Maxi base militare in un parco protetto, Regione Toscana sapeva del no dei tecnici da un anno: il documento
Chi arriva a Pisa da sud, lungo la strada statale dell'Aurelia, può pensare che ad accoglierlo in città sia il profilo della celebre torre pendente. La realtà è piuttosto diversa: la prima immagine che si incontra sulla sinistra è il filo spinato dei confini di Camp Darby, una delle più grandi basi americane presenti sul territorio europeo. Davanti, si stagliano le sagome gli aerei che dall'aeroporto militare partono alla volta della Polonia, carichi delle armi destinate all'esercito ucraino, per combattere l'invasione russa. Sulla destra, al contrario, chi si voltasse vedrebbe gli alberi e i prati della tenuta di Coltano, in passato proprietà della presidenza della Repubblica e grande parco urbano. Ben presto, però, quella distesa verde potrebbe essere invasa da una cittadella militare di quasi 73mila metri quadri, per oltre 445mila metri cubi di nuove costruzioni.
Con decreto del 14 gennaio 2022, pubblicato in Gazzetta il 23 marzo, infatti, il governo Draghi ha autorizzato "la realizzazione della sede del Gruppo intervento speciale del gruppo di Reggimento Tuscania e del Reparto Cinofili" nell'area del parco di Coltano. Un maxi intervento che prevede la costruzione di caserme uffici, magazzini, piste di decollo; ma anche palestre, parcheggi e villette a schiera, destinate a ospitare più di mille persone. Tutto pagato con i fondi del Pnrr, cioè con i soldi che – dopo l'emergenza Covid – l'Europa ha messo a disposizione per finanziare, prima di tutto la transizione ecologica. E che ora, invece, l'Italia vorrebbe usare per cementificare ettari di un parco pubblico.
La Regione Toscana sapeva: i documenti dei pareri (negativi) richiesti all'ente parco
"Ad oggi noi non sappiamo quante risorse del Pnrr sono stanziate per il progetto, ma possiamo immaginare che si tratti di centinaia di milioni di euro. Stiamo parlando di un’area del parco, pari alla metà del centro storico di Pisa: una transizione ecologica al contrario, senza nessuna compensazione possibile", spiega a Fanpage.it Francesco Auletta, consigliere comunale pisano di "Diritti in Comune", il gruppo che per primo ha sollevato il caso. Racconta Auletta che dopo aver scoperto in Gazzetta Ufficiale il decreto che dava il via libera al progetto, tutte i vertici delle istituzioni locali hanno negato di esserne a conoscenza.
La realtà, però, è ben diversa, come dimostra un altro documento scovato dal politico pisano. Si tratta di un parere preliminare sull'impatto della costruzione della base militare, chiesto dalla Regione ai tecnici del Parco di San Rossore, Migliarino, Massaciuccoli, al cui interno si trova la tenuta di Coltano. Il documento è datato 21 aprile 2021, dunque circa un anno prima della pubblicazione del decreto, firmato da Draghi. La risposta degli esperti già all'epoca era stata impietosa. Nella relazione, sono innanzitutto elencati nel dettaglio tutti i vincoli ambientali e paesaggistici a cui è sottoposta l'area. Si precisa poi che all'interno del piano del parco, i terreni interessati al progetto sono classificati come zone agricole, per le quali non è consentito il cambio di destinazione d'uso, se non in casi limitati. Per questi motivi, è la chiosa del testo, "nuove volumetrie, nuove edificazioni con nuove forme di urbanizzazione (di qualsiasi tipo) non sono ammesse".
Il durissimo parere dei tecnici del parco, tuttavia, potrebbe servire a poco, così come i diversi vincoli ambientali e paesaggistici che dovrebbero tutelare la zona. Il governo Draghi ha infatti dichiarato il progetto della mega struttura militare come "di interesse strategico nazionale". Tradotto, per dare l'ok ai lavori è attivata una procedura iper semplificata, che prevede solo il via libera da parte del Co.Mi.Par, la commissione Stato-Regione per la regolamentazione delle servitù militari. "È un’arma caricata sul futuro del parco", dice a Fanpage l'architetto Giovanni Maffei Cardellini, esponente di spicco di Italia Nostra ed ex presidente dell'ente Parco di San Rossore, carica che ha ricoperto fino a giugno 2021.
Maffei Cardellini spiega che fin dai suoi primi approcci con le autorità centrali che proponevano di costruire della struttura, aveva intuito la volontà di procedere spediti, senza ascoltare eventuali obiezioni del territorio. Poi l'ex presidente del parco attacca: "La tenuta di Coltano è un’area di meravigliosa biodiversità. Dovrebbe essere un luogo dove si conserva il territorio, ma si propone anche un modello di sviluppo alternativo al consumo di suolo, tramite interventi di riqualificazione e manutenzione". E conclude: "Qui invece, avviene l’opposto, si porta all’interno del parco, una visione di urbanizzazione violenta, per di più calata dall’alto".
L'altro aspetto oscuro di questa storia è come un simile progetto possa rientrare nei criteri imposti, in merito alla transizione ecologica, per accedere ai fondi del Pnrr. Una prima risposta è fornita dalla già citata relazione dei tecnici del parco, che spiegano come, secondo i proponenti: "l’intervento contribuirà a sostenere la transizione verde, perché permetterà la dismissione di edifici energivori attualmente in uso a Firenze, e altri siti delle forze armate", da sostituire con strutture più efficienti. Anche se questo fosse il caso, tuttavia, rimane poco comprensibile perché alla ristrutturazione dell'esistente, venga preferita una colata di cemento in un'area protetta, "senza una corretta ed adeguata analisi di tutti i fattori ambientali, territoriali e paesaggistici necessari per un intervento di tale portata", come recita la relazione degli esperti.
Un'altra vulgata, poi, vorrebbe che in realtà l'intervento fosse in gran parte destinato a riqualificare edifici dismessi, già presenti nell'area. "In realtà, solo una piccola parte è occupata da una base radar americana dell'anteguerra – ribatte Francesco Auletta -, ma è una porzione piccolissima, solo un tredicesimo del progetto complessivo". Una gran parte dei terreni, invece, è da anni in affitto ad aziende agricole della zona, che là fanno pascolare gli animali e coltivano grano e cereali, produzioni particolarmente importanti in questo periodo di guerra in Ucraina. "Si creerebbe dunque anche un danno all'economia del territorio", dice ancora Auletta, qualora venisse realizzato quello che ancora nel parere redatto dai tecnici del parco viene definito "un rilevantissimo consumo di suolo".
Negli ultimi giorni, le voci contrarie alla costruzione della nuova base militare di Coltano si stanno moltiplicando. Contro il progetto, si sono espressi anche Cgil, Legambiente, Un Ponte per ed altre associazioni ambientaliste e pacifiste. Anche gli esponenti del Partito Democratico pisano e regionale, dopo alcune titubanze, hanno avanzato le loro critiche. Sul tema sono state presentate due interrogazioni parlamentari, da parte di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e Yana Ehm di Manifesta. Si vuole capire anche se altri interventi simili sono in programma in altre aree del Paese. Il rischio, infatti, è che mentre si discute tanto di alzare o no i fondi per la difesa al due percento del pil, un'aumento delle spese militari molto più rilevante si realizzi in modo "occulto", utilizzando altre voci del bilancio dello Stato.