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Maturità 2025, il chiarimento del ministero sul voto in condotta: “Nessun dietrofront sull’ammissione”

Nessun dietrofront del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sui criteri di ammissione alla maturità 2025 dopo la confusione generata da alcuni organi di stampa. Oggi il ministero ha chiarito che “l’insufficienza che comporta la non ammissione riguarda solo il voto in condotta e non il profitto”.
A cura di Giulia Casula
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Nessun dietrofront del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara sui criteri di ammissione alla maturità 2025. La smentita è arrivata dal ministero stesso dopo la confusione generatasi nelle ore precedenti. Alcuni organi di stampa avevano raccontato di una retromarcia sui requisiti per partecipare all'esame di Stato precisando che sarebbero potuti essere ammessi anche gli studenti con un'insufficienza in una materia. Oggi il ministero ha chiarito che "l'insufficienza che comporta la non ammissione riguarda solo il voto in condotta e non il profitto". Resta ferma quindi la novità introdotta per la maturità 2025, ovvero il criterio legato al voto di condotta, che dovrà essere superiore al 6.

Dunque con un'insufficienza sul profitto i consigli di classe possono ammettere il candidato all'esame di Stato mentre col 5 in condotta non si potrà sostenere la maturità. Col 6 invece si dovrà portare una tesina su educazione civica. La confusione sarebbe stata generata da una nota diffusa dal ministero poco dopo la circolare, che sarebbe stata fraintesa da alcuni giornali. "Le disposizioni di cui alla legge 1 ottobre 2024 – spiega in una circolare alle scuole il direttore generale del Ministero dell'Istruzione, Antonella Tozza – sono intervenute esclusivamente sulla tematica della valutazione del comportamento in relazione agli scrutini e all'esame di Stato, senza riguardare in alcun modo le previsioni relative alla valutazione delle discipline ai fini dell'ammissione all'esame di Stato".

Pertanto, per quel che riguarda la valutazione delle discipline, restano in vigore le vecchie disposizioni che "prevedono che siano ammessi all'esame di Stato conclusivo del secondo ciclo d'istruzione i candidati interni che conseguano una votazione non inferiore ai sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline valutate con l'attribuzione di un unico voto secondo l'ordinamento vigente e un voto di comportamento non inferiore a sei decimi e dispongono, inoltre, che soltanto in caso di votazione inferiore a sei decimi in una disciplina o in un gruppo di discipline, il consiglio di classe possa deliberare, con adeguata motivazione, l'ammissione all'esame conclusivo del secondo ciclo".

Sulla questione è ancora più netto il ministero. "Si smentisce la ‘bufala' riportata da un quotidiano online circa un presunto dietro front del Ministro sui requisiti di ammissione all'esame di maturità. La nota che viene citata, del direttore generale degli ordinamenti scolastici, ricorda semplicemente alle scuole (a seguito di alcune richieste di chiarimento) che le nuove disposizioni introdotte con la legge n. 150/2024 riguardano solo l'incidenza del voto di condotta ai fini dell'ammissione all'esame di Stato e non i requisiti di ammissione relativi alle materie. Questi ultimi sono e restano disciplinati dal decreto legislativo 62/2017, non modificato per questa parte dalle nuove disposizioni", si legge nel comunicato diffuso dal Mim. "Una serena e obiettiva lettura della nota ministeriale avrebbe evitato inutili allarmismi", conclude.

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