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Maurizio Landini ha annunciato lo sciopero generale contro il governo Meloni

Il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha annunciato che lo sciopero generale si terrà in autunno per protestare contro la legge di Bilancio del governo Meloni.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Lo sciopero generale si farà, in autunno. Maurizio Landini ne parla per la prima volta esplicitamente, finendo per annunciarlo, durante un intervento a Brescia. Il leader della Cgil, nell'ultimo periodo, ha paventato l'ipotesi a più riprese, ma non ha mai dato tempi precisi. Da mesi il sindacato è in una fase di mobilitazione, ma ora si prospetta l'idea di incrociare le braccia per almeno una giornata. Certo, contro una legge di Bilancio che fondamentalmente deve ancora essere scritta. Il governo Meloni si approccerà alla manovra dopo l'estate, ma per il segretario della Cgil non c'è molto da discutere.

Lo sciopero generale "sarà in autunno", dice Landini a Brescia. "Sarà necessario farlo contro la legge di bilancio – aggiunge – Faremo una consultazione straordinaria tra i lavoratori a settembre e non solo per chiedere se mobilitarsi, ma anche per capire come vogliamo farlo e come convincere le persone a venire con noi a Roma".

La prospettiva economica, in effetti, è abbastanza nera. Basta pensare al taglio del cuneo fiscale, che di per sé, se dovesse essere confermato, impiegherebbe gran parte dei fondi a disposizione del governo per la manovra. In alternativa si ridurranno gli stipendi netti, un po' come accaduto con la fine del taglio delle accise sulla benzina.

"Io chiedo al governo che cominci a discutere col sindacato, cosa che non sta facendo – insiste ancora Landini – Ci sono una serie di tavoli finti". E attacca: "È quello che noi stiamo rivendicando e scenderemo in piazza anche per questo".

Delle convocazioni del governo, i sindacati si lamentano da mesi. Anche il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha più volte segnalato come questi incontri interlocutori non servano sostanzialmente a nulla. Sono più che altro delle riunioni in cui il governo spiega la linea generale dei provvedimenti, senza instaurare un vero dialogo – a detta dei sindacati – e senza coinvolgere i lavoratori nelle scelte politiche.

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