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Mattarella bis, il giorno dopo: la surreale gara dei partiti per intestarsi una vittoria inesistente

Il giorno dopo la concretizzazione del Mattarella bis, tutti i leader di partito si sono precipitati a intestarsi la vittoria. Una corsa surreale, dopo una settimana di trattative sconclusionate che all’estero avrebbe imbarazzato chiunque. E da cui, al netto della retorica dei vari segretari e presidenti, non è uscito alcun vincitore.
A cura di Annalisa Girardi
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All'indomani della rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, dopo una settimana di trattative sconclusionate in cui i partiti hanno messo in piedi un teatrino che all'estero avrebbe imbarazzato chiunque, c'è la corsa a intestarsi la vittoria politica. Il tutto è reso ancora più grottesco dal fatto che siano i leader a gareggiare per prendersi il merito di un trionfo che vedono solo loro. Perché al di là delle spalle larghe di Mattarella e del sollievo di vederlo ancora al Colle mentre la politica sembra andare totalmente allo sbaraglio, non c'è davvero nulla per cui festeggiare.

Le pagelle ai leader politici il giorno dopo il Mattarella bis dicono una cosa chiara. Tutti (o quasi) bocciati. Dal un lato abbiamo Matteo Salvini che cambia le carte in tavolo almeno tre volte dalla sera alla mattina, ogni volta con grandi annunci pubblici che rendono però sempre più bizzarri quelli successivi. Dall'altro Enrico Letta che invece ha fatto tutto il contrario: e per quanto a conti fatti possiamo dire che si sia mosso meglio di tanti altri (che comunque non per forza significa muoversi bene), restare dietro le quinte senza mai mettere le carte sul tavolo lo ha ritratto all'opinione pubblica come un "leader" statico, incapace di prendere l'iniziativa, ma solo di incassare i colpi alla meglio. E così via con tutti gli altri.

La discesa dei leader politici

La verità è che la partita vera non l'hanno nemmeno giocata i leader. Mentre loro davano lo spettacolo più brutto che una trattativa politica possa dare, di inadeguatezza e incapacità pressoché totale, a decidere in Parlamento erano i Grandi elettori. Che hanno rifiutato di rispecchiarsi nella narrativa in corso e a poco a poco hanno fatto crescere i voti per Mattarella, considerato l'unico in grado di rimettere insieme i cocci. E hanno messo sia lui che i vertici dei partiti con le spalle al muro. Al massimo, quindi, erano proprio i peones a potersi intestare qualche merito. Eppure i primi a farlo sono stati proprio i vari segretari e presidenti di partito.

La surreale gara dei partiti per intestarsi la vittoria

"Stamattina ho detto chiudiamola qua e chiediamo il sacrificio a Mattarella, la mia proposta, nelle ore, è diventata la proposta di tanti", ha commentato Matteo Salvini alla Camera una volta chiuso l'accordo, dopo aver passato tutta la settimana a dirsi contrario a un secondo mandato, ridendo di chi insisteva per questa opzione e ricordando come lo stesso Mattarella avesse messo in chiaro centinaia di volte di non essere intenzionato a rimanere al Quirinale. "Forse dovremmo andare a chiedergli di restare", ha detto poi Salvini ai suoi, ammettendo la sconfitta. E di colpo la proposta del Mattarella bis si è trasformata in una vittoria del Carroccio.

Non solo nei giorni precedenti Salvini aveva declinato la proposta più e più volte. Si era anche messo all'opera anche per tutt'altre direzioni. Prima il tentato blitz su Elisabetta Casellati, ad esempio, poi l'accordo con Giuseppe Conte per portare una donna al Quirinale. Questo accadeva a nemmeno 10 ore dall'accordo su Mattarella. Conte ha addirittura lanciato gli hashtag sui social, #UnaDonnaPresidente, mettendo sul tavolo il nome di Elisabetta Belloni. Quando le cose sono però improvvisamente cambiate, altrettanto repentinamente il presidente Movimento ha descritto il tutto come una personale campagna dei Cinque Stelle. "Era una soluzione che il M5s ha sempre tenuto sul tavolo", ha detto, ricordando come fin dall'inizio il suo partito fosse favorevole al bis.

E poi c'è Italia Viva. Che vive di meriti e di rendita. "Per noi la riconferma del presidente Mattarella è una vittoria, perché nel 2015 lo ha proposto Matteo Renzi. Lo abbiamo indicato quando nessuno se lo aspettava sette anni fa, lo abbiamo votato allora e oggi lo rivotiamo con entusiasmo", ha detto Maria Elena Boschi, poi rilanciata dai canali del partito.

Infine, il Partito democratico che prova comunque a mantenere un filo di realismo. "Rivendichiamo tutto quello che abbiamo fatto, il lavoro comune con i nostri alleati. Però dobbiamo mantenere lo stile che abbiamo avuto fin qui. Adesso, la cosa fondamentale è parlare bene al Paese e non strafare nel successo, perché noi siamo stati costretti a chiedere al presidente della Repubblica di essere rieletto", ha detto ieri Enrico Letta. Per poi aggiungere oggi: "Se io guardo la mia parte sono contento, punto. Questa non è una vicenda che va giudicata in termini di vinti e vincitori. Questa è una vicenda in cui dobbiamo essere tutti vincitori".

Perché sono tutti sconfitti

In realtà, però, appaiono tutti sconfitti. Perché per quanto sia sicuramente un conforto per il Paese poter contare su una figura della statura di Sergio Mattarella, il fatto che non ci fosse alcuna alternativa credibile in campo e che i leader non siano riusciti a convergere su uno straccio di accordo, costringendo i gruppi parlamentari ad andare al Colle, per implorare un capo dello Stato che aveva già fatto le valige a rimanere, non è quel che normalmente si chiama un successo.

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Politica. Mi appassiona scrivere di battaglie di genere e lotta alle diseguaglianze. Dalla redazione romana, provo a raccontare la quotidianità politica di sempre con parole nuove.
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