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Mediaset, i documenti che smontano il teste americano di Berlusconi

Il Cavaliere aveva annunciato che avrebbe portato prove schiaccianti della sua innocenza nell’ambito del processo Mediaset, sottolineando come la sua testimone Dominique Appleby non sapeva nulla dell’inchiesta a sua carica. Ma un carteggio in mano alla procura di Milano dimostrerebbe che le cose stanno diversamente.
A cura di Biagio Chiariello
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Si chiama Dominique O’Reilly Appleby e, agli occhi di Silvio Berlusconi è l'"asso nella manica" che dovrebbe portare a ribaltare la sentenza definitiva di condanna per frode fiscale nel caso Mediaset-diritti tv. Il Cavaliere ieri nella conferenza stampa nella sede di Forza Italia a Roma ha presentato i nuovi documenti che verranno presentati alla Corte d'Appello di Brescia "per chiedere la revisione del processo". Nel carteggio si legge di 12 testimoni-chiave ("di cui 7 totalmente nuovi" ha detto Berlusconi) che dimostrerebbero come Mediaset e l'ex premier siano loro vittima di una truffa organizzata dal produttore cinematografico Frank Agrama. Secondo i documenti, in forma di affidavit formalizzati in data 20 novembre 2013 in California, Dominique Appleby avrebbe saputo dell'inchiesta sul caso Mediaset a carico di Silvio Berlusconi solo lo scorso luglio e — queste le sue parole nella dichiarazione giurata — si è detta "scioccata dal sapere della sentenza dell’agosto 2013" e si è attivata subito con gli avvocati, ma "senza avere risposta". Quindi spedisce il giuramento in cui dice anche che "Mister Berlusconi non ha avuto alcun pagamento da Mister Agrama e non ha partecipato né era consapevole" della trama ordita da "Mister Agrama, Mister Gordon e Mister Lorenzano per spartirsi i profitti dai prezzi Paramount".

In realtà la Appleby sapeva dell'inchiesta sul caso Mediaset a carico di Silvio Berlusconi già dal 2007. Almeno secondo quanto si può appurare da un carteggio tra la procura di Milano e la magistratura svizzera in relazione ad una rogatoria, diversamente da quanto si va affermando nell'affidavit letto ieri dall'ex premier dove emergerebbe che il manager aveva saputo dell'inchiesta solo pochi mesi fa.  La Appley era cointestataria, assieme ad Agrama, di un conto corrente svizzero sul quale, negli anni Novanta, sono transitati quasi 4,3 milioni di dollari erogati, sembrerebbe in nero, da Wilthire Trading e da Harmony Gold, le due società dello stesso Agrama che si occupano di compravendita dei diritti tv. Almeno questo è quanto emerge dalla consulenza del pubblico ministero di Milano Fabio De Pasquale e depositata tra gli atti del processo che ha visto la condanna di Berlusconi. Ma Dominique Appleby è però la stessa che nel 2007 si era opposta al procedimento che ha detto di ignorare. E dunque il sospetto degli inquirenti è che la donna fosse un prestanome di Agrama.

Ghedini: "Cercano di sminuire le dichiarazioni di Appleby”– Con una nota, Niccolò Ghedini, avvocato di Silvio Berlusconi ha però sottolineato subito che "si tenta con argomenti totalmente fuorvianti di sminuire la assoluta rilevanza delle dichiarazioni di Dominique Appleby". "È più che noto agli atti che la signora aveva delle cointeressenze economiche con Franck Agrama", ha spiegato Ghedini, "proprio questo fa sì che la teste conoscesse perfettamente i meccanismi dell'acquisto e della vendita dei diritti cinematografici tanto da essere compartecipe degli utili".

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