Non ci mettiamo a fare classifiche, né tantomeno a recensire la retorica di Capi di Stato e Pontefici. Però, perdonateci, ma alla stucchevole retorica patriottica del discorso serale di Sergio Mattarella sull’orgoglio di essere italiani, sull’Italia crocevia di culture, sulle virtù del facilissimo, sul genio italico e sul made in Italy e sulle nostre forze armate che portano pace e amore nel mondo – un discorso che sembra fatto per piacere sia ai leghisti, sia alle sardine, quasi a voler chiudere l’anno all’insegna della pace sociale e del volemose bene – preferiamo le parole del mattino di Papa Francesco, che entrano nella carne viva dei problemi e che indicano una via da seguire per l’anno che verrà.
"Se vogliamo tessere di umanità le trame dei nostri giorni, dobbiamo ripartire dalla donna”, dice Bergoglio. Che coglie nella figura femminile il simbolo dello sfruttamento e della prevaricazione del nostro tempo, e contemporaneamente il fulcro della salvezza dell’umanità. “Se vogliamo un mondo migliore, che sia casa di pace e non cortile di guerra – ha detto Francesco -, ci stia a cuore la dignità di ogni donna”.
La donna, nel discorso di Bergoglio, diventa la chiave per raccontare i mali del mondo: la donna continuamente offesa, picchiata, violentata, la donna sfruttata nel suo corpo, che va “liberato dal consumismo”. La donna umiliata nella maternità e sul posto di lavoro “perché l’unica crescita che interessa è quella economica”. La donna costretta a viaggi pericolosi per dare un futuro ai figli e viene “giudicata numero in esubero da persone che hanno la pancia piena, ma di cose, e il cuore vuoto di amore”.
Lo ammettiamo: avremmo voluto sentire queste parole anche dal Presidente della Repubblica. Perché non siamo solo il Paese di Dante, Leonardo e Raffaello. Siamo un Paese in cui c’è un femminicidio ogni 72 ore, otto volte su dieci nel greto di quel focolare familiare esaltato da Mattarella. In cui le donne si laureano di più, prima e meglio, ma sono sotto-occupate, sotto-pagate e sotto-valorizzate, e sono, loro sì, la vera emergenza occupazionale di questo Paese. In cui i bambini non nascono più proprio perché le donne non lavorano. E in cui si fanno accordi con il governo della Libia, per trattenere in quell’inferno migliaia di donne che vengono quotidianamente violentate, torturate, messe incinta e uccise. Donne che muoiono – anche stamattina, all’alba del nuovo decennio – in quel tratto di mare maledetto che divide l’Africa dall’Europa.
Non l’ha detto Mattarella, l’ha detto Bergoglio. E forse sì, vale la pena di ripartire da qui. Perché l’orgoglio di essere italiani ce lo riprenderemo davvero quando daremo alle donne il posto che meritano e che spetta loro.