video suggerito
video suggerito

Meno soldi ai Comuni, tagli agli investimenti e blocco delle assunzioni: con Meloni torna l’austerity

Per far quadrare i conti della manovra e adeguarsi alle nuove regole europee, il governo ha previsto nella manovra tagli miliardari nei prossimi anni ai ministeri e agli enti locali. Nelle audizioni dei tecnici alla Camera in vista del voto della legge di bilancio sono emersi chiaramente il peso della sforbiciata alla spesa pubblica e i suoi possibili effetti.
A cura di Marco Billeci
1 CONDIVISIONI
Immagine

Nella manovra varata dal governo per il 2025 non c'è solo una pesante revisione della spesa, imposta a quasi tutti i ministeri, Difesa e Salute escusi. Per far quadrare i conti, il governo taglia un po' ovunque: negli enti locali, nella spesa per il personale, negli investimenti. Le audizioni degli organismi tecnici alla Camera in vista del voto della legge di Bilancio sono servite anche a mettere in fila il menù ,di quella che si prospetta come una rinnovata stagione di austerity per le casse pubbliche, resa necessaria dalle nuove regole europee, che limitano le possibilità di spesa, per le articolazioni dello Stato.

Gli effetti della manovra sugli enti locali

Uno dei capitoli più discussi davanti alla commissione Bilancio di Montecitorio è stato quello che riguarda gli enti territoriali. Il rappresentante dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) – il sindaco leghista di Novara Alessandro Canelli –  ha cercato di minimizzare l'impatto dei sacrifici imposti dalla manovra ai primi cittadini. I partiti di opposizione però hanno sottolineato come le stesse tabelle fornite dall'Anci descrivano un quadro di tagli molto rilevante, con una riduzione dei trasferimenti statali ai comuni, per un totale di oltre otto miliardi da qui al 2037. Una sforbiciata che riguarderà tra l'altro le piccole e medie opere, la rigenerazione urbana, le risorse per le politiche abitative etc…

La manovra inoltre prevede per gli enti territoriali anche l'obbligo dal 2025 al 2029 di diminuire la spesa corrente, cioè quella destinata al funzionamento ordinario delle amministrazioni (stipendi, prestazioni sociali, consumi, etc). Per i Comuni la misura vale 430 milioni solo nel 2025, sommando gli effetti di questa legge di bilancio e di quella precedente. Questa cifra però rimarrà nelle casse dei sindaci e potrà essere utilizzata l'anno successivo, per finanziare investimenti o ridurre il disavanzo, nel caso di amministrazioni comunali con i bilanci in rosso.  Secondo il rappresentante dell'Anci Canelli, questa possibilità attenuerebbe l'impatto della sforbiciata. E a rendere meno amara la pillola sarebbe anche la previsione di nuovi trasferimenti statali nelle casse comunali, come quelli per l'assistenza ai minori e al fondo di solidarietà comunale.

Enrico Flaccadoro – ascoltato in Commissione alla Camera in rappresentanza della Corte dei Conti – ha sottolineato però come l'operazione sia tutt'altro che neutra. La legge di bilancio infatti calcola una riduzione delle spesa corrente di 700 milioni tra il 2025 e il 2027. Di questa somma, solo 180 milioni si stima saranno utilizzati per maggiori investimenti. Il tutto a fronte di un taglio dei trasferimenti statali, che per le infrastrutture vale più di un miliardo. Inoltre, hanno osservato i magistrati contabili, il rischio è quello di aumentare i divari territoriali. Solo i Comuni con i conti in ordine  infatti potranno usare i risparmi dalla spesa corrente, per aumentari gli investimenti, mentre gli altri dovranno usarli per ridurre il disavanzo. Ma spesso sono i centri con bilanci in rosso ad avere più bisogno di interventi infrastrutturali, per migliorare la qualità di vita dei cittadini.

Secondo le stime presentate alla Camera dall'Ufficio parlamentare di Bilancio, nel periodo 2025-2034 i tagli ai trasferimenti per investimenti dallo Stato agli enti territoriali ammontano complessivamente 8,9 miliardi, mentre l’aumento derivante dall’utilizzo degli accantonamenti dalla spesa corrente è stimabile attorno a 4 miliardi, meno della metà. Anche dalla presidente dell'Upb Liliana Cavallari peraltro ha spiegato come questo sistema potrebbe penalizzare le aree più fragili del nostro Paese, mettendo a rischio ad esempio il rispetto del vincolo del 40 percento delle risorse da assegnare al Mezzogiorno.

Sul punto è intervenuto infine il rappresentante della Conferenza delle Regioni Marco Alparone (vicepresidente della Lombardia, in quota Fratelli d'Italia). Pur lodando l'incremento dei fondi destinati agli enti regionali per la sanità e per i trasporti, Alparone ha ammesso che l'imposizione di accantonare quote di spesa corrente potrebbe tradursi in una minore erogazione di servizi o in un aumento delle tasse, per compensare le perdite.

Meno assunzioni e investiementi

A tutto questo va aggiunto il nuovo parziale blocco delle assunzioni previsto dalla manovra, per cui dal prossimo anno le amministrazioni pubbliche potranno sostituire solo il 75 percento del personale in uscita. Per bocca del sindaco leghista di Novara Alessandro Canelli, l'Anci ha chiesto di rivedere una norma che "sballerebbe i piani di assunzioni dei Comuni, impedendo di sostituire tutto il personale, anche a chi ha spazio per farlo". Su questo tema, la Corte dei Conti ha sottolineato come la legge di bilancio preveda tra le altre cose un taglio di quasi 8mila posti nelle scuole, tra insegnati e personale amministrativo. Una ghigliottina che – se non valutata per tempo – potrebbe mettere in dubbio il normale iter di formazione delle classi e di avvio del prossimo anno scolastico.

Per quanto riguarda la sepending review a livello di Stato centrale, poi, tutti gli esperti ascoltati in Commissione alla Camera hanno criticato la logica dei tagli lineari, che impone una riduzione media del 5 percento della spesa ai ministeri, senza farsi troppe domande su come conseguirla, privilegiando l'esigenza di garantirsi risorse certe, il prima possibile.  Per Bankitalia "anziché procedere uniformemente su tutti i capitoli, sarebbe  opportuno  selezionare le voci interessate dai tagli e dalle rimodulazioni, sulla base di specifiche analisi", così da valutare quali siano gli esborsi inefficienti da eliminare e quale no. In questo contesto, la Corte dei Conti calcola una diminuzione complessiva tra il 2025 al 2027 di 3,7 miliardi nella spesa per gli investimenti, interrompendo la crescita degli ultimi anni. A salvarsi sono solo gli appostamenti per per la Difesa e la sicurezza del territorio, mentre per gli altri dicasteri è stimata una riduzione media del 25 percento.

1 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views