Matteo Salvini: “Masturbarsi in pubblico deve tornare a essere un reato”
La condanna al semplice pagamento di una multa per il ragazzo albanese che si "esibì" davanti a una sedicenne che si riparava dalla pioggia a San Donà di Piave ha immediatamente acceso la reazione di Matteo Salvini. Prontamente, il Ministro dell'Interno ha dichiarato: “Masturbarsi in pubblico non è più reato, come deciso dal governo di centrosinistra nel 2015. Risultato: un 28enne albanese che si era esibito davanti a una ragazzina non avrà conseguenze penali ma solo una multa, come riportato dal ‘Gazzettino' di Venezia pochi giorni fa”. Il vicepremier ha anche aggiunto di avere l’intenzione di scrivere, quanto prima, una lettera al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per “rimediare a un altro regalo del PD agli italiani” e far tornare la masturbazione in luogo pubblico un reato penale.
Secondo l’articolo 527 del codice penale, si considerano osceni gli atti che, per il comune sentimento, offendono il pudore. Più precisamente, il pudore sessuale. E questo è certamente avvenuto quando quattro anni fa il 28enne si è masturbato davanti alla ragazzina. Con la depenalizzazione dei reati operata dal governo Renzi, però, quello che fa riferimento agli atti osceni in luogo pubblico prevede una sanzione amministrativa e la reclusione da 4 mesi a 4 anni solo se l’atto viene commesso in luoghi o nelle vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori. Quindi, il ragazzo pagherà una multa, ma non rischia nessuna pena.
Cosa è cambiato con la depenalizzazione del governo Renzi
Con la riforma del sistema sanzionatorio, si sono trasformati in illeciti amministrativi tutti i reati puniti con la sola pena pecuniaria, della multa o dell’ammenda. Tra quelli depenalizzati che fecero più riflettere ci sono gli atti osceni in luogo pubblico, le pubblicazioni e gli spettacoli osceni, il turpiloquio. Poi ancora il rifiuto di prestare la propria opera in occasione di un tumulto, l'abuso della credulità popolare, le rappresentazioni teatrali o cinematografiche abusive, la violazione della legge sul diritto d’autore e infine l'omesso versamento di ritenute previdenziali e assistenziali da parte del datore di lavoro. Avendo validità retroattiva, le nuove sanzioni sono applicate anche alle violazioni commesse prima dell'entrata in vigore del decreto. Come nel caso nel 28enne albanese.