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Superbonus 110, le ultime notizie

Mediatori sospetti, offerte al ribasso e misteriosi fondi esteri: ecco gli sciacalli del Superbonus

Il governo cerca ancora una soluzione per sbloccare i miliardi di crediti incagliati del Superbonus. Mentre gli scambi ufficiali sono congelati, però, negli ultimi mesi si è sviluppato un mercato parallelo, in cui le imprese in crisi di liquidità sono prese per la gola da misteriosi intermediari, che si propongono di acquistare i loro crediti, a prezzi fortemente ribassati.
A cura di Marco Billeci
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Anche il Superbonus ha il suo "mondo di mezzo". E se pure qua non si sconfina nell'illegalità, le dinamiche ricordano quelle descritte dall'inchiesta sugli intrecci di affari, che sconvolsero Roma a metà degli anni Dieci. Sopra, c'è lo Stato incapace di mantenere la promessa, scritta nelle proprie leggi, di rimborsare i soldi, spesi per i lavori di ristrutturazione edilizia. Sotto imprese edili, ma anche privati cittadini, che aspettano di vedere finalmente sbloccati  i loro crediti, mentre si trovano sempre più con l'acqua alla gola. In mezzo, appunto, si muove una pletora di soggetti, che assicura di avere la soluzione pronta per i problemi economici di chi si trova in crisi, ma in realtà vuole lucrare sulle loro difficoltà, per avere un facile guadagno.

La premessa è nota. Varato nel 2020, il Superbonus 110 consentiva  di realizzare l'efficientamento energetico, trasformando le spese in un credito d'imposta, da cedere alle imprese, incaricate dei lavori. Queste avrebbero potuto usarlo per pagare le tasse, o cederlo a loro volta a banche o altri soggetti autorizzati. Almeno dalla metà del 2022, però, questo meccanismo si è bloccato, per motivi che sarebbe qua troppo lungo approfondire. Di fatto, migliaia di proprietari di immobili e aziende si sono trovati in pancia crediti che non riuscivano più a smaltire. Una situazione particolarmente drammatica per i costruttori che – senza più possibilità di monetizzare queste cifre  – si sono trovati senza soldi, per saldare i conti e proseguire le opere.

In questo mercato congelato, si sono fatti spazio intermediari di varia natura – avvocati, commercialisti, mediatori finanziari – che hanno iniziato a contattare le imprese edili, affermando di avere alle loro spalle compratori disposti ad aiutarli, fuori dal circuito ufficiale di vendita. La loro, però, non è certo un'opera di carità. Le offerte infatti prevedono di accaparrarsi i crediti a un prezzo fortemente ribassato, rispetto al valore nominale.

Le offerte con i tassi da usura

"È un sistema  alla luce del sole, ma molti lo stanno sottovalutando – spiega a Fanpage.it Giuseppe Piraino, uno dei principali animatori delle proteste per lo sblocco dei crediti del Sueperbonus. Continua Piraino: "Tutti coloro che sono nel settore dell’intermediazione finanziaria si sono lanciati nel gioco. Per noi che siamo con l'acqua alla gola è l'unica salvezza". Dopo l'ultimo decreto del governo Meloni, questo mercato parallelo ha subito un'ulteriore accelerata. "Io ho oltre due milioni di crediti – racconta Fanpage.it l'imprenditore edile palermitano Giuseppe Leone -. Avrò avuto almeno sessanta di queste proposte, da broker, commercialisti, gestori finanziari e quant'altro. Tutte con una richiesta di sconto, dal trentotto fino a oltre il quaranta percento, praticamente a tassi di usura".

L'imprenditore spiega come funziona il meccanismo: "Alcuni ti contattano telefonicamente, in altri casi ho risposto io a degli annunci. Le pubblicità sono sempre molto allettanti, quando però si arriva a parlare dei prezzi che sono disposti a pagare, escono sempre cifre ridicole". Leone alla fine ha sempre rifiutato le offerte perché: "questo è sciacallaggio. Se cedo i crediti con il 40 percento di ribasso, non ho nemmeno i soldi per finire i cantieri". Altri però con la pistola puntata dei conti da pagare sono stati costretti ad accettare.

Basta fare un giro sui gruppi social dei cosiddetti "esodati del Superbonus", per trovare decine di offerte del tipo che abbiamo descritto. Sono tutte molto vaghe nei termini e soprattutto, nessuna chiarisce chi sono i compratori finali. "C'è sempre qualche intermediario di mezzo, le carte vengono scoperte solo quando si passa alla finalizzazione", spiega a Fanpage.it Giovanni Savarese, costruttore edile romano. Prima di arrivare al dunque, peraltro, il più delle volte i mediatori fanno firmare un accordo di esclusiva a chi vende, in modo da legarlo mani e piedi in trattative, che spesso non portano a niente.

Abbiamo finto di essere detentori di crediti interessati a vendere e abbiamo risposto ad alcuni di questi annunci, chiedendo maggiori informazioni sulle cifre corrisposte e su chi sta all'altro capo della transizione. Anche nelle comunicazioni private – almeno nelle repliche che abbiamo ricevuto – non viene mai rivelata l'identità degli acquirenti, mentre quasi sempre la svalutazione del credito supera il 30 percento, anche solo per comprare l'annualità del 2023. Questo al netto delle commissioni da corrispondere al mediatore, che spesso vengono rivelate solo al momento dell'invio del contratto.

Chi compra i crediti

Tramite testimonianze dirette, tuttavia, è possibile tracciare un identikit dei compratori, veri o presunti. Il primo caso è quello di gruppi imprenditoriali che hanno lo spazio fiscale, per assorbire subito i crediti in vendita. Solitamente, questi gruppi acquistano l'ammontare relativo all'anno in corso, così da poter realizzare un guadagno immediato. Per fare un esempio, se compro un cassetto di crediti a 70 mila euro, con uno sconto del 30 percento, il giorno dopo posso compensare tasse per 100mila euro.

"Si approfittano di imprese che sono alla canna del gas – dice Giuseppe Leone -. Acquistano i crediti con quattro soldi e poi compensano le tasse a valore pieno".  C'è poi un'ulteriore complicazione, che solleva Giovanni Savarese: "Oggi le banche e gli altri investitori ‘ufficiali' non si prendono le annualità frazionate, vogliono l’intero cassetto fiscale". Quindi, spiega l'imprenditore: "Se io ho 500mila euro di crediti e vendo i 100mila euro del 2023, non potrò più cedere gli altri 400mila".

Eppure, per paradosso, questa è la situazione più "fortunata" che può capitare. In molti altri casi, gli intermediari propongono negoziazioni, in cui fondi d'investimento italiani o esteri sarebbero disposti a comprare anche  l'intero cassetto fiscale delle imprese. "Ma si tratta di frodi, so di gente che si è fatta fregare soldi, perché chiedono degli anticipi, per pratiche che poi non portano a nulla", spiega Giuseppe Piraino. E prosegue: "Parlano di fondi di investimento, spesso stranieri: svizzeri, americani, arabi ma è tutta una balla, non ti dicono mai il nome del fondo, si nascondono dietro la privacy".

I fondi fantasma

Secondo Piraino, le proposte celerebbero un altra verità. "Ci sono dei gruppi di acquisto che stanno raggruppando parecchi contratti di migliaia di imprese, per milioni di euro. Quando si riapriranno le cessioni alle banche, proporranno questi crediti, con uno sconto diciamo del 20 percento, mentre da noi li hanno comprati con un ribasso del 35. In questo modo, guadagneranno un sacco di soldi senza fare praticamente nulla".

Insomma, secondo questa ricostruzione, le entità per conto di cui agiscono questi intermediari cercherebbero di raccogliere crediti a costo zero – poiché il pagamento avverrebbe solo a cessione avvenuta –  anzi, chiedendo anticipi per svolgere le pratiche. E quando il mercato si sbloccherà, li offriranno alle banche o a altri soggetti, blindati da contratti di esclusiva, a un prezzo più alto di quello dell'acquisizione, realizzando un forte guadagno.

"Di tutti gli imprenditori che conosco, nessuno è riuscito a concludere la trattativa con un fondo – afferma Piraino -. Questi mediatori non hanno dietro niente, si stanno solo mettendo in pancia tutto quello che serve per avere in futuro un portafoglio clienti. Sono loro i veri sciacalli". Aggiunge il costruttore Giovanni Savarese: "Questi soggetti anno che prima o poi la situazione si deve sbloccare. Tra l'altro l'ultimo decreto del governo elimina lo sconto in fattura, per cui i crediti che rimangono diventano più appetibili".

C'è infine un ultima opzione che viene offerta, raccontano i costruttori, per i crediti classificati come inesigibili. In questo caso viene pagato meno del dieci percento, rispetto al valore nominale del beneficio fiscale. Una cifra minima, che tuttavia le imprese sono tentate di accettare, pensando che sia meglio che niente, per quegli importi vecchi di anni, considerati ormai  impossibili da riscuotere. Secondo Giuseppe Piraino, questa categoria di crediti finirebbe poi all'interno del circuito del mercato finanziario sotto forma di obbligazioni, tramite operazioni di cartolarizzazione. Un percorso che solleva più di un dubbio circa la creazione di possibili bolle speculative, poiché appunto il valore dei crediti sottostanti a questi titoli è tale solo sulla carta.

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