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Mattia Santori: “Denunciatemi pure se coltivo cannabis, ma la politica si esprima sul tema”

Continuano a far discutere le dichiarazioni del leader delle Sardine: “Pronto ad ogni conseguenza, c’è una comunità che da decenni aspetta rappresentanza politica e che viene solo criminalizzata”
A cura di Beppe Facchini
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Un gesto definito “provocatorio”, ma che punta a porre seriamente un tema. Lo stesso che da qualche settimana ha fatto capolino (ancora una volta) nei palazzi romani del potere e che riguarda la regolamentazione della cannabis in Italia. Stanno facendo discutere le dichiarazioni di Mattia Santori, leader del movimento delle Sardine e consigliere comunale con delega a turismo e giovani a Bologna, eletto tra le fila del Pd, il quale ha recentemente ammesso di consumare e di coltivare in casa marijuana. Non è la prima volta che il giovane attivista bolognese si espone in prima persona sul tema, ma stavolta le sue parole hanno fatto più rumore rispetto al passato, attirando le critiche del segretario del Carroccio, Matteo Salvini, e dei rappresentanti locali di Lega e Fdi, che hanno subito annunciato due esposti in procura. “Denunciatemi pure” ha ribattuto quasi in diretta, tramite social, il fondatore delle Sardine, che ai microfoni di Fanpage.it aggiunge: “L'ho chiesto espressamente perché nel momento in cui si denuncia Mattia Santori per un gesto di questo tipo si stanno denunciando centomila autocoltivatori che sono consumatori responsabili. Che tolgono soldi alle mafie, al narcotraffico, alla criminalità organizzata. Per cui la politica deve esprimersi su questo. È chiaro -continua- che il mio è un gesto provocatorio, che però si inserisce in un dibattito nazionale che si sta svolgendo in Parlamento, quindi comunque la domanda, che la faccia Santori o la faccia il ddl Magi, arriverà: da che parte state? Dove sono i criminali? Chi sono quelli da perseguire e quelli che invece non stanno facendo niente di male? Lo vogliamo dire? Lo vogliamo riconoscere o continuiamo a far finta di niente?”

“Mi ha stupito molto che la gente sia stupita dalla mia posizione -prosegue Santori-. Due anni fa ho lanciato le Sardine e c'ho messo il corpo, la faccia, il tempo, i rapporti familiari, la credibilità professionale. Cioè, rimango quella persona lì. Per me fare politica non è pigiare i tasti su un tablet per dire favorevole o contrario. È anche quello, ma è soprattutto dare rappresentanza. Nel momento in cui mi espongo -sottolinea- so che c'è una comunità che da decenni aspetta rappresentanza politica e che viene solo criminalizzata. Allora io credo che questo non sia giusto e credo che il nuovo passo della politica (e io spero di fare parte della nuova comunità politica progressista di nuova generazione) sia di mettersi a livello delle persone che tu rappresenti. Io in questo momento sto rischiando il lavoro, la credibilità, la fedina penale, le perquisizioni tanto quanto tutte quelle persone che esistono in Italia, che fanno questo, che rischiano o che hanno già affrontato i processi che magari affronterò anche io”.

Santori, quindi, è pronto ad ogni conseguenza del suo coming out, se così si può definire. Conseguenze che potrebbero essere anche politiche, all'interno di un partito come il Pd che nel corso degli anni non ha sempre avuto un'idea unica e netta sul tema cannabis. “Questa cosa che nessuno di voi capisce da che parte sta il Partito Democratico è un tema che il Partito Democratico secondo me dovrebbe porsi -spiega ancora Santori-. È molto chiara la mia posizione, come sono molto chiare quelle di Cappato sull'eutanasia o altre posizioni. Il Pd su questo dovrebbe fare chiarezza, ma soprattutto per una serenità interna. L'indecisione porta all'infelicità: il Partito Democratico vuole essere un partito felice e rappresentativo? O vuole essere un partito perennemente sotto stress perché non sa mai che posizione prendere? Io ho fatto un assist -rimarca il consigliere bolognese-: l'ha sicuramente colto la destra facendo il gioco delle parti, Salvini che mi vuole denunciare e tutte queste cose che abbiamo già visto. Mi chiedo se questo assist viene colto anche da una certa parte del centrosinistra. Io me lo auguro, ma non sta a me deciderlo”.

A commentare le parole di Santori sono stati però anche il sindaco della città, Matteo Lepore, e il governatore Stefano Bonaccini, entrambi del Pd. “Le leggi vanno rispettate” il loro messaggio. “Con Lepore c'è stato un confronto chiaro e trasparente -assicura la sardina-. Sappiamo di avere modalità diverse, lui sa benissimo che questo è un tema a me caro: non c'è stata nessuna tirata di orecchie, semplicemente c'è stato un chiarimento perché io questa cosa l'ho fatta di mia spontanea volontà, ho rivendicato la mia libertà politica e lui ha però chiesto il rispetto delle istituzioni. È chiaro che il tema che pone lui è vero -conclude Santori-: la disobbedienza civile non si sposa sempre con i ruoli amministrativi, io credo che però si sposi molto con un certo modo di fare politica”.

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