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Melandri: “Lavoro gratis al Maxxi”. Ma in Cda si discute del suo stipendio

L’ex ministro è al centro di un’ennesima contestazione per il suo incarico di presidente del museo Maxxi di Roma. Nell’occhio del ciclone il suo stipendio: molti le contestano avesse garantito una prestazione gratuita. Lei controbatte affermando si riferisse solo al primo anno di attività. Non ha torto a percepire uno stipendio, forse la “politicizzazione” del suo incarico penalizza lei e, questo è certo, il museo stesso, che rimane un ente pubblico.
A cura di Andrea Parrella
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La nomina di Giovanna Melandri a presidente del Maxxi è sempre stata soggetta a strascichi di polemiche multipli, sin da quando è avvenuta nel 2011 per volere del ministro dei Ornaghi, venne scelta a sua detta "In qualità di tecnico" per questo ruolo. I riverberi politici furono acri, specie quando andavano a urtare i banchi del centrodestra parlamentare, che ritenne quella nomina assolutamente inopportuna, sia perché pareva un atto di lottizzazione politica del centrosinistra, ed anche per quell'accavallarsi di incarichi che vedeva Giovanna Melandri ancora dotata di un posto in parlamento (si precisa che tra le due cariche non vi è alcuna incompatibilità). Ma è vero quanto scrive Gian Antonio Stella sul Corriere, ovvero che in casi come questi, per dirigere una fondazione o un'ente pubblico di una portata culturale tale, c'è la necessità di scegliere un professionista, eventualmente straniero, e di pagarlo anche bene. Le parole di Giovanna Melandri invece, che proprio in virtù delle polemiche iniziali comunicò che il suo primo anno di presidenza al Maxxi sarebbe stato "pro bono", dimostrano già a priori una sorta di contraddizione interna.

Aldilà delle considerazioni nel merito della questione, la polemica scaturita proprio in questa settimana è che l'ultima riunione del Cda vedeva all'ordine del giorno una discussione sullo stipendio del presidente. Inutile dire che, indipendentemente dalle precisazioni, l'ex ministra si è trovata al centro di un'altra polemica, probabilmente politicizzata anche questa, in quanto le si contesta di percepirlo quello stipendio. Giovanna Melandri risponde legittimamente che la sua prestazione gratuita si limitava appunto al primo anno.

E questa non è la sola contestazione al centro della quale l'ex deputata si è trovata coinvolta, memori come siamo della famosa questione relativa alla proiezione al museo Maxxi del film "Girlfriend in a coma", ad opera del giornalista inglese Bill Emmot. Fu assicurata l'anteprima italiana proprio al museo, ma il film era sostanzialmente una critica ferocissima al berlusconismo. La proiezione capitava proprio durante il periodo elettorale, così Giovanna Melandri decise di rimandare il tutto, estendendo il concetto di par condicio non solo alle tv, ma pure al museo, in quanto pubblico. Un gesto anche quello legittimo, per quanto criticabile, che per forza di cose generò polemiche, quella volta dalla stessa parte politica che si trovava a rappresentare. In sostanza, la carica dell'ex ministro alla guida del museo Maxxi rischia di generare un parziale immobilismo, vista l'attenzione mediatica negativa che la coinvolge. La colpa non è di Giovanna Melandri, ma andrebbe accolta l'esistenza di questa anomalia. Senza considerare un altro fiume di polemiche nel merito delle sue presunte nomine facili per gli incarichi al museo.

La dichiarazione di Giovanna Melandri nel merito del'ordine del giorno sul suo stipendio è abbastanza limpida e chiara, il che rivela proprio questo vizio di forma: "Il compenso lo prenderò da settembre-ottobre nell'ottobre 2012, quando ho accettato l'incarico, sapevo che il Maxxi era una fondazione e che in base alla legge Tremonti avrei prestato la mia opera gratuitamente. Legge sbagliatissima, me lo si lasci dire, perché la cultura ha bisogno di grandi manager, e questi vanno pagati. Sapevo anche che era in corso una procedura, avviata dai precedenti amministratori e conclusa ad aprile, per il riconoscimento del Maxxi come ente di ricerca. Ho detto all'allora ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi: ‘Comunque vada, per un anno regalo il mio tempo prezioso'. Ho sbagliato: dovevo dire che non appena avrei potuto prendere uno stipendio me lo sarei preso, eccome. Scherzo, ovviamente. Ma sarà uno stipendio sobrio, pari a quello di altri dirigenti". Attentamente lo stesso Stella fa notare come, da qualche mese, senza troppe spiegazioni, la biblioteca del Maxxi, elemento indispensabile per quell'attività di ricerca per la quale il museo vorrebbe essere riconosciuto, sia chiusa senza troppe spiegazioni. Senza una biblioteca che ente di ricerca è?

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