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Matteo Renzi: “Non c’è un patto con Forza Italia per il Quirinale”

In una intervista al Messaggero, il Presidente del Consiglio torna sulla successione di Giorgio Napolitano: “Il Nazareno è stato siglato un anno fa, quando le dimissioni non erano in agenda”.
A cura di Redazione
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Dopo la controversa approvazione “notturna” della legge di stabilità, con la sequela di polemiche seguite all’atteggiamento dei membri dell’esecutivo e alla decisione di calendarizzare anche la discussione sulla riforma elettorale, torna a parlare il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Lo fa con una lunga intervista al Messaggero in cui ripercorre i temi all’ordine del giorno e si sofferma in particolare sulle imminenti dimissioni dal Quirinale di Giorgio Napolitano. Cè un primo passaggio sulla legge di stabilità, con la soddisfazione per il primo passaggio parlamentare di un provvedimento necessario per la tenuta del Paese, che è una sorta di precondizione alla vera svolta: “Parliamoci chiaro. In un momento difficile come quello che stiamo vivendo, con la stagnazione europea e una crescita globale più bassa rispetto alle attese, tutto è utile ma niente è decisivo. Giusti gli 80 euro, giusta la cancellazione della parte lavoro dall'Irap, giusto tutto. Ma è naturale che servano gli investimenti europei e nazionali. E, aggiungo, servono le riforme strutturali che hanno un forte valore politico, ma anche economico”. In tal senso, la vera “rivoluzione culturale per l’Europa” è rappresentata dalla decisione di scorporare gli investimenti dal patto di stabilità; un passaggio fondamentale cui l’Italia risponderà “rispettando tutte le regole: regola del deficit, regola del debito, regola degli investimenti. E anche regola del buon senso”.

Tornando alla questione della successione di Napolitano Renzi ribadisce la necessità di un ampio consenso sul nome del prossimo inquilino del Quirinale, ma ricorda che il tempo di discuterne non è ancora giunto e soprattutto ribadisce che non vi è già un accordo con Forza Italia: “Il Nazareno è stato siglato un anno fa, quando le dimissioni non erano in agenda e questo è il motivo per cui non c'è nessun patto preventivo tra Pd e Fi”. Insomma, ripete, “oggi chi fa dei nomi, li vuole solo bruciare” ed in tal senso non manca una risposta a Nichi Vendola, che aveva proposto il nome di Romano Prodi alla quarta votazione: “Si ricordi di quando nel '98 mandò a casa il professore, ormai fa il gioco di M5S e Lega”.

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