Medo Oriente, Crosetto: “Missione Unifil resti in Libano, è l’unica alternativa alla guerra sul campo”
"Non è in discussione la nostra partecipazione alla missione Unifil", e la missione "non solo va supportata ma rafforzata", perché andare via dal Libano "minerebbe definitivamente la credibilità delle Nazioni unite", mentre invece la missione è "l'unica alternativa a una guerra sul campo". Per questo, Israele e non solo deve capire che "l'Onu non può accettare di prendere ordine da nessuna delle due parti". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo al Senato con un'informativa sul conflitto in Medio Oriente.
Nonostante gli attacchi giunti da Israele alla missione Onu, e nonostante le richieste del premier israeliano Netanyahu sul ritiro della missione, "andare via ora non porterebbe alcun beneficio e minerebbe definitivamente la credibilità delle Nazioni unite", ha detto Crosetto. "La presenza può ancora costituire un elemento fondamentale per prevenire un estendersi del conflitto". Tuttavia, "Israele deve capire che i caschi blu non stanno con nessuna delle due parti e sono essenziali per la stabilizzazione, per questo non possono accettare di prendere ordini da nessuna delle due parti".
È necessario ora "convincere Israele, un Paese amico, a riprendere a essere un interlocutore con cui dialogare in modo costruttivo nell'ottica di una pace", ha insistito il ministro. "Non accettiamo che l'unico modo per risolvere le controversie internazionale sia la forza e la guerra, perché significa negare l'utilità di ogni organismo internazionale".
Ieri si è svolta una videoconferenza dei 16 Paesi dell'Ue che sostengono la missione Unifil (sono 50 in tutto gli Stati coinvolti), e dall'incontro "è venuto fuori messaggio unanime, condiviso da tutti: la missione Unifil in Libano non solo va supportata ma rafforzata e allo stesso tempo vanno rafforzate e rese credibili le forze armate libanesi". Insomma, "servono nuove regole di ingaggio che puntino a modificare e rafforzare la risoluzione 1701, datata 2006".
"Ripensare e rafforzare Unifil", per Crosetto è "l'unica alternativa a una guerra sul campo". D'altra parte, se ci fosse un "ulteriore aggravamento degli eventi, in parte già in atto", arriverebbero altre "conseguenze drammatiche per tutti".
Una soluzione diplomatica, "per quanto difficile, resta l'unica possibile". Le prospettive però sono complicate. Le azioni compiute da Israele contro la missione Unifil sono "rilevanti e gravissime, violazioni del diritto internazionale, non incidenti". Il governo israeliano si è giustificato dicendo che "le azioni non puntano a occupare la parte sud del Paese ma a ripristinare la sicurezza e consentire il rientro a circa 80mila israeliani che sono dovuti sfollare", e Crosetto gli avrebbe chiesto "di astenersi da azioni simili".
Ora, in Libano, la crisi umanitaria rischia di diventare "più ampia" di quella nella Striscia di Gaza. L'obiettivo dell'Italia e dell'Onu, quindi, "deve essere quello di stabilire un orizzonte condiviso e delineare un percorso comune per evitare che possa scatenarsi un conflitto su larga scala in Medio Oriente, con gravi ripercussioni sulla sicurezza e la stabilità di tutti".
Quella in atto è "una crisi gravissima" in cui si sono già superate "diverse linee rosse nonostante gli appelli della comunità internazionale". Oggi, "assistiamo al sistematico ricorso alle armi a Gaza e in Libano e le vittime sono soprattutto civili inermi, già duramente provate dalla pioggia di missili, droni, bombe utilizzati da ambo le parti". Crosetto ha sottolineato: "Riconosciamo il diritto di Israele di esistere e di difendersi dagli attacchi di chiunque. Allo stesso tempo, abbiamo chiesto e chiediamo a Israele di attenersi in modo rigoroso alle regole del diritto internazionale, di rispettare le basi Unifil e di proteggere la incolpevole popolazione civile nella Striscia di Gaza e in Libano".