Matteo Salvini dice che non manderà la figlia a scuola se sarà obbligatoria la mascherina
Non accenna a placarsi lo scontro fra il ministro della Scuola Lucia Azzolina e il leader della Lega Matteo Salvini. Al centro della polemica ancora una volta le modalità con le quali il governo immagina di riportare gli studenti in classe e gestire la delicatissima fase di transizione del mese di settembre. Ora l’ex vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno alza il tiro e, nel corso di un comizio elettorale a Trani, minaccia una sorta di boicottaggio delle indicazioni che il ministero dovrebbe dare a giorni per il rientro in classe. Dopo aver rilanciato la mezza bufala delle scatole di plexiglas in cui sarebbero chiusi i bambini (che non è in alcun documento ufficiale), Salvini promette di non mandare la figlia a scuola nel caso in cui il protocollo prevedesse l’utilizzo obbligatorio della mascherina: “L'ho detto: se costringono mia figlia e i vostri figli di sette anni ad andare a scuola chiusa nel plexiglas, con la mascherina e con i banchi con le rotelle, io a scuola non ce la mando”.
Poi la replica diretta al ministro Azzolina: “Sono mesi che chiediamo di sapere come riapriranno le scuole, come accompagnare i nostri figli e come andarli a prendere, lei preferisce darmi del gaglioffo senza rispondere alle nostre domande. Sostiene che io ce l’abbia con lei in quanto donna, ma è falso. Io ce l’ho con lei in quanto è incapace”.
Le mascherine per i bambini sotto i 12 anni
La posizione di Salvini, ancorché prematura (dato che non vi è un protocollo definitivo per disciplinare il ritorno a scuola e la gestione delle attività didattiche in classe), si inserisce però in un dibattito molto complesso, su cui ha preso posizione anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (pur senza esporsi direttamente sulla questione scuola). Con recenti linee guida, infatti, OMS ha spiegato che considera possibile l’utilizzo della mascherina “alle stesse condizioni degli adulti” per i bambini sopra i 12 anni, mentre dai 6 agli 11 anni andrebbero valutate la diffusione del coronavirus e la frequenza delle interazioni con gli anziani. N