Meloni pronta ad alzare la spesa per la difesa al 2,5% del PIL: quanto ci costerà e dove prenderemo i soldi
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L'Italia sembra pronta a portare il proprio impegno militare a 2,5% del Pil, in linea con le richieste della Nato e degli Stati Uniti. Questo aumento significativo delle spese destinate alla difesa farebbe parte di una strategia più ampia che coinvolge anche la crescente tensione internazionale, in particolare nei confronti della Russia. I calcoli sarebbero già in corso presso il Ministero dell'Economia, e il governo italiano sarebbe così pronto a seguire le indicazioni provenienti da Bruxelles e dal comando centrale della Nato. Le pressioni sembrano arrivare direttamente dalla Casa Bianca, con il presidente Donald Trump che ha ribadito più volte la necessità per i Paesi europei di aumentare il loro impegno economico nella difesa. L'Italia è consapevole della necessità di rispondere a queste richieste, ma la cifra esatta da destinare a questo comparto rimane ancora in fase di definizione, anche a causa dei vincoli economici e delle difficoltà interne legate al debito pubblico.
Una decisione politica delicata
Il governo italiano sarebbe così pronto ad affrontare questa sfida, ma l'approvazione tecnica da parte del Consiglio europeo è tuttavia cruciale. Se il via libera dovesse arrivare, le spese per la difesa italiane verrebbero temporaneamente esentate dalle rigide regole del Patto di Stabilità, ma la decisione non arriverà prima di un mese. Questo scorporo comunque permetterebbe all'Italia di destinare circa 20 miliardi in più alla difesa senza compromettere il rispetto dei parametri europei sul deficit. L'allentamento però, sarebbe temporaneo, e l'Italia dovrà comunque tornare a rispettare le regole fiscali europee dopo qualche anno. La cifra di 2,5% del Pil è una richiesta esplicita da parte della Nato, ma non solo: la decisione di incrementare le spese militari potrebbe essere particolarmente significativa anche per la stessa Giorgia Meloni, che ha davanti una sfida cruciale per la sua leadership. Da anni, infatti, la Casa Bianca chiede agli alleati europei, e in particolare all'Italia, di assumersi maggiori responsabilità sul fronte della difesa e, per la premier italiana, rispondere a questa richiesta potrebbe essere fondamentale non solo per la credibilità dell'Italia nell'Alleanza Atlantica, ma anche per consolidare la propria posizione politica, dimostrando che il Paese è pronto a fare la sua parte che per ora resta tra i pochi che non ha ancora raggiunto il target del 2% del Pil per le spese militari.
Il contesto geopolitico e le nuove alleanze
In questo periodo, l'Italia sta osservando con attenzione anche gli sviluppi legati alle politiche di difesa degli altri Paesi membri della Nato e proprio nei giorni scorsi, a Palazzo Chigi è circolato un documento riservato che evidenzia i nuovi scenari di sicurezza legati alla Russia e la futura postura della Nato. La comunicazione è stata inviata con il massimo livello di segretezza agli Stati membri, segnalando una possibile modifica delle strategie di difesa in risposta alle crescenti minacce russe. In parallelo, gli Stati Uniti hanno informato i Paesi europei di un cambiamento importante: la leadership del formato Ramstein, che coordina l'assistenza militare all'Ucraina, passerà sotto il controllo britannico. Keir Starmer, il premier del Regno Unito, si è reso così disponibile a prendere in mano questo delicato compito, aumentando così la responsabilità di Londra nella gestione del conflitto ucraino. Questo cambiamento potrebbe rivelarsi significativo anche per l'Italia, che in futuro potrebbe trovarsi a fare riferimento a Downing Street piuttosto che a Washington per quanto riguarda le strategie militari europee.
Le difficoltà interne all'Italia
Nonostante il governo Meloni si dichiari pronta a compiere il passo necessario, le difficoltà interne legate alla spesa pubblica restano considerevoli: il Paese è infatti uno dei pochi all'interno della Nato che non ha ancora raggiunto il 2% del Pil in spese militari. L’Italia destina circa l'1,57% del Pil alla difesa, e le previsioni più ottimistiche parlano di un incremento fino all'1,61% entro il 2027 un quadro che ci lascia ancora lontani dal target richiesto dalla Nato. Una delle problematiche principali riguarderebbe il debito pubblico italiano, che limita notevolmente la capacità di incrementare ulteriormente le spese militari senza rischiare di compromettere la stabilità finanziaria del Paese. Nonostante i tentativi di allentare i vincoli di bilancio, l'Italia non può permettersi di accumulare ulteriori debiti senza un preciso piano di copertura.
L'Europa e la spesa militare: il dibattito in corso
Il dibattito sulle spese militari in Europa è insomma più vivo che mai: l'Unione Europea nel 2023 ha raggiunto una spesa complessiva di 312 miliardi di euro per la difesa, cifra che sale a 396 miliardi includendo Regno Unito e Norvegia. Questo totale supera quello della Russia, che nello stesso anno ha speso circa 109 miliardi di dollari. Nonostante queste cifre, le pressioni per aumentare ulteriormente gli investimenti nella difesa continuano però a crescere, soprattutto in un contesto di crescente incertezza geopolitica. Molti analisti ritengono che l'Europa non necessiti necessariamente di aumentare esponenzialmente le proprie spese militari, ma piuttosto abbia bisogno di migliorare la coordinazione tra gli Stati membri.