Meloni (Pd) : “Sul voto per i fuorisede il governo mente, vuole affossare il referendum”

Si avvicina il momento del voto per i cinque referendum su lavoro e cittadinanza, che si terranno in primavera. Ma sul voto per i cittadini fuorisede l'Italia è ferma al punto di partenza. In Aula il ministro Piantedosi ha fatto sapere che "al momento non c'è copertura legislativa per applicare un sistema di voto per gli elettori domiciliati fuori dalla propria residenza" e dunque il meccanismo già sperimentato alle ultime europee non si farà.
La sperimentazione dello scorso anno, secondo Piantedosi, non ha funzionato e i dati sono stati deludenti. Dei circa 600 mila studenti fuorisede infatti, appena 24mila hanno fatto domanda per votare fuori dal loro comune di residenza e di questi solo 17mila si sono recati effettivamente alle urne. "Piantedosi dice un'enorme cavolata e il fatto che non ci sia copertura normativa dipende solo dalla cattiva volontà di questo governo", dice a Fanpage.it il senatore del Partito democratico Marco Meloni, promotore insieme alla deputata Marianna Madia di una proposta di legge che ha incontrato l'adesione delle altre opposizioni. In linea con l'iniziativa del Comitato ‘voto dove Vivo', coordinato da Thomas Osborn e Alessandro De Nicola, che ha raccolto la firma di oltre venti associazioni, il testo è stato sottoscritto anche da Alleanza Verdi-Sinistra e +Europa.
La proposta punta a garantire in vista dei prossimi referendum il diritto di voto anche a chi, per motivi di studio, lavoro o cura abita in un comune diverso da quello di residenza. In sostanza, si tratterebbe di estendere alla consultazione referendaria il sistema testato lo scorso giugno, quando il dl Elezioni aveva stabilito due modalità di voto per i fuorisede. Coloro che vivevano all'interno della stessa circoscrizione di residenza potevano votare nel comune di domicilio, mentre chi abitava al di fuori dalla circoscrizione di residenza, doveva spostarsi e recarsi a votare nel capoluogo di regione.
Una modalità "macchinosa" – riconosce anche il dem – ma importante per la salute della democrazia. "Ho fatto la prima proposta sul tema a gennaio del 2014. Dopo 11 anni e 2 mesi siamo ancora qui, è veramente una cosa molto triste", osserva Meloni. "Piantedosi sostiene che la sperimentazione sia stata deludente ma non lo è perché ci sono state 24mila registrazioni e 17mila voti. Sono comunque tante persone", riconosce. "Qualunque segnale anche timido è benvenuto. L'astensione cresce e la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni è alimentata anche dalla difficoltà dei meccanismi di voto, che vanno resi più flessibili come accade nella maggior parte delle democrazie del mondo".
Ma il problema dei fuorisede non sembra interessare più di tanto il governo. "Credo che pensino che i giovani studenti non votano per loro e fanno bene a non votare per loro. In realtà noi chiediamo che anche le persone che sono fuori dal loro luogo di residenza per ragioni di lavoro e di cura possano votare. Quindi i numeri sarebbero effettivamente molti di più", di quelli citati dal ministro.
Secondo Meloni da parte del governo c'è la "volontà politica di rendere più difficile andare a votare", soprattutto per il referendum. "Immagino che la loro speranza è che il referendum fallisca", osserva. L'intento sarebbe quello di "rendere più difficile che i giovani vadano a votare. Questo perché pensano che il risultato di giugno non è stato per loro vantaggioso". Alle europee infatti, il partito ad aver ottenuto più preferenze dai fuori sede era stato Alleanza Verdi-Sinistra, con il 40%, seguito dal Partito Democratico. I dati sui partiti di governo invece, erano stati piuttosto bassi con percentuali che oscillavano tra circa il 3% di FdI e lo 0,5% della Lega. .
"Così il governo sta ostacolando l'esercizio di un diritto democratico fondamentale come quello di poter votare senza spendere tanti soldi o dover affrontare i viaggi e magari perdere dei giorni", dice. Il senatore ricorda che tuttavia, le proposte presentate giacciono ancora in Commissione al Senato."Con la proposta Madia-Giorgis noi proponevamo il voto anticipato presidiato in sezioni elettorali. Undici anni fa proponevo un voto in prefettura. I modi sono vari ed è ampiamente possibile. Penso per esempio a come votano anche gli italiani all'estero, per corrispondenza. Il problema è questo questo governo stava facendo mille passi indietro". La proposta licenziata dalla Camera ormai un anno e mezzo fa e ferma in Senato, infatti, era stata trasformata dal governo in una legge delega, bloccando nei fatti l'iter di approvazione.
"Il fatto che nel 2025 si debba conquistare il diritto di votare è veramente una cosa assolutamente incredibile", commenta Meloni. "C'è un allarme democratico se in pochi decenni si passa dal 90% dei votanti ai dati attuali. Alle politiche dell'87 votarono l'88,8% dei cittadini a quelle del 2022 il 63%. C'è un crollo e sono passati meno di 30 anni. Bisogna rendere più elastica e flessibile la modalità di voto. Che si voti nello stesso identico modo nel quale si votava nel secolo scorso è una cosa priva di ogni di ogni senso", ribadisce.
Tuttavia il dem registra "una torsione anti democratica delle destre, che in molti paesi cercano di rendere più difficile l'accesso al voto. Se il governo non ha il coraggio neppure di approvare quella normetta che ha trasformato almeno abbia il coraggio di approvare la nostra proposta", conclude.