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Meloni dice che non spetta a lei chiedere ai ministri di festeggiare il 25 aprile

La presidente del Consiglio prova a spegnere le polemiche in vista del 25 aprile, recentemente riaccese dalle frasi di Ignazio La Russa sulla Resistenza e su via Rasella.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Non è ancora chiaro se Giorgia Meloni e i suoi ministri festeggeranno il 25 aprile. Quando mancano venti giorni alla Festa della Liberazione dal nazifascismo, ci ha pensato il presidente del Senato La Russa a riaccendere le polemiche, con le frasi sulla Resistenza e sull'attentato partigiano di via Rasella che hanno monopolizzato l'attenzione negli ultimi giorni. Al di là del falso storico raccontato dalla seconda carica dello Stato – che alla fine ha ammesso l'errore – anche quest'anno il 25 aprile passerà come una festa divisiva. Il giorno in cui si celebra la fine della dittatura fascista e dell'occupazione nazista in Italia.

In visita oggi al Vinitaly di Verona, Meloni ha glissato sulle domande dei cronisti presenti proprio a proposito del 25 aprile: sulla partecipazione dei ministri alle celebrazioni "non credo di doverglielo chiedere io", ha detto la presidente del Consiglio. Poi ha contrattaccato: "Queste sono tutte sono valutazioni un po' curiose, che fate voi". Insomma, non è dato sapere se e quali ministri celebreranno il 25 aprile con appuntamenti istituzionali. Difficile che lo faccia Matteo Salvini, che con la Festa della Liberazione – che di solito utilizza per rivendicare "tutte le libertà" – ha un rapporto quantomeno complicato.

Meloni è intervenuta anche sulla polemica su via Rasella, che finora aveva ignorato: "È stata una sgrammaticatura istituzionale che La Russa ha risolto da solo – ha detto la presidente del Consiglio, ammettendo a sua volta l'errore del collega di partito – Ha chiesto scusa, mi pare che la polemica sia chiusa". Poi Meloni ci ha tenuto a ribadire che "l'ha risolta lui", visto che nei giorni scorsi si è parlato di un'irritazione di Palazzo Chigi dopo le affermazioni di La Russa. Non è la prima volta, e – scommettiamo – non sarà l'ultima. Soprattutto in vista del 25 aprile.

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