Meloni parla alla Camera e attacca i giudici: “Su migranti sentenze ideologiche che bloccano rimpatri”
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È stata approvata dall'Aula alla Camera la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo. del 19 e 20 dicembre, con 193 i voti favorevoli, 118 i contrari e 9 gli astenuti. L'esecutivo ha accolto anche alcuni passaggi delle risoluzioni delle opposizioni.
La presidente del Consiglio Meloni è intervenuta questa mattina alla Camera per le comunicazioni di rito. Il Consiglio che si svolgerà a Bruxelles sarà il primo sotto la nuova presidenza del portoghese Costa. La premier ha iniziato esultando per la "missione compita" della nomina di Raffaele Fitto come vicepresidente della nuova Commissione: "Abbiamo rotto un altro tetto di cristallo: il ‘cordone sanitario' che deve esserci contro tutti quelli che non sono di sinistra, non fanno accordi con la sinistra, o non fanno finta di essere di sinistra", ha detto.
Meloni toccato i temi principali del summit, dall'Ucraina a Gaza e alla Siria. Poi è tornata a parlare di migranti, e ad attaccare le sentenze dei tribunali italiani sui centri in Albania: stavolta, mettendo in mezzo anche la Corte di giustizia europea.
Le parole della premier contro i giudici: "Provvedimenti dal sapore ideologico"
La "lotta al traffico di essere umani resta fondamentale", ha detto. "Il lavoro svolto finora per rafforzare il rapporto con Tunisia e non solo ha contributo a ridurre i flussi", e ancora: "Continuare in questa direzione è l'unico modo per contenere gli arrivi irregolari, diminuire le tragedie nel Mediterraneo, rendere più sicuri i confini esterni dell'Ue".
Da qui è poi passata alle normative europee a cui i giudici italiani si sono richiamati per non convalidare il trattenimento delle persone detenute in Albania. Innanzitutto, "consideriamo improcrastinabile una revisione della direttiva Rimpatri", ha affermato la premier, "e un'accelerazione della Commissione sulla revisione del concetto di Paese terzo sicuro".
Allo stesso modo – e questa è la richiesta più pressante avanzata da Meloni – "è importante anticipare quanto previsto dal nuovo Patto sulla definizione di Paese di origine sicuro, anche per fare chiarezza definitiva su un argomento oggetto di provvedimenti giudiziari dal sapore ideologico, che se fossero sposati dalla Corte di giustizia europea rischierebbero di compromettere, almeno fino all'entrata in vigore delle nuove regole europee nel 2026, le politiche di rimpatrio di tutti gli Stati membri". Un attacco simile a quello – infondato – già lanciato negli scorsi mesi.
Sarebbe una prospettiva "preoccupante e inaccettabile, che bisogna prevenire con determinazione", ha aggiunto. Per quanto riguarda i centri in Albania, "voglio ribadire anche in quest'Aula che intendiamo andare avanti nell'attuazione di questo protocollo nel pieno rispetto della legge italiana e delle norme europee".
Migranti, "il piano del Pd è un ponte tra Sicilia e Nord Africa"
Nella replica ai parlamentari, la premier è tornata ancora una volta a parlare di migranti, e in particolare del progetto in Albania. Ha attaccato l'opposizione sostenendo che il protocollo con il governo albanese sia efficace proprio perché viene criticato: "Se il progetto è così ridicolo, inutile, perché tutta questa energia per fare di tutto per bloccarlo?", ha chiesto. "Non sarà invece che l’energia si mette in campo perché si capisce che il progetto potrebbe avere un’efficacia straordinaria, e, per quelli che invece hanno sostenuto la tesi che dobbiamo accogliere tutti, il progetto è preoccupante? Io la penso così".
Sempre parlando delle sentenze in materia, che hanno stabilito che alcuni Paesi di provenienza non sono abbastanza sicuri da poter permettere le procedure rapide per il rimpatrio (e quindi bisogna effettuare le procedure normali, che possono comunque portare a un rimpatrio), Meloni ha attaccato: "La soluzione del Pd è che magari non facciamo il Ponte sullo Stretto, ma facciamo un bel ponte tra la Sicilia e il Nord Africa, per far arrivare tutti. Ma lo farete voi quando sarete al governo, io continuerò a lavorare per fermare l’immigrazione illegale di massa".
La richiesta di aumentare le spese militari
In tema di politica internazionale, Meloni ha parlato della necessità di investire di più in spese militari: "Discuteremo anche sul rapporto sul rafforzamento della preparazione civile e militare europea in materia di pronto intervento", preparato dal premier finlandese, ha detto Meloni. È necessario moltiplicare gli sforzi per assicurare al'Ue una maggiore preparazione in tutti i settori di riferimento, per rafforzare le nostre capacità di reazione e garantire la nostra sicurezza in qualsiasi scenario".
In generale, l'Europa "non può prescindere da un comune impegno per rafforzare la propria difesa" e "deve puntare ad avere un ruolo maggiore nella Nato". Se necessario, anche cercando "soluzioni innovative per garantire fondi adeguati agli investimenti necessari, come emettendo obbligazioni europee per gli investimenti nella difesa".
Parlando in replica, poi, Meloni ha aggiunto: "Di solito quelli che dicono che non dobbiamo spendere di più sulla difesa sono quelli che si lamentano che gli Stati Uniti abbiano un peso eccessivo nell’Alleanza atlantica. Se si delega ad altri la propria sicurezza, si paga un prezzo". E ancora: "Le nostre missioni di pace all’estero costruiscono pace, non guerra, queste sono le nostre spese per la difesa. Mi sembra ingeneroso parlare di deriva bellicista del governo".
Le parole sull'Ucraina e la polemica sul G7
Sull'Ucraina, "l'Italia ha ribadito in ogni occasione internazionale il proprio sostegno alla legittima difesa da parte dell'Ucraina della propria integrità territoriale. Durante la nostra presidenza del G7 abbiamo raggiunto accordo per linea di credito a Kiev da 50 miliardi di dollari, garantita da beni russi congelati in Europa". Proprio sulla presidenza del G7 Meloni si è innervosita, dopo una critica del dem Provenzano: "Dire che nessuno si è accorto che l'Italia presiedeva il G7 non è un insulto a me, ma agli sherpa, i diplomatici, tutti coloro che hanno lavorato perché il G7 italiano potesse essere un momento di orgoglio per la nostra nazione, mentre voi facevate le macumbe sperando che anche questo fosse un fallimento, perché come sempre tifate contro la vostra nazione se non state al potere". Ma, ha aggiunto stizzita, "dovete fare un corso di riti vudù, perché le macumbe non stanno funzionando".
Oggi, "la fine della guerra e la costruzione di una pace giusta, complessiva e duratura rimane il nostro obiettivo, perché interesse vitale dell'Italia e dell'Europa il mantenimento di un sistema di regole internazionali. Non c'è alcuna convenienza per noi a vivere in un mondo basato sulla forza delle armi e della sopraffazione". E ha ricordato la conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina, che si svolgerà in Italia il 10 e 11 luglio 2025: "Un evento per cui conto sul sostegno di tutte le forze politiche".
Governo italiano "pronto a interloquire" con nuove autorità in Siria
In Medio Oriente, e in particolare in Siria, "la caduta del regime di Bashar al Assad è una buona notizia, giustamente celebrata dalla popolazione siriana. Le forze ribelli che si sono affermate sono eterogenee, c'è preoccupazione per il futuro della nazione. L'Italia, unica nazione del G7 con ambasciata aperta a Damasco, è pronta a interloquire".
Il cessate il fuoco a Gaza e il mandato di arresto per Netanyahu
Infine, Gaza: "Occorre mantenere alta l'attenzione. Rinnoviamo la forte richiesta di un cessate il fuoco, basato sul non più rinviabile rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas e sulla fornitura di sostegni umanitari adeguati a Gaza. Il nostro obiettivo in prospettiva è contribuire a stabilizzazione e alla ricostruzione materiale e sociale della Striscia. Dobbiamo lavorare per la ripresa di un processo politico giusto e credibile, verso una soluzione a due Stati che garantisca a palestinesi e israeliani sicurezza e mutuo riconoscimento".
Meloni, su sollecitazione dei parlamentari, ha commentato anche il mandato d'arresto internazionale per il premier israeliano Netanyahu: "Le decisioni assunte dalla Corte sul conflitto a Gaza e anche in Ucraina sollevano molti interrogativi", ha detto, perché "su entrambi i fronti i provvedimenti sono arrivati per la prima volta non a guerra conclusa, ma a conflitto in corso". Questo "rischia di trasformare un organo giurisdizionale in una parte del conflitto stesso". Ovvero, ha spiegato, "se uno degli Stati che aderiscono alla convenzione dell’Aja intraprendesse un’iniziativa finalizzata a un accordo di pace o una tregua, non potrebbe ospitare sul proprio territorio una o più delle parti in causa. Su questi temi ci si deve interrogare".