Maurizio Martina boccia il referendum sul Reddito di cittadinanza: “Non è lo strumento giusto”
Dopo giorni di discussione su un’eventuale referendum per abrogare il reddito di cittadinanza, uno dei candidati alla segreteria del Partito Democratico, Maurizio Martina, boccia con decisione questa proposta. Avallata anche tra le fila del Pd. “Qualcuno – scrive su Facebook l’ex ministro – ipotizza un referendum sul reddito di Cittadinanza. Non sono d’accordo. Penso che non sia lo strumento per fare la nostra giusta battaglia in alternativa alle scelte pericolose di Lega e Cinque Stelle. Noi dobbiamo sfidare il governo dimostrando che si può fare meglio e di più nella lotta alla povertà e nella tutela della disoccupazione con le risorse che spende per quella misura”.
Secondo Martina non serve ricorrere a un voto referendario per abrogare la misura introdotta dal governo per volontà dei Cinque Stelle, ma bisogna presentare una “controproposta chiara”: “Anziché spendere 6 miliardi per un intervento che sarà inefficace, complicato e iniquo, proponiamo di usare 3 miliardi per completare definitivamente il Reddito di Inclusione con i Comuni che abbiamo avviato noi e che viene riconosciuto come essenziale nel contrasto alla povertà”.
Non solo il Reddito di inclusione, però. Altri tre miliardi Martina li vorrebbe dirottare per il “sostegno dei disoccupati, concentrando lo sforzo sugli ammortizzatori sociali universali e irrobustendo subito l’assegno di disoccupazione (Naspi) per i giovani che entrano nel mondo del lavoro senza storia contributiva e per chi ha più di 50 anni, perde un lavoro e ha bisogno di tempo e formazione adeguata per ritrovarlo”.
Per spendere i sei miliardi di euro previsti dal reddito di cittadinanza sarebbe quindi questa la soluzione migliore, secondo il candidato alla segreteria del Pd: “3+3. Reddito di Inclusione e ammortizzatori per i disoccupati. Oltre la propaganda e la demagogia del governo. Due interventi equi e concreti molto più necessari. Ecco cosa deve fare il Pd”.