Matteo Salvini replica ad Armando Spataro: “Se è stanco vada in pensione, basta parole a sproposito”
Le parole di Armando Spataro, procuratore capo di Torino, non sono piaciute al ministro dell’Interno Matteo Salvini. La critica esplicita al vicepresidente del Consiglio per i suoi tweet sull’operazione in corso ha portato a una immediata replica di Salvini, molto dura nei confronti del procuratore, che invita a ritirarsi “dal lavoro” e andare in pensione. “Basta parole a sproposito. Inaccettabile dire che il ministro dell'Interno possa danneggiare indagini e compromettere arresti. Qualcuno farebbe meglio a pensare prima di aprire bocca”, attacca.
Poi Salvini lancia un messaggio diretto, chiaro e per nulla morbido nei confronti di Spataro: “Se il Procuratore capo a Torino è stanco, si ritiri dal lavoro: a Spataro auguro un futuro serenissimo da pensionato”. E il ministro dell’Interno tenta poi di giustificare la motivazione che ha portato a quei tweet che hanno fatto infuriare Spataro: “Se il capo della Polizia mi scrive alle 7:22 informandomi di operazioni contro mafia e criminalità organizzata, come fa regolarmente, un minuto dopo mi sento libero e onorato di ringraziare e fare i complimenti alle forze dell'ordine”.
Poco prima il ministro dell’Interno aveva scritto anche su Twitter, annunciando di voler rispondere al procuratore anche con una diretta su Facebook, che terrà intorno alle 16: “Sono stufo di offese, insulti, minacce e attacchi quotidiani. Faccio il ministro dell'Interno da sei mesi e penso di farlo bene, guardando i risultati. Se a qualcuno non piace, che si candidi alle prossime elezioni, ma adesso lasciateci lavorare in pace. Alle 16 voglio raccontare agli Italiani, in diretta Facebook, cosa abbiamo fatto e cosa faremo”.
L'accusa di Spataro
Lo scontro è nato dopo le parole del procuratore capo di Torino, Armando Spataro, sull'operazione di questa mattina nel capoluogo piemontese e sui tweet di Salvini. "Ci si augura – afferma Spataro – che per il futuro il ministro dell'Interno eviti comunicazioni simili o voglia quanto meno informarsi sulla relativa tempistica al fine di evitare rischi di danni alle indagini in corso, così rispettando le prerogative dei titolari dell'azione penale in ordine alla diffusione delle relative notizie".