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Meloni difende gli aggressori di Donno (M5s) alla Camera: “Chi provoca un ministro non ama la nazione”

Secondo la presidente del Consiglio, il problema su quanto accaduto nei giorni scorsi alla Camera non è che un deputato del M5s sia stato aggredito, ma che questo abbia “provocato”, “dileggiando un ministro”, cioè porgendo una bandiera tricolore a Roberto Calderoli. Al massimo, la cosa grave è che qualcuno della maggioranza sia “caduto nella provocazione”.
A cura di Luca Pons
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Mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni era impegnata al G7 in Puglia, il Parlamento è stato scosso dall'aggressione ai danni di Leonardo Donno, deputato del Movimento 5 stelle. Sceso nell'emiciclo per consegnare una bandiera tricolore al ministro Roberto Calderoli (un gesto simbolico di protesta contro la riforma dell'autonomia differenziata, firmata proprio da Calderoli), Donno è stato subito accerchiato da esponenti della maggioranza e colpito da alcune botte. Chiamata oggi a commentare l'accaduto, nella conferenza stampa conclusiva del G7, Meloni ha preso però una posizione decisamente critica verso l'aggredito.

"Trovo molto grave che ci siano esponenti della maggioranza che cadono nelle provocazioni", ha detto. "Grave" quindi aver colpito Donno, ma è comunque avvenuto in seguito a delle "provocazioni". La presidente del Consiglio ha poi insistito: "Prevedo che le provocazioni aumenteranno".

Poi ha attaccato direttamente le opposizioni, dicendo in sostanza che chi critica il suo governo non ama l'Italia: "Penso che i cittadini italiani si debbano interrogare su quale sia l'amore che hanno per la loro nazione esponenti politici che cercano di provocare per ottenere un risultato come quello che hanno ottenuto, dileggiando membri del governo, cercando di occupare i banchi del governo proprio mentre gli occhi del mondo sono puntati su di noi". Insomma, secondo Meloni l'obiettivo di Donno non sarebbe stato solo quello di lanciare una provocazione, ma di "dileggiare" il ministro Calderoli al punto da spingere alcuni deputati di Lega e Fratelli d'Italia ad aggredirlo (il "risultato" ottenuto), e in questo modo mettere a rischio la credibilità del governo di centrodestra.

La presidente del Consiglio, da questo punto di vista, ha mantenuto una linea anche più dura di quella di Matteo Salvini, che ieri aveva commentato parlando a sua volta di provocazioni, ma comunque condannando la violenza: "A prescindere dai protagonisti, sono convinto che alle idee e anche alle provocazioni si debba rispondere con altre idee. È sempre un errore cedere alle provocazioni. Se uno torna stanco come un mulo a casa, accende il tg e vede che in Parlamento si pestano, ti passa la voglia di approfondire", aveva dichiarato (evitando però di commentare il fatto che secondo il vicesegretario della Lega Andrea Crippa cantare Bella ciao è peggio che fare il segno della Decima Mas).

Invece, Meloni non ha parlato della rissa se non per condannare chi l'avrebbe causata con le sue provocazioni, ovvero l'opposizione. Che, in chiusura, ha nuovamente attaccato: "Per tutti quelli che sono bravi a darci lezioni sul rispetto delle istituzioni, forse se si parte dal rispetto per la propria nazione si arriva anche a un rispetto per le istituzioni, che non ho visto in questi giorni".

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