Matteo Renzi ritira fuori il progetto del Ponte sullo Stretto. E il ministro Franceschini risponde
Il leader di Italia viva Matteo Renzi, nel suo ultimo libro ‘La mossa del cavallo. Come riconciare, insieme' edito da Marsilio (che sarà in libreria dal 4 giugno) parla delle prossime sfide che il Paese dovrà affrontare, rilanciando l'idea del Ponte sullo Stretto, più utile per la ripresa economica, secondo l'ex premier, rispetto al reddito d'emergenza. L'opera, sempre molto discussa perché sorgerebbe in un'area ad alto rischio sismico, simbolo della campagna elettorale di Silvio Berlusconi del 2001 (allora il Cavaliere mostrò anche un modellino) torna ad accendere l'interesse della politica. "La sfida che abbiamo davanti è una grande sfida politica. Dovremo ripensare molto, se non tutto. E tenere insieme riformismo politico, crescita economica, civiltà garantista, patriottismo della bellezza e della cultura. Quale paese vogliamo costruire? Quali infrastrutture vogliamo sbloccare? Sono domande a cui è urgente rispondere, se vogliamo ridare slancio all'Italia", ha scritto.
Il collegamento tra Sicilia e Calabria è secondo l'ex premier un buon punto di partenza: "Per vincere la sfida della povertà serve più il ponte sullo Stretto che il reddito di emergenza. Qui si pone il grande tema che da anni attraversa ciclicamente e carsicamente il dibattito sulle grandi opere. C’è chi dice ‘facciamo il ponte sullo Stretto' e chi risponde ‘in Sicilia servono prima le ferrovie'", si legge in un'anticipazione del libro.
Sul punto è stato interpellato ieri il ministro Dario Franceschini, il quale ha sottolineato l'importanza di dotare il Sud di infrastrutture, considerandola "la più importante delle priorità". Secondo il ministro dei Beni culturali "non è possibile e giusto che l'alta velocità si fermi a Salerno. Sulla traccia di quello che la ministra De Micheli ha iniziato a fare, ora che le risorse ci sono bisogna avere il coraggio di immaginare due grandi scelte", e quindi, "l'alta velocità che arriva in Sicilia, fino a Catania e Palermo". E questo progetto passerebbe anche dal collegamento tra Sicilia e Calabria, per il quale fino ad ora sono stati già spesi 312 milioni di euro, anche se l'opera ancora non esiste. Per questo Franceschini ha ricordato che "andranno visti costi e benefici di tutte le soluzioni alternative", ma "i treni ad alta velocità dovranno pur attraversare lo Stretto".
Renzi ha presentato una strategia di medio e lungo periodo sul piano economico, istituzionale e sociale per riscrivere insieme le regole della convivenza democratica e fondare una nuova idea di comunità. Un manifesto programmatico e i cantieri da cui è urgente ripartire: un'Europa dei popoli, non dei burocrati; lavoro e innovazione, una riforma della giustizia e dello Stato, per semplificare i meccanismi farraginosi che ostacolano un'azione agile e tempestiva; un'istruzione e una sanità restaurate. Un appello rivolto in particolare ai giovani: "Ho avuto l'onore di servire il mio paese ai più alti livelli. Adesso voglio aiutare questi ragazzi a cambiare il mondo".
Il presidenti dei senatori di Italia viva Davide Faraone plaude alla rilancio del progetto del Ponte e alle fiscalità di vantaggio per le Isole, altra idea contenuta nel nuovo libro in uscita: "Benissimo Matteo Renzi su Ponte sullo Stretto e fiscalità di vantaggio per Sicilia e Sardegna. Il momento è adesso. L'alta velocità arriverà a Reggio Calabria: è incredibile e ingiusto che non possa arrivare anche a Palermo. La fiscalità di vantaggio per la Sicilia prima del coronavirus era un'utopia, ora invece è possibile e noi presenteremo un disegno di legge ed un emendamento al dl Rilancio in discussione in Parlamento. In questo momento si stanno rivedendo le norme sugli aiuti di Stato, di concerto con l'UE, dobbiamo intervenire. Niente tasse per un periodo determinato a tutte le imprese che investono in Sicilia e Sardegna e creano lavoro".
Quando Renzi era contrario al Ponte sullo Stretto
La passione di Matteo Renzi per il Ponte non è però antichissima. Nel 2012 – allora era sindaco di Firenze – in piena fase ‘rottamazione', la pensava diversamente sull'opera: "Continuano a parlare dello Stretto di Messina, ma io dico che gli otto miliardi li dessero alle scuole per la realizzazione di nuovi edifici e per renderle più moderne e sicure". Bastarono pochi anni a fargli cambiare idea: quando infatti divenne presidente del Consiglio, in occasione dell'assemblea che celebra i 110 anni del gruppo Salini-Impregilo, disse che l'infrastruttura, un'opera in grado di creare "centomila posti di lavoro", sarebbe stata parte del completamento della Napoli-Palermo. Il Ponte, nella sua visione di allora, sarebbe stato "utile per tornare ad avere una Sicilia più vicina e raggiungibile e per togliere la Calabria dal suo isolamento".