Meloni dice che il governo non ratificherà il Mes: cosa cambia adesso
"Il Mes è un tema che sarebbe stupido aprire adesso". Giorgia Meloni ha chiuso così la questione rispondendo a una domanda di Bruno Vespa al Forum in masseria. Il trattato europeo pensato per aiutare gli Stati che si trovano in difficoltà finanziaria è nato nel 2012, dal 2017 è iniziata una sua riforma che è stata approvata e firmata da tutti i Paesi dell'area Euro – inclusa l'Italia – il 27 gennaio 2021, ma da allora è iniziato il processo di ratifica. Tutti i governi hanno accettato le nuove condizioni, tranne quello italiano. La questione è sempre stata rimandata dagli esecutivi precedenti, e il governo Meloni si è esplicitamente detto contrario.
Come funziona il Mes
Il Mes, o Meccanismo europeo di stabilità, prevede sostanzialmente che se un Paese ha dei grossi problemi finanziari possa ricevere un prestito, in modo da evitare il default e, così, limitare anche i danni all'economia del'Eurozona. In cambio, se lo Stato che riceve il prestito ha un debito pubblico molto alto, deve impegnarsi a fare delle riforme che lo riducano.
Il prestito viene da un fondo finanziato da tutti gli Stati Ue, per un totale di 704,78 miliardi di euro. L'Italia ha già versato 14 miliardi, e potrebbe essere chiamata a darne fino a 125 miliardi in caso di necessità. Meloni in passato ha detto che l'Italia non avrebbe mai aderito al Mes finché lei guida il governo: ma ratificare il trattato non significa aderire al Mes. Finché non viene ratificato dall'Italia, però, il meccanismo non può essere utilizzato da nessuno dei Paesi che ne fanno parte.
Perché Meloni non vuole ratificarlo
Meloni ha detto che ci sono "due ragioni" per cui è stupido aprire ora il discorso del Mes: "La prima è che non ho cambiato idea, ma è una parte di una serie di strumenti che vanno discussi nel loro complesso. Non ha senso ratificare la sua riforma se non sai cosa prevede il nuovo Patto di stabilità e crescita, e per quanto riguarda quest'ultimo non sono convinto sulla proposta della Commissione". Secondo le regole del Mes, devono impegnarsi in un programma di riforme quei Paesi che prima di chiedere il prestito non rispettavano i criteri del Patto di stabilità e crescita, che adesso è in fase di riforma. Ma per completare la riforma potrebbero servire ancora anni.
La seconda motivazione citata da Meloni è che "il Mes è uno stigma che ora rischia di tenere bloccate delle risorse", perché gli Stati dovrebbero versare i fondi "in un momento in cui invece stiamo tutti cercando risorse". In più, ha aggiunto, "non verrebbe utilizzato da nessuno" perché in questo momento nessuno dei Paesi Ue è a rischio default. Secondo i suoi sostenitori, però, il fatto stesso che il Mes esista e funzioni è una difesa che per gli Stati dell'Euro, perché mostra ai mercati finanziari che ci sono delle risorse in grado di evitare il default dei Paesi.
Il Parlamento lo discuterà, cosa succede adesso
Il 30 giugno, alla Camera, inizierà la discussione generale sulla proposta di ratifica del Mes. Un appuntamento atteso da tempo soprattutto da parte delle opposizioni (Pd e Italia Viva), che infatti hanno pressato perché il dibattito fosse calendarizzato. Viste le premesse, sembra difficile che il testo sarà approvato. In più occasioni, gli esponenti della maggioranza – anche di Forza Italia, che "sulla carta sarebbe d'accordo", come ha dichiarato in passato il ministro degli Esteri Antonio Tajani – hanno ribadito le loro posizioni contrarie alla ratifica. A novembre, una mozione della maggioranza ha già impegnato il governo Meloni a non ratificare l'accordo.
Luigi Marattin, deputato di Italia viva, ha commentato: "È sempre stupefacente notare come un premier di un paese del G7 non abbia la minima idea di cosa sia il Mes. In ogni caso bando alle ciance: se la premier la pensa così, faccia votare la maggioranza contro la nostra proposta di legge di ratifica del Mes. A questo punto rimandare ancora sarebbe del tutto inutile. La aspettiamo lì".