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Massoneria, commissione Antimafia: “Nelle logge centinaia di infiltrati di Cosa Nostra e ‘Ndrangheta”

Una recente relazione della commissione Antimafia ha svelato la presenza di infiltrazioni mafiose nelle più importanti logge massoniche di Calabria e Sicilia: sarebbero infatti 193 gli affiliati alle logge massoniche di Sicilia e Calabria coinvolti o lambiti da inchieste di mafia, alcuni dei quali anche condannati per associazione mafiose e mai allontanati dai Gran Maestri.
A cura di Charlotte Matteini
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Sarebbero circa 200 persone, aderenti alle varie logge massoniche d'Italia, in odor di mafia, tra condannati per associazione mafiosa e indagati per reati assimilabili. Ad analizzare il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nelle logge massoniche è stata la commissione parlamentare antimafia presieduta dall'onorevole Rosi Bindi. Dal rapporto si evince che sarebbero quasi 200 i fratelli toccati da indagini di mafia, sei i condannati per associazione mafiosa: "L'esistenza di forme di infiltrazione delle organizzazioni criminali mafiose nelle associazioni a carattere massonico è suggerita da una pluralità di risultanze dell'attività istruttoria della Commissione, derivante dalle audizioni svolte, dalle missioni effettuate e dalle acquisizioni documentali".

Insomma, secondo la commissione Antimafia, i rapporti tra le logge e le mafie non solo esisterebbero, ma sarebbero anche provati. Gli inquirenti titolari delle varie inchieste hanno evidenziato l'esistenza di "un filo conduttore che ipotizza come le logge coperte si annidino ancora all'ombra delle logge ufficiali; come gli uomini, pur risultati iscritti alle logge coperte, abbiano continuato a far carriera sia nel mondo politico, sia nel mondo degli affari, non essendoci mai stata un'efficace reazione delle Istituzioni per isolarli anche dopo che i loro nomi e la loro appartenenza fosse divenuta palese; come vi sia riscontro che già appartenenti a logge segrete e irregolari siano poi trasmigrati in altre logge; di come sia possibile passare da una loggia regolare a una coperta e viceversa".

Nell'area siciliana, in cui si concentra un numero di iscritti, soprattutto provenienti dalla borghesia cittadina, assolutamente sproporzionato rispetto ad altre zone d'Italia c'è il rischio che le logge si trasformino in comitati d'affari, sostengono i magistrati. Ancor più compromessa appare la situazione in Calabria, dove la massoneria, tramite la Santa "si è piegata alle esigenze della ‘ndrangheta, così creando all'interno di quel mondo in cui convivevano mafiosi e società borghese professionale, all'ombra delle logge, un ulteriore livello ancor più riservato formato da quei soggetti che restano occulti alla stessa massoneria. Si tratta di coloro che, dovendo schermare l'organizzazione ed essendo noti soltanto a determinati appartenenti ai vertici più elevati, non si possono esporre a nessuna forma evidente, quali possono essere le organizzazioni massoniche".

Oltretutto, ha rilevato la commissione Antimafia, analizzando gli elenchi sequestrati alle quattro obbedienze e affidati allo Scico per i controlli sulla fedina penale degli iscritti, è emerso come i Gran Maestri che si sono avvicendati in Commissione avrebbero mentito circa la reale situazione giudiziaria degli iscritti, giurando di non avere condannati o indagati per mafia tra le proprie file.

Stando al lavoro dei membri della commissione, sono 193 gli affiliati alle logge massoniche di Sicilia e Calabria coinvolti o lambiti da inchieste di mafia. In molti casi, si tratta di procedimenti conclusi con decreto di archiviazione, proscioglimento o sentenza di proscioglimento per morte del reo, ma si tratta comunque di "un consistente numero di iscritti che è stato coinvolto in procedimenti per gravi delitti". Di questi 193, sei sono stati condannati per associazione mafiosa, mentre altri 8 sono stati condannati per traffico di stupefacenti, ricettazione, falso, bancarotta fraudolenta o sono stati destinatari in via definitiva di "misure di prevenzione personali e dunque indicative della pericolosità sociale (semplice o qualificata)". Di questi indagati o condannati, non tutti sono stati espulsi dalle logge massoniche, tanto meno sono stati allontanati gli ulteriori 25 massoni che risultano condannati per altri reati gravi o sono tuttora sotto processo per associazione mafiosa o per intestazione fittizia di beni.

"Al contrario, 12 sarebbero ancora iscritti e attivi, di cui 10 presso logge del Grande oriente d'Italia, uno con una domanda di regolarizzazione presentata presso una loggia calabrese del Goi e membro del consiglio regionale della Calabria dal 2005 al 2010, il che fa desumere che fosse a quei tempi quantomeno pienamente iscritto ad altra obbedienza; uno, imprenditore agricolo, presso una loggia calabrese della Glri. Tale dato, che si riferisce ai soli nominativi compiutamente identificati, assume significativi profili di inquietudine considerato che 193 soggetti, così come segnalati dalla Direzione nazionale antimafia, hanno avuto modo di operare nelle obbedienze massoniche e così segnalando una mancata o quanto meno parziale efficacia delle procedure predisposte dalle varie associazioni per la selezione preventiva dei propri membri".

"Al di là delle condanne o dei procedimenti in corso per gravi reati e al di là dell'appartenenza alle singole obbedienze, non può sottacersi che nell'ambito dei 193 soggetti segnalati, molti dei quali incensurati, a fronte di 35 pensionati e otto disoccupati, vi sono numerosi dipendenti pubblici. Le categorie professionali prevalenti sono avvocati, commercialisti, medici e ingegneri. Presenti in numero rilevante anche soggetti impiegati nel settore bancario, farmaceutico e sanitario, nonché imprenditori dei più diversi settori, in primis quello edile", conclude la relazione della commissione Antimafia.

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