Meloni dice che “lo Stato non può mantenere chi aspetta di trovare il lavoro dei sogni”
"Noi lasciamo la massima tutela a tutti coloro che non possono lavorare, agli over 60 e a chi, senza reddito, ha minori a carico". La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella puntata di Porta a porta che andrà in onda stasera, è tornata a parlare della riforma del reddito di cittadinanza.
"Uno Stato giusto non mette sullo stesso piano dell'assistenzialismo chi può lavorare e chi no", ha sostenuto Meloni. Nel 2023, il reddito di cittadinanza verrà erogato alle persone ritenute ‘occupabili' solo fino a luglio. "Ci siamo dati sette mesi per organizzare un'alternativa".
Secondo la leader di Fratelli d'Italia, il vecchio sistema del Rdc non ha funzionato anche perché "noi spendevamo soldi per il reddito e poi rimandavamo indietro all'Europa risorse per la formazione". Infatti, ha detto, "ci sono 8 miliardi non spesi del Fondo sociale europeo, oltre alle risorse destinate alla formazione nella nuova programmazione, che ammontano a 13 miliardi, e poi altre risorse del Pnrr".
Gli occupabili saranno obbligati a seguire un corso di formazione professionale di almeno 6 mesi. Questo, nelle intenzioni del governo, dovrebbe aiutare a trovare un lavoro in autonomia. "Il meccanismo che immagino in una Italia in cui i lavori si trovano e sono dignitosi", ha spiegato Meloni, "è che tu vai al centro dell'impiego, che ti dice quali sono gli ambiti in cui viene chiesto lavoro e chi ti forma". La formazione, quindi servirebbe per costruire "un meccanismo di domanda e offerta".
Una delle modifiche più discusse ultimamente è stata quella relativa alle offerte di lavoro ‘congrue'. Nel 2023, chi riceve il reddito di cittadinanza dovrà accettare la prima offerta di impiego che riceve, a prescindere che sia o meno ‘congrua', cioè adeguata al suo livello di formazione e competenza. "Se tu ti rifiuti di lavorare con un lavoro dignitoso che ti dà tutte le garanzie del caso, perché accetti di lavorare solo quando trovi il lavoro dei tuoi sogni, non puoi pretendere che ti mantenga lo Stato con i soldi pagati con le tasse di gente che ha accettato un lavoro che non era spesso il lavoro dei suoi sogni", ha commentato la faccenda Meloni. "È un fatto di giustizia". Ha poi aggiunto: "Intendo lavori non sottopagati o sfruttati ma anche lavori che non sono quelli per cui si è studiato ma che ti fanno vivere in perfetta dignità e magari senza accettare di lavorare in nero, che non credo aiuti nessuno".
Tra i temi toccati nell'intervista di Bruno Vespa anche l'immigrazione, con le frizioni tra il governo Meloni e quello francese di Emmanuel Macron. "La reazione risentita della Francia di fronte alla prima nave di una Ong mai sbarcata in Francia con a bordo 230 persone", ha detto la presidente del Consiglio, "è la spia di un problema che io temevo e che ha avuto conferma, e cioè che prima c'era un tacito accordo per cui l'unico posto di sbarco è l'Italia".
"Quelli che accogliamo", ha sostenuto Meloni, "sono banalmente quelli che hanno i soldi da dare agli scafisti, gli altri no". Di recente, il governo ha dato il via libera al nuovo decreto flussi, approvando oltre 82mila nuovi ingressi in Italia avvenuti nel 2022. "Ho scoperto che facciamo il decreto flussi a valle, dopo che i migranti sono entrati. Il decreto flussi andrebbe fatto a monte", ha commentato la presidente del Consiglio.
Durante l'intervista è arrivato anche l'annuncio che Giorgia Meloni andrà in Ucraina nei primi mesi del 2023: "Sentirò Zelensky per fare gli auguri nelle condizioni nelle quali si trovano e poi per fissare questo viaggio che vorrei fare nei primi mesi del prossimo anno", ha detto infatti.
Infine, due temi di politica economica: l'ingresso dell'Italia nel Mes, e il tetto di utilizzo dei pagamenti elettronici (saltato dalla manovra dopo l'intervento dell'Unione europea). Per quanto riguarda il fondo salva Stati, su cui il Parlamento ha discusso di recente, Meloni ha garantito: "Finché io conto qualcosa, che l'Italia non acceda al Mes lo posso firmare con il sangue. Io vorrei capire se c'è un modo per cui il Mes sia un fondo utile e che non rischi di metterci un cappio".
Per quanto riguarda invece i pagamenti con il Pos, il governo ha tentato di inserire un limite di 60 euro al di sotto del quale i commercianti potessero rifiutare le carte, ma ha dovuto fare retromarcia. Il problema sono le commissioni bancarie sulle piccole somme, ha detto la capo del governo: "Sulle piccole cifre le commissioni sul Pos non possono essere a carico degli esercenti. Non è giusto". Per questo Meloni ha annunciato che tenterà di convincere le banche ad "azzerare le commissioni per gli importi bassi", e altrimenti potrebbe nascere "una tassa sull'extragettito per le commissioni bancarie su piccoli importi. I proventi della tassazione serviranno per aiutare gli esercenti".