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Meloni ora chiede rispetto per le istituzioni, ma quando Boldrini era presidente della Camera la insultava

Giorgia Meloni, premier in pectore, ora pretende il rispetto da parte delle opposizioni per le più alte cariche dello Stato, i due neoeletti presidenti La Russa e Fontana. Ma quando Laura Boldrini guidava Montecitorio la leader di Fdi le rivolgeva attacchi offensivi e denigratori.
A cura di Annalisa Cangemi
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Giorgia Meloni, la premier in pectore, alle prese in questo momento con le liti interne alla coalizione per la formazione del governo, dopo l'elezione dei due presidenti delle Camere, La Russa al Senato e Fontana a Montecitorio, si è lamentata per gli attacchi ricevuti dall'opposizione. Il centrosinistra ha protestato contro la scelta di due figure estreme del panorama di destra: l'ex missino che in campagna elettorale aveva dichiarato che "siamo tutti eredi del Duce", di cui ha anche una collezione di busti, e il leghista ultracattolico, antiabortista e filoputiniano, che si è definito ‘amico' di Alba dorata, organizzazione neonazista greca.

Meloni si è scagliata così contro gli avversari: "Agli esponenti di sinistra che stanno rilasciando dichiarazioni irrispettose verso i nuovi presidenti delle Camere, ricordo che le istituzioni vanno rispettate sempre e non solo quando sono loro espressione. Aggredirle in questo modo è un’offesa allo Stato e alla volontà popolare", ha scritto sul suo profilo Twitter. Meloni però forse dimentica i toni sprezzanti con cui si rivolgeva a Laura Boldrini, quando era presidente della Camera.

Nel febbraio del 2018 la leader di Fratelli d'Italia aveva scimmiottato con un video l'allora presidente di Montecitorio Boldrini, che aveva diffuso un filmato muto, in cui mostrava dei cartelli con cui chiedeva lo scioglimento delle organizzazioni fasciste. Meloni in quel caso aveva risposto con un altro video provocatorio, in cui lanciava lo slogan: "Radical chic in miniera", per sottolineare sostanzialmente che i veri problemi sono altri, e cioè "povertà, disoccupazione, criminalità". Nel filmato Meloni si prendeva gioco di Boldrini, riportando sui suoi cartelli il pensiero di una pensionata: "Ma veramente la Boldrini perde tempo con le idiozie sul fascismo?". 

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In un altro episodio, questa volta era il 2017, Meloni aveva sfruttato un fatto di cronaca – uno stupro avvenuto a Rimini sui la Procura stava indagando, e in cui sembravano coinvolti alcuni nordafricani – per aizzare contro Boldrini gli odiatori da tastiera, accusando la presidente della Camera di non aver condannato la violenza in difesa del multuculturalismo:

"Lo chiedo da donna, da madre e da cittadina: veramente Laura Boldrini, la donna che ricopre il più alto incarico della Repubblica Italiana, non ha nulla da dire sui gravissimi stupri di Rimini commessi da un branco di vermi magrebini?". In quel momento però si parlava ancora di ipotesi investigative, e di presunti colpevoli. "Veramente, in nome della difesa ideologica dell'immigrazione di massa, è disposta ad accettare la violenza sessuale come un ‘male necessario' del multiculturalismo?", scriveva Meloni su Facebook.

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Per non parlare della disapprovazione che Meloni manifestò a Laura Boldrini, in occasione della visita della presidente della Camera da Papa Francesco, nel 2017, quando la leader di Fdi non mancò di farle notare che la scelta del suo abbigliamento era inadeguato: "Mi chiedo: perché la Presidente della Camera, Laura Boldrini, reputi doveroso mettere il velo islamico per entrare nella Grande Moschea di Roma e invece reputi giusto presentarsi a capo scoperto e in ciabatte da mare in udienza dal Santo Padre? Per la sinistra bisogna rispettare tutte le culture e le religioni del mondo, tranne che le nostre. Che squallore!". Sembrerebbe, da parte di Meloni, il classico ‘due pesi e due misure'.

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