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Medicina, stop a test d’ingresso e numero chiuso: cosa cambia per gli aspiranti medici

La riforma prevede l’abolizione del numero chiuso al primo semestre, consentendo l’iscrizione aperta per tutti gli aspiranti medici senza sostenere i test d’ingresso. Il proseguimento degli studi al secondo semestre sarà condizionato dal conseguimento di tutti gli esami previsti per il primo e dalla posizione nella graduatoria di merito nazionale.
A cura di Susanna Picone
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Stop ai test per l’accesso alla facoltà di Medicina. La novità è stata presentata in Senato dal presidente della commissione Istruzione, Roberto Marti e al presidente della commissione Sanità, Francesco Zaffini. Intenzione del governo è fare in modo che il nuovo sistema sia operativo già dall'anno accademico 2025/2026 ed è al lavoro sui decreti legislativi, in parallelo con i lavori parlamentari.

Test Medicina, cosa prevede la riforma

Con questa novità i posti arriveranno a 25 mila, mentre adesso ne sono circa 20mila. Si entrerà dopo un semestre ad accesso libero, dopodiché verrà stabilita una graduatoria nazionale che terrà conto degli esami fatti che saranno uniformi per tutti. Il proseguimento degli studi al secondo semestre sarà condizionato dal conseguimento di tutti gli esami previsti per il primo e dalla posizione nella graduatoria di merito nazionale. Coloro che non superano la selezione per il secondo semestre potranno utilizzare i crediti formativi acquisiti nei primi sei mesi per iscriversi ad altri corsi di laurea, evitando così di perdere l’anno.

La novità riguarda anche i corsi di laurea in Odontoiatria e protesi dentaria e in Medicina veterinaria. Il testo è stato approvato dalla Commissione Istruzione del Senato, deve passare in Aula e poi alla Camera. "Viene abolito il test con le domande schizofreniche, con una valutazione estemporanea di test a crocette. Si tratta di una legge delega, i particolari saranno precisati appunto nella delega", così il presidente della Commissione Sanità del Senato.

"Questa giornata rappresenta un passo storico per garantire a tutti i ragazzi l'opportunità di diventare professionisti in ambito medico – ha detto la ministra dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini – Il fabbisogno di futuri nuovi medici è di 30mila professionisti i più nei prossimi sette anni. Per soddisfarlo abbiamo già aumentato i posti disponibili per i corsi di laurea in medicina e chirurgia e veterinaria. Ma con oggi rivediamo completamente i criteri di selezione. Per il primo anno aboliamo il numero chiuso e i test d'ingresso, ma prevediamo un semestre-filtro con esami caratterizzanti, i cui risultati saranno comunque riconosciuti per percorsi formativi alternativi. In questo modo non solo investiamo nelle giuste aspirazioni dei nostri ragazzi, ma garantiamo anche una preparazione di qualità attraverso un'offerta formativa d’eccellenza".

La riforma include anche iniziative di orientamento durante gli ultimi anni di scuola secondaria, con percorsi specifici per favorire l'ingresso nei corsi di laurea. Gli studenti potranno beneficiare di una formazione mirata e, in caso di mancata ammissione al secondo semestre, del riconoscimento dei crediti acquisiti per proseguire in altre facoltà.

Anelli (Fnomceo): “Il numero programmato resta, buona notizia ma riflettere sui numeri”

“L'abolizione del test di accesso a Medicina non toglierà il numero programmato: questa è sicuramente una buona notizia perché abbiamo bisogno di programmare il fabbisogno dei futuri medici”, il commento del Presidente della Fnomceo (Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) Filippo Anelli.

La riforma prevede l'abolizione del numero chiuso al primo semestre, il proseguimento degli studi al secondo semestre sarà condizionato dal conseguimento di tutti gli esami previsti per il primo semestre e dalla posizione nella graduatoria di merito nazionale. Resta quindi il numero programmato, anche se calibrato, secondo la Fnomceo, su cifre più elevate rispetto ai fabbisogni.

“I numeri che in questo momento circolano – prosegue Anelli – non sono coerenti con il numero dei medici che andrà in pensione. Forse dovremmo fare tutti una maggiore riflessione per evitare domani la pletora medica e dovremmo tutti quanti provare a riflettere sul valore che dieci anni di formazione hanno per un giovane medico. Tra dieci anni andranno in pensione meno di 7.000 medici e oggi noi consentiamo un accesso a medicina a oltre 20.000 ragazzi: una parte di questi probabilmente non avrà occupazione”.

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