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Meloni prova a chiudere il caso sulla strage di migranti a Cutro: “Nessuna carenza nei soccorsi”

In una nota, Palazzo Chigi – cioè Giorgia Meloni – ha appoggiato il ministro Piantedosi e la sua informativa al Parlamento. Da questa emerge che “non ci sono state carenze nei soccorsi” e che la colpa del naufragio di Cutro è dei trafficanti di migranti, ha scritto Meloni, ignorando alcuni punti fondamentali.
A cura di Luca Pons
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Oggi il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha svolto alla Camera e al Senato un'informativa per ricostruire il naufragio di migranti a Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, dove sono morte almeno 72 persone di cui 18 minorenni. Nonostante le numerose critiche dell'opposizione per il contenuto dell'informativa, in cui il ministro non ha spiegato i passaggi cruciali della catena dei soccorsi – su cui stanno indagando le Procure di Crotone e di Roma – Giorgia Meloni ha ritenuto la questione chiusa.

Dall'informativa di Piantedosi "è chiaro che il naufragio è colpa degli scafisti"

In una nota, infatti, la presidenza del Consiglio si è prima unita al "cordoglio espresso in Parlamento dal ministro dell’Interno", per poi applaudire "l’esposizione puntuale dei fatti". Secondo il comunicato di Palazzo Chigi, "in attesa dell’esito delle indagini della magistratura", le parole di Piantedosi hanno fatto emergere "con chiarezza che, al momento della segnalazione di Frontex, l’imbarcazione non presentava problemi di navigazione".

Il riferimento è alla comunicazione lanciata dall'agenzia europea Frontex la sera di sabato 25 febbraio, il giorno prima del naufragio. Frontex aveva segnalato un'imbarcazione che stava chiaramente trasportando delle persone migranti, a circa 40 miglia dalla costa calabrese. Nella sua comunicazione l'agenzia aveva detto che c'erano probabilmente molte persone a bordo (erano circa 180) e che non c'erano salvagenti, ma che la navigazione per il momento procedeva in modo stabile.

Dato che questa segnalazione di Frontex non ha indicato esplicitamente che ci fossero problemi di navigazione o rischi immediati per la barca di migranti, è stato giusto attivare la Guardia di finanza per un'operazione di polizia, invece della Guardia costiera per un'operazione di soccorso. Questa è la spiegazione data fino a oggi da Giorgia Meloni e dal suo governo. Infatti, si legge nella note che "il naufragio non può essere responsabilità della Guardia Costiera né della Guardia di Finanza che hanno operato con correttezza".

"Come ha sottolineato il ministro Piantedosi", recita ancora il comunicato della presidenza del Consiglio, "non ci sono state carenze nelle operazioni di soccorso". Perciò, la nota conclude con certezza, "la tragedia è stata causata dal comportamento criminale degli scafisti".

I punti oscuri che Piantedosi non ha toccato: perché la Guardia costiera non è stata attivata

La comunicazione di Palazzo Chigi, tuttavia, ha scelto di non commentare le critiche che sono arrivate all'informativa del ministro Piantedosi. Una tra le più comuni è stata questa: nella sua spiegazione il ministro ha ignorato un passaggio fondamentale avvenuto nella notte del naufragio. Quello in cui la Guardia di finanza è uscita in mare con due navi per intercettare la barca di migranti, ma ha dovuto tornare indietro per il meteo avverso.

Sul perché, a quel punto, non sia stata attivata la Guardia costiera – che ha navi in grado di affrontare un mare molto più mosso rispetto alla Finanza – il ministro non ha commentato. Così come non ha chiarito chi abbia preso la decisione, fin dal primo momento, di trattare l'operazione come un evento di "law enforcement", cioè di polizia, invece che come un evento Sar (search and rescue, ricerca e soccorso).

La Guardia di finanza fa riferimento al ministero dell'Interno, mentre la Guardia costiera è coordinata dal ministero dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini. Oggi, Salvini ha deciso di non presentarsi in Parlamento., anche se ha rivendicato che quando era ministro dell'Interno il numero di morti in mare era più basso.

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