulta vincolante.
A cura di C. M.
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Niente "baratto amministrativo", a stabilirlo è la Corte dei Conti dell'Emilia-Romagna, rispondendo a una richiesta avanzata dal Comune di Bologna. Secondo i giudici contabili, la proposta che prevede la concessione di una detassazione a quei cittadini che impegnano il proprio tempo in lavori socialmente utili non può trovare accoglimento perché attualmente "non esiste fondamento normativo in quella legge". Quella legge è lo Sblocca Italia, decreto del governo Renzi approvato lo scorso anno. Proprio lo Sblocca Italia, infatti, all'articolo 24, prevedeva la possibilità che i Comuni italiani potessero:

"Definire con apposita delibera i criteri e le condizioni per la realizzazione di interventi su progetti presentati da cittadini singoli o associati, purché individuati in relazione al territorio da riqualificare […] In relazione alla tipologia dei predetti interventi, i comuni possono deliberare riduzioni o esenzioni di tributi inerenti al tipo di attività posta in essere. L'esenzione è concessa per un periodo limitato e definito, per specifici tributi e per attività individuate dai comuni, in ragione dell'esercizio sussidiario dell'attività posta in essere. Tali riduzioni sono concesse prioritariamente a comunità di cittadini costituite in forme associative stabili e giuridicamente riconosciute.

Il "baratto amministrativo", però, non è una novità. Già prima dell'entrata in vigore dello Sblocca Italia, a Napoli per esempio esisteva il progetto ‘adotta un'aiuola', per cui l'amministrazione comunale aveva previsto agevolazioni tributarie fino al 50 per cento per chi avesse deciso di parteciparvi. Non solo Napoli, in seguito all'approvazione del decreto, numerose sono state le città italiane che hanno cercato di ricorrere al baratto amministrativo per cercare di racimolare risorse e combattere in maniera più l'evasione fiscale dei tributi comunali. Come racconta Laura Montanari di Repubblica:

"Se passate da Invorio, paesino in provincia di Novara, lo potete incontrare lungo la strada con una scopa e un carretto […] Carlo si sta sdebitando nei confronti del Comune. "Ci doveva mille euro fra Tari e affitto per l'appartamento che occupa nelle case popolari, rientra nella categoria ‘inquilini morosi non colpevoli', racconta il sindaco Dario Piola. A Carlo la buona volontà non manca, era stato addirittura lui a farsi avanti e a dire che soldi non ne aveva, ma si offriva per manutenzioni e piccoli lavoretti. Così adesso, per un mese, cinque giorni la settimana, paga di 7,5 euro l'ora (per un massimo 4 ore al giorno), lavora in strada e si prende cura dei marciapiedi.

Secondo i giudici sarebbe "di dubbia legittimità l'andare a chiudere debiti tributari pregressi con quella norma". Non solo, le agevolazioni fiscali previste dovrebbero inoltre avere attinenza rispetto all'attività svolta. Come spiega un dirigente del Comune di Bologna: "Non si può concedere un'agevolazione Ici a chi va a pulire un marciapiede, al massimo un'agevolazione Tari, perché c'è un risparmio sul fronte rifiuti".

Con la decisione della Corte dei Conti emiliana, cosa succedere ai contribuenti in difficoltà come Carlo? Allo stato attuale, il parere della Corte non è comunque vincolante, non esistendo nemmeno una posizione delle Sezioni riunite sul tema, però traccia una sorta di spartiacque. Insomma, da oggi sappiamo che una parte dei giudici della massima autorità italiana in campo contabile è contraria a questo tipo di agevolazione.

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