Meloni attacca Schlein: “Se il nuovo corso del Pd è continuare a perdere, io sono contenta”
"Se il nuovo corso del Pd è andare dritti con la strategia che li ha portati alla sconfitta elettorale, io non sono nessuno per dire: cambiate strategia. Se vogliono proseguire posso essere anche contenta…". Giorgia Meloni, intervistata da Bruno Vespa al Forum in masseria, non ha risparmiato un attacco diretto alla segretaria del Partito democratico, Elly Schlein.
"So che la sua preoccupazione" sulle derive autoritarie del governo "è reale, non strumentale, e per questo la voglio tranquillizzare", ha detto Meloni: "Il centrodestra da sempre difende la libertà delle famiglie e delle imprese". Per questo, "escludo che gli italiani credano alle accuse di autoritarismo". Anzi, gli italiani giudicheranno "le nostre norme, le nostre misure e anche il pulpito da cui vengono le accuse", cioè "da quelli che difendono chi impedisce a un ministro della Repubblica di presentare il proprio libro al Salone del libro". Un tema, quello di dissenso e censura, che Meloni ha già usato per attaccare Schlein in passato.
L'accusa di un tono che scivola verso l'autoritarismo sarebbe la strategia che, secondo Meloni, "ha portato il Pd alla sconfitta elettorale" alle ultime elezioni politiche: "Ci si aspettava una destra incapace, impresentabile, isolata, che avrebbe fatto molti passi falsi. Non è accaduto, e chi ha puntato sulla narrazione di una destra autoritaria ha un altro problema: ripensare la sua narrazione".
Accordo migranti con l'Ue "un passo avanti", ma gli alleati di destra l'hanno respinto
Ieri, i ministri dell'Interno dell'Unione europea hanno approvato un primo accordo sulla gestione dei migranti: un traguardo che mancava da sette anni. Sul tema "stiamo facendo molti passi in avanti", ha detto Meloni. "Credo che chi è intellettualmente onesto possa riconoscere dalle dichiarazioni di Olaf Scholz come in Ue ci sia oggettivamente un cambio di priorità. Ha detto che ci dobbiamo occupare della dimensione esterna ma fino a ieri in Europa il dibattito era come gestiamo i movimenti secondari". Il punto, per Meloni, "è non farli partire".
All'accordo si sono opposti Polonia e Ungheria, guidati da alleati della presidente del Consiglio. Due Paesi spesso criticati per le loro posizioni sullo Stato di diritto e anche sul trattamento dei migranti. Per Meloni, però, nell'Unione europea "nessuno va spinto per allontanarsi, ma al contrario, per avvicinarsi. Comincio a vedere che si pone il tema sullo stato di diritto anche sull'Italia. È possibile che sia un modo per colpire governi distonici rispetto al mainstream".
Polonia e Ungheria sono "democrazie più giovani della nostra, perché quando finì la Seconda guerra mondiale sono stati abbandonati al gioco sovietico. Sì, c'è un lavoro che va fatto per rafforzare quelle democrazie e accompagnarle, e sono pronta a farlo perché l'Europa non è un club di serie A e B ma soprattutto una civiltà", ha concluso Meloni. E per quanto riguarda gli altri alleati di estrema destra a cui è vicina, il partito Vox in Spagna, "sta all'opposizione intanto, quindi è difficile che possa avviare provvedimenti autoritari".
Taglio del cuneo fiscale diventa strutturale? "Dipende dalle entrate"
Infine, Meloni ha toccato anche il tema dell'economia. Uno dei provvedimenti di cui il governo si è più vantato è il taglio del cuneo fiscale, che porterà da luglio a dicembre un aumento in busta paga per i lavoratori dipendenti. Dal 2024, però, gli stipendi torneranno a scendere a meno che il governo non intervenga. In Italia "c'è un problema di salari", ha riconosciuto Meloni. Il governo ha "l'obiettivo di rendere il taglio del cuneo strutturale", ma questo "dipende dalle entrate dello Stato".
Insomma, se ci saranno i soldi si farà, altrimenti no. Meloni ha aggiunto che le entrate statali "dipendono dalla crescita economica" e ha sottolineato che secondo i dati più recenti l'Italia dovrebbe crescere più della media europea nel 2023. Anche se, nel 2024, il dato previsto cala drasticamente portando l'Italia in fondo alla classifica.