Peccato, Matteo Salvini ha finito le medaglie e Giorgia Meloni ha gettato le ultime coccarde durante il trasloco, altrimenti avrebbero sicuramente trovato il modo di premiare i due operai, del Gambia e della Nigeria, che hanno salvato – in mezzo al fuoco – vite di persone di cui non conoscevano niente.
Sono passate quasi 24 ore e al momento neanche un post di ringraziamento da parte della presidente del Consiglio e del vicepresidente, pensavo, arriveranno. Invece anche questa volta devono aver terminato i giga. Che sfiga. La rete internet del Parlamento, poi, non tiene evidentemente tanto bene, per questo non sono ancora riusciti a caricare il post con le foto dei due operai: quelle foto pesano sulla loro scelta, chiaramente più che per i giga, perché i due uomini sono neri. E questo potrebbe confondere la loro narrazione a una sola corsia: gli immigrati devono essere respinti. Sempre, tutti.
Facciamo un passo indietro: ho letto post di Matteo Salvini su ogni flatulenza di ogni immigrato in Italia, per anni. Giorgia Meloni ha iniziato dopo però ha recuperato bene.
Quello di Giorgia e Matteo, in questi anni, è stato un lavoro certosino, infinito, vissuto spulciando tutti i giorni le notiziuole di certi giornaletti, alla ricerca della notizia più giusta per il target che si erano individuati. Nutrire l'odio è infatti un compito difficile, richiede tempo, impegno costante, e la destra italiana ha deciso da anni di sobbarcarsene l'onere e il disonore.
Ogni scusa in questi anni è andata bene pur di riuscire a parlare contro gli immigrati con la pelle nera, o almeno marrone. Un immigrato non cede il posto a un'anziana? Rimpatriatelo! Si mangia un gatto (già morto)? Orrore! Non conosce la tradizione dell'ossobuco? Vituperio! Non sa come si prepara la mostarda mantovana? Allora sia messo alla gogna dei social!
Il re del rilancio dei bollettini delle questure in questi anni ha condiviso di tutto: il tizio che una volta ha fatto pipì in mezzo alla strada e però non usciva da una festa della Lega, quello che si è lavato alla fontana ma non era un goliardo universitario, fino a quello che ha detto "non ho voglia di lavorare" anche se lo aveva detto in una canzone, per satira.
Giorgia Meloni si è sempre accodata a Matteo Salvini, usando lo stesso fuoco di ritorno, generalmente però quasi sempre qualche manciata di minuti dopo. Ma da quando è presidente del Consiglio sta tentando il sorpasso. Ai sopravvissuti alla strage di Cutro, per fare un esempio recente, si avvicinò e chiese: "Ma non sapevate che era pericoloso partire?" Questa le valse 100 punti.
Oggi due di quegli immigrati che Matteo Salvini avrebbe voluto mandare via dall'Italia a suon di "calci nel culo", quelli che per Giorgia Meloni "sarebbe stato meglio non fossero partiti", sono stati tra i primi a intervenire insieme ai pompieri dopo che il pullman è precipitato dal cavalcavia a Mestre. Di più: sono stati i pompieri a chiamarli e loro sono andati, tra le fiamme, senza preparazione, a compiere il gesto più antico che l'umanità conosca: salvare vite. Non riuscendo poi neanche loro a contare quante vite avessero salvato.
Quelle braccia protese all'aiuto, così similari, identiche addirittura alle braccia delle volontarie e dei volontari sulle ONG, le vituperate ONG. Proprio loro, le maledette per anni. Quelle per cui questo Governo si è inventato il sequestro per 20 giorni "se effettuano due salvataggi invece che uno solo", come recita la legge Piantedosi-Meloni.
Sul pulmann precipitato a Mestre una mamma urlava "save my daughter", cioè "salvate mia figlia". Qualche mese fa un'altra mamma, su un gommone, gridava "Where is my daughter?" cercando sua figlia caduta in acqua. Cercare le differenze è da persecutori umani.
Credere in una differente reazione dei nostri due non eroi, in base al colore della pelle degli eroi quelli veri, non è più presunzione, sta semplicemente nei fatti e nella cronaca. Lo sciacallaggio termina quando il sentore, l'odore, diventano una consuetudine. E ormai è sempre così. O c'è da scatenare l'odio oppure per l'attuale classe dirigente italiana vige la ricerca del silenzio, e chi prova a farlo notare viene accusato di saccheggiare, di non avere rispetto per i morti, di volerla buttare sempre in politica, come se fosse possibile parlare di qualcosa di diverso, di fronte al comportamento disuguale di chi ci governa quando si trova al cospetto del colore della pelle dei salvati o dei sommersi.
In un Paese normale, o anche soltanto "quasi normale", oggi quei due uomini, quei due operai neri, sarebbero premiati per quello che hanno fatto. Una medaglia, un invito in Parlamento, un tiramisù, un caffè, una stretta di mano, un abbraccio stretto visto che non siamo più in tempi di Covid imperante, o almeno un post. Già, un post. Dai, Matteo. Forza, Giorgia.
Attendendo l'infinito, lo faccio io un ringraziamento. Lo facciamo insieme, vi va? La parola che nel vocabolario rappresenta la grazia, la salvezza, oggi è tutta per voi ed è tutta maiuscola: GRAZIE Boubacar Toure e Godstime Erheneden.
Al mio collega di Fanpage.it che gli ha chiesto: "Avete avuto paura?" loro hanno risposto: "Avevano bisogno di aiuto, se qualcuno ha bisogno d'aiuto bisogna andare".
Sarebbero potuti essere italiani, anche in Italia esistono persone capaci di comportamenti eroici, però per l'appunto erano del Gambia e della Nigeria. Perché per Giorgia Meloni e Matteo Salvini è così difficile raccontarlo e ringraziarli?