Meloni: “Messina Denaro? Non abbiamo trattato, chi fa complottismo vuole attaccare il governo”
Giorgia Meloni torna a commentare l'arresto di Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra latitante da trent'anni. E lo fa rispondendo anche alle teorie complottiste e cospirazioniste che si sarebbero già diffuse in queste ore: "Davvero non riesco a capire. Il primo provvedimento in assoluto assunto da questo governo è la difesa del carcere ostativo. Matteo Messina Denaro andrà al carcere duro perché quell'istituto esiste ancora grazie a questo governo. Quindi qualcuno dovrebbe spiegarmi su che cosa si sarebbe fatta una eventuale trattativa", ha detto la presidente del Consiglio, intervistata a Quarta Repubblica, su Rete4.
Le teorie complottiste e la risposta di Meloni
"Sottolineano che sia stato trovato praticamente a casa sua. Ma questa è la storia di tutti i grandi latitanti di mafia: è più facile che riescano a nascondersi dove sono cresciuti, anche perché di solito c'è una maggiore conoscenza del territorio ma anche una maggiore disponibilità a trovare qualcuno che ti dia una mano a far perdere le tue tracce", ha detto la leader di Fratelli d'Italia. Per poi ribadire. "Perché avremmo trattato? Qualcuno vorrebbe dire che non abbiamo magistrati, forze dell'ordine che non siano all'altezza di sconfiggere la mafia? È una tesi che non sosterrò mai. Non c'e' bisogno di mettersi d'accordo con la mafia per batterla".
Secondo Meloni, chi fa complottismo parlando di trattative, sta solo cercando di attaccare il governo. "Ci sono materie su cui la politica dovrebbe passare in secondo piano. La tesi sarebbe che finché c'era la sinistra non lo andavano ad acchiappare. Ci stanno dicendo che loro, che erano al governo prima, sapevano dove si trovava ma non sono andati a prenderlo? Oggi c'è un governo di centrodestra e questo latitante è stato preso. Io penso che questo dipenda dal valore e dalla capacità degli inquirenti".
Meloni chiede unità: "Possibile che non riusciamo mai a festeggiare?"
La presidente del Consiglio ha poi aggiunto: "È possibile che non riusciamo mai a festeggiare, dobbiamo sempre autoflagellarci, quando lo Stato italiano finalmente può cantare vittoria? E invece stiamo lì a inventarci che non può essere così… Questo è soprattutto un insulto alle persone che stanno sacrificando la loro vita per consentire all'Italia di ottenere queste vittorie. Alcuni leader internazionali mi hanno scritto per congratularsi con l'Italia per una vittoria che tutto il mondo vede salvo chi è all'opposizione in questo Paese. Almeno gli altri lo vedono".
Meloni è quindi tornata a proporre di istituire una giornata, oltre a quella per ricordare le vittime della mafia, anche per celebrare chi combatte la criminalità organizzata: "Penso che giornate come questa vanno ricordate, sto ragionando su come celebrare questa giornata, perché in Italia abbiamo la giornata dedicata alle vittime di mafia, ma non una dedicata agli uomini e le donne che con il loro lavoro hanno consentito di sferrare colpi pesanti al cancro della mafia e anche questo va celebrato".
E ancora: "Oggi sono felice, non per me ma per questa nazione e la sua capacità di dimostrare che è in grado di sferrare il colpo alla mafia, che non lo subisce. Il messaggio che mi è venuto in mente quando mi sono fermata alla stele di Capaci, per ricordare il sacrificio di Falcone, è che quel testimone è stato raccolto. C'è chi ha continuato a portare avanti quella battaglia. Oggi è un grande successo".
Intercettazioni, la presidente del Consiglio: "Sono fondamentali"
Infine la presidente del Consiglio ha toccato il tema delle intercettazioni: "Per me le intercettazioni per come sono utilizzate per i procedimenti di mafia sono fondamentali, sono uno strumento di indagine di cui non si può fare a meno e nessuno per questo genere di reati li ha mai messi in discussione. Quello su cui cerca di centrare l'attenzione il ministro della Giustizia quando parla del tema è soprattutto il tema del rapporto tra le intercettazioni e quel che diventa di pubblico dominio, anche nella fase in cui le intercettazioni non dovrebbero essere pubbliche. Ma sono d'accordo con il procuratore di Palermo sul fatto che le intercettazioni per la lotta alla mafia sono uno strumento fondamentale", ha concluso.