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Assemblea PD, Fassina attacca Renzi: “Non siamo caricature”. La replica: “Voglio lealtà”

All’assemblea del Partito Democratico Fassina ha duramente attaccato Renzi: “Non ti permetto più di fare le caricature di chi la pensa diversamente da te. E’ inaccettabile”.
A cura di Redazione
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UPDATE: "Dobbiamo reciprocamente imparare gli uni dagli altri ". Così Matteo Renzi ha risposto all'attacco di Stefano Fassina. "Stefano ha un po' urlato con l'atteggiamento di passione che gli riconosciamo. Ha alzato i decibel ma io non credo che qui ci siano della caricature e non credo che sia una caricatura quando mi viene detto che io sono la Thatcher, o che la nostra è posizione economica della Troika. Ma c'è un principio fondamentale: a un certo punto si decide".  E poi ha aggiunto: "Io non sono affezionato a un principio di obbedienza. Credo che un partito sta insieme sulla base del principio di lealtà. Se ci sono degli argomenti di coscienza, non si usano per mandare sotto il governo".

Fassina, esponente dell'area di "sinistra" del Partito Democratico, nel corso del suo intervento aveva sferrato un duro attacco al segretario: "Milioni di lavoratori venerdì hanno perso una giornata dei loro stipendi per dire al governo che la politica economica che porta avanti non va bene. È grave che il segretario non abbia detto una parola sullo sciopero. Significa che al Pd non importa nulla di quelle persone che sono scese in piazza. Stiamo cambiando identità, stiamo cambiando funzione politica. Stiamo diventando il partito dell'establishment che mette in atto l'agenda della Troika, non il partito della nazione". Poi, rivolgendosi a Renzi, aveva chiosato: "Non ti permetto più di fare le caricature di chi la pensa diversamente da te. È inaccettabile. La minoranza non fa diktat: se vuoi andare a elezioni dillo chiaramente".

C’era grande attesa per l’intervento di Matteo Renzi all’assemblea nazionale del Partito Democratico, considerando soprattutto le tensioni interne al partito dopo il via libera della Commissioni Affari Costituzionali della Camera dei deputati al disegno di legge di revisione costituzionale Boschi – Renzi. Il segretario del PD, nella sua lunga relazione, non si è sottratto alla discussione interna, ma ha cominciato con il bilancio di quanto fatto in questi mesi alla guida del Paese. E ha rivendicato i meriti della sua azione politica, a partire dalla marginalizzazione delle istanze del Movimento 5 Stelle: “Abbiamo restituito un talento alla comicità e anzi facciamo gli auguri a Beppe Grillo che parte per il tour in America”. Poi sui forconi, reduci dal flop della manifestazione di Roma: “Ormai l’unica trasmissione che può occuparsene è Chi l’ha visto, e questo è merito dell’azione del nostro partito”.

Poi il Presidente del Consiglio si è rivolto alla platea, spiegando che la rapidità d’azione è essenziale per il Governo: “Io non volevo fare la moviola da piccolo, ma cambiare il mondo”. Ed il rispetto degli impegni è necessario per “un partito che vuole andare avanti a schiena dritta e testa alta” e Renzi intende farlo a partire “dalla riforma della giustizia civile, una priorità per questo Paese, che mi fa vergognare per i tempi esageratamente lunghi di processi e procedimenti”. Sulla corruzione, poi Renzi attacca: “C’è qualcosa che va profondamente cambiato, noi abbiamo aumentato la pena minima sulla corruzione, per il desiderio di dire che nessuno in Italia potrà più patteggiare pensando che sia la carta per uscire gratis di prigione. E questo intervento sarà collegato a quello sul patrimonio, perché è arrivato il momento che il malloppo venga restituito fino all'ultimo centesimo da corrotti e corruttori”. Sul punto insiste: "Io non penso che gli onesti sono tutti con il Pd, ma penso che chiunque sta nel Pd debba essere onesto e su questo non faremo sconti".

Nella lettura del capo del Governo, "la politica deve fare il proprio mestiere e non sottrarsi alle questioni". Così scende nella questione Mafia Capitale: "Io sono più che indignato, sono schifato, soprattutto quando si specula sui poveri, sui migranti e sui rom. Non mi interessa se sono nostri o degli altri, anzi per questi ultimi non ci sono giustificazioni, ma l'indignazione non basta, perché il Governo ha il dovere di agire". Certo, c'è una stoccata ai magistrati che "dovrebbero parlare di più con le sentenze che con i giornalisti", e "fare i processi rapidamente".

Per quel che concerne la discussione interna, Renzi parte dall'elezione del Capo dello Stato: "Non ho dubbi che troveremo la strada giusta, ma per ora dobbiamo solo ringraziare Napolitano per questi nove anni. La sensazione è che con qualcuno di voi si siano perse le ragioni di fondo dello stare insieme, non è questione di un singolo emendamento. Noi non andremo avanti a colpi di maggioranza, ma sia chiaro che non staremo fermi di fronte ai diktat della minoranza. Noi non staremo fermi nella palude per guardare il nostro ombelico. Se si sta in Parlamento non è per lanciare segnali, ma per cambiare le cose".

La replica della minoranza non si è fatta attendere, con Cuperlo e D'Attorre che hanno attaccato Renzi per aver trascurato il tema dello sciopero generale, anche nel corso del suo intervento odierno. L'ex Presidente del PD ha poi ricordato come la diversità di vedute possa essere un valore aggiunto ed ha confermato le distanze nel merito della riforma del lavoro e della Costituzione. Molto duro, invece Stefano Fassina, che ha accusato Renzi di fare di tutto per andare al voto anticipato e ha chiesto "rispetto e non delegittimazione" per la minoranza: "Non ti permetto di fare la nostra caricatura, se vuoi andare al voto dillo chiaramente ed assumitene la responsabilità".

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